Vucicland

I parallelismi con gli attivisti web del partito del progresso serbo sono più che ovvii. Queste persone nei forum online non esprimono le loro posizioni o attitudini personali, ma sono interpreti della visione stabilita nel quartier generale del partito, sulla base di un insieme di regole definite in precedenza. Questo modello di comportamento robotico rappresenta l’ultima istanza del meccanismo di governo autocratico di Aleksandar Vucic, dove le istituzioni democratiche sono lentamente ridotte a una copertura di una catena di comando non trasparente che agisce dietro le quinte.

L’appello di Vucic all’unità non rappresenta una sincera iniziativa di coinvolgere con spirito democratico tutte le forze produttive della società ma solo uno slogan pubblicitario per espandere e rafforzare la sua influenza autocratica. Ora, è vero che esistono forze non democratiche capaci di essere produttive e di contribuire all’interesse comune (l’ex Jugoslavia, la Cina attuale,. ecc.). Esse tuttavia non rappresentano una situazione in cui un solo uomo controlla tutti gli affari di Stato e da cui dipendono tutte le decisioni importanti. Con Aleksandar Vucic è evidente che non esiste un sistema di delega delle responsabilità. Per non parlare di ogni altra iniziativa, sospettata di essere dannosa per il suo posizionamento personale, tagliata alla radice. D’altra parte sembra che in maniera rapida ed efficiente ci stiamo trasformando in una nazione neocoloniale, con milioni di persone semi affamate, semiammalate, destinate a lavorare per salari miseri per le grandi multinazionali, mentre un sistema mediatico da grande fratello li persuade che tutto va alla grande e allo stesso tempo fa in modo di far credere che i problemi sociali di cui preoccuparsi siano legati a contrasti, risse e prostituzione, tematiche promosse dai media più importanti.

Non c’è dunque da stupirsi se i funzionari dell’occidente affermano che non vi sono oggi alternative ad Aleksandar Vucic. Attenzione alle parole: non il partito in sè, ma solo il suo grande capo.

Le attuali elezioni sono chiaramente inutili se le si guarda dalla prospettiva di limitare il potere di Vucic. Per questo il focus è già spostato alle prossime elezioni presidenziali del 2017. E’ implicito che si tratterà di decidere tra gli attuali interessi in campo e le questioni sociali. Se l’opposizione democratica non sarà in grado di unirsi sotto un candidato senza macchie e carismatico (che di certo non può essere Boris Tadic), al secondo turno la scelta sarà tra Tomislav Nikolci e Vojislav Seselj: et voilà, eccovi serviti!

Immaginate se all’inzio del millennio qualcuno vi avesse detto che alle presidenziali del 2017 vi sareste ritrovati a votare tra Seselj e Nikolic, con Vucic dventato l’intoccabile uomo forte del paese con un tasso di popolarità mai registrato. Davvero troppo grottesco e preoccupante per crederci, giusto? 

(Danko Smukov, Danas, 22.04.2016)

Il Serbian Monitor attiverà il 24 aprile una diretta web per seguire ora per ora la giornata elettorale e lo spoglio dei voti.

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