Vucic, in visita a Parigi, torna a parlare di migrazione lungo la rotta balcanica, sollecitando una rapida soluzione da parte della UE: “La Serbia non può essere la prima e ultima difesa dell’Europa”.
Nel corso della sua visita di tre giorni a Parigi, il Primo Ministro serbo Aleksandar Vucic ha avuto modo di pronunciarsi in merito alla crisi determinata dal flusso di migranti lungo la rotta balcanica, affermando che “l’Unione Europea deve impegnarsi a risolvere la crisi dei migranti ai suoi confini, come in Bulgaria e in Grecia. La Serbia non può essere la prima e ultima difesa dell’Europa”.
“Ci faremo carico della nostra parte di responsabilità, continuando a manifestare solidarietà, ma dovremo prendere una decisione ad un certo punto. Muri e barriere non sono necessari e non costituirebbero una soluzione opportuna per nessuno, ma non la Serbia non dovrà essere messa nelle condizioni di non riuscire ad accogliere più migranti nel proprio territorio”, ha dichiarato Vucic ai giornalisti, secondo quanto riportato dall’agenzia Tanjug.
Vucic ha inoltre sottolineato che la crisi dei migranti e la stabilizzazione della regione rappresentano i problemi che la Serbia si trova ad affrontare oggi, in quanto nel paese attualmente “quasi 7.000 persone non hanno un posto dove andare, e altrettante ce ne sono in Bulgaria”.
Le dichiarazioni del Primo Ministro appaiono in contrasto con quanto ha invece affermato nei giorni scorsi il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Aleksandar Vulin, il quale ha annunciato ai giornalisti la sua intenzione di proporre l’implementazione di “alcune misure più drastiche”, per porre un argine al flusso di migranti, soprattutto di quelli economici, in costante aumento: “polizia ed esercito stanno operando ai confini, ma forse barriere, o la costruzione di un qualche tipo di ostacolo, potrebbe essere la soluzione per ridurre il numero dei migranti.
La trasformazione della composizione del flusso di migranti sarebbe stata al centro dell’attenzione nel corso dell’incontro che i capi di governo di Serbia, Ungheria e Bulgaria, hanno avuto a Burgas martedì 13 settembre. L’incontro è stato organizzato in vista di un prossimo vertice che, secondo l’agenzia di stampa bulgara Novinite, si dovrebbe svolgere a Bratislava, in Slovacchia, e che dovrebbe appunto affrontare i nodi problematici legati ai movimenti migratori nella regione.
Intanto, in giornata di ieri, Vucic ed il Governatore della Banca di Sviluppo del Consiglio d’Europa (CEB), Rolf Wenzelun, hanno firmato un contratto che assicura alla Serbia un finanziamento del valore di 2,5 milioni di euro, nell’ambito di un programma di assistenza già avviato dalla CEB.
L’importo rappresenta la prima trance di nuove “sovvenzioni al governo serbo per le sue esigenze future, sia dei migranti, e della popolazione locale”.
La dichiarazione diffusa dal Governo aggiunge che “i negoziati sono stati rinnovati” e che la Serbia procederà ora ad “accelerare l’attuazione di un programma regionale per risolvere i problemi abitativi dei rifugiati e degli sfollati interni nel territorio della Serbia”.
Secondo la stessa fonte, i rappresentanti della CEB hanno elogiato la Serbia quale virtuoso esempio di gestione consapevole e responsabile dei fondi stanziati dalla Banca.
(b92, 15.09.2016)
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