Quando, nel 2008, Vucic e Nikolic hanno deciso di formare il Partito serbo del progresso (SNS), staccandosi dal ben più oltranzista Partito radicale (SRS), i due erano uniti dall’idea che per la Serbia fosse necessario abbandonare le posizioni nazionalistiche fino ad allora sostenute, per abbracciare una politica più europeista. Il cambio ha portato i frutti sperati: nel 2012 il partito ha ottenuto la maggioranza relativa alle elezioni politiche, entrando nella coalizione che ha poi sostenuto il governo Dacic; alle concomitanti elezioni presidenziali, Nikolic ha battuto Tadic, divenendo capo dello stato.
Da allora, le posizioni tra i due leader sono divenute sempre più distanti: mentre Nikolic assumeva un ruolo sempre più marginale nella vita politica del paese, Vucic ha assunto una posizione centrale. Il trionfo alle politiche di aprile – grazie al quale l’SNS ha potuto dettare le proprie condizioni ai futuri alleati di governo – non ha comunque permesso di nascondere il fatto che all’interno della formazione si siano delineate due correnti.
Il quotidiano Blic ha schematizzato i principali motivi di contrasto tra i due politici, chiedendo ad alcuni analisti politici vicini all’SNS un parere sull’attuale situazione e su quelli che potrebbero essere gli scenari politici futuri. Gli esperti sostengono che all’interno del partito si vede il continuo confronto tra due centri di potere, ma che per ora non è realistico pensare che questo possa portare a una scissione e alla formazione di un nuovo movimento da parte di Nikolic. Per la Serbia sono comunque molto più pericolosi i disaccordi e gli scontri tra le due correnti in materia di politica estera, perché essi potrebbero portare a problemi nel percorso di adesione UE.
Laszlo Varga, vicepresidente della commissione parlamentare per l’integrazione europea, sostiene che “non esistono due politiche estere, perché quest’ultima è condotta dal governo e non dal presidente della repubblica, cosicché a Bruxelles vengono valutate le mosse dell’esecutivo. Per ora non vedo grandi danni causati dalle posizioni del presidente [il riferimento è alla calorosa accoglienza riservata a Lukashenko e a una recente dichiarazione in cui Nikolic ha detto di attendersi la divisione della Bosnia, ndr.], altrimenti avremmo avuto chiari segnali di insoddisfazione da parte dell’Europa”.
Il concetto di un’unica politica estera è stato ribadito dalla ministra per l’integrazione europea, Jadranka Joksimovic. L’analista Dragomir Andjelkovic ritiene che i messaggi contrastanti non riflettono politiche diverse, ma la necessità di trovare un bilanciamento: “Non vedo grandi disaccordi, perché non credo che Nikolic ci spinga verso l’Eurasia o che Vucic sia contro la Russia. la questione riguarda l’equilibri oa cui la Serbia è costretta, essendo circondata da paesi NATO ed essendo occupata in modo postmoderno”.
Blic ha riassunto in una tabella i motivi di contrasto tra Vucic e Nikolic.
Politica estera:
Nikolic ha invitato a Belgrado rappresentanti della Russia e della Bielorussia, paesi che subiscono sanzioni da parte della UE. Vucic ha evitato di incontrare tali rappresentanti. |
Bosnia ed Erzegovina:
Nikolic ritiene che le due entità che formano la Bosnia si separeranno. Vucic sostiene l’unità territoriale della federazione bosniaca. |
Kosovo e Unione europea:
Nikolic ha richiesto di inserire nella nuova risoluzione sul Kosovo una frase, poi cancellata dal governo, per la quale dovevano essere interrotti i negoziati con Pristina. Vucic caldeggia il dialogo con il governo kosovaro. |
Energia:
Di fronte a Putin, Nikolic ha difeso gli interessi dei mediatori russi sulla vendita del gas e criticato le posizioni della ministra Zorana Mihajlovic, che mesi fa era stata accusata in Russia di boicottare la realizzazione del South Stream. Vucic ha difeso l’operato della Mihajlovic. |
Collaboratori:
Milan Bacevic, ex ministro delle attività minerarie e consuocero di Nikolic, ha avuto continui contrasti con la Mihajlovic, considerata una delle rappresentanti politiche più vicine a Vucic. Bacevic è rimasto senza portafoglio nell’attuale esecutivo. Oliver Antic, uno dei principali consiglieri politici di Nikolic, è stato fortemente criticato dallo staff di Vucic e ha poi lasciato l’SNS. |