Nel corso di un’intervista rilasciata domenica all’emittente RTS, il Primo Ministro serbo Aleksandar Vucic ha spaziato a tutto campo sui temi più scottanti della politica interna ed estera, ribadendo ancora una volta le priorità del suo governo e della Serbia nel cammino verso l’integrazione europea.
Commentando lo svolgimento della Parata dell’orgoglio LGBT, Vucic ha ironizzato sul numero di partecipanti alla manifestazione. Dichiarando di non essere un grande sostenitore di questo genere di iniziative, il Primo Ministro ha tuttavia sottolineato che è obbligo dello Stato assicurarne lo svolgimento in condizioni di sicurezza, ed ha quindi espresso soddisfazione per il pacifico e sereno andamento della Parata e per la presenza di funzionari statali e comunali.
Tornando sul caso delle demolizioni a Hercegovacka St. nel quartiere di Savamala, Vucic ha dichiarato che eventuali decisioni politiche seguiranno l’accertamento di responsabilità da parte dell’autorità giudiziaria.
Merkel e la NATO
A proposito delle elezioni in Germania e del futuro politico della Cancelliera Angela Merkel, nei confronti della quale ha ribadito la sua lealtà, Vucic ha affermato di considerare la possibilità di un cambio al vertice nel governo tedesco come “la fine dell’Europa e dell’Unione europea così come la conosciamo”.
In relazione alle dichiarazioni rese dal Generale NATO Petr Pavel – che, in un incontro tenutosi in Croazia ha definito i Balcani come una persistente “fonte di potenziale conflitto armato”, e ribadito il ruolo della Nato di “difesa contro ogni minaccia” – Vucic ha espresso la sua “delusione”, e la sua intenzione di avere presto un incontro chiarificatore con il capo della NATO Jens Stoltenberg: “il nostro paese non desidera altre lotte e conflitti, ma solo sviluppo”.
Soft power, e destabilizzazione
Nel corso dell’intervista, Vucic ha sottolineato che “nessun ambasciatore straniero” influenzerà la politica del suo governo, descrivendo la Serbia come un paese “sovrano e indipendente, il cui futuro è determinato dagli stessi suoi cittadini”, e il cui obiettivo strategico è costituito dal cammino verso l’integrazione nell’Unione Europea.
“Vogliamo essere membri dell’Unione, ma vogliamo anche conservare le migliori relazioni possibili con la Russia e con la Cina. I nostri conti pubblici non sarebbero in questo stato se non fosse stato per l’acquisizione di Zelezara da parte dei cinesi”, ha commentato Vucic. A proposito di quanto affermato dal capo delegazione dell’UE Michael Davenport in relazione all’azione evidente del “soft power” russo in Serbia, Vucic ha dichiarato che tale tipo di influenza è “certamente presente – come lo è il soft power dei paesi occidentali, esercitato attraverso il finanziamento a numerose ONG.”
Secondo il primo ministro serbo, la Russia “ha sicuramente un minor numero di organizzazioni sotto il suo controllo, e un settore di ONG molto più piccolo rispetto ai paesi occidentali, ma questo non ha nulla a che fare con il cammino che la Serbia sta intraprendendo”.
Vucic ha sottolineato che alcune organizzazioni sono finanziate “al fine di determinare un calo di popolarità del governo e causare destabilizzazione, annunciando tentativi di destabilizzazione durante le elezioni presidenziali (il prossimo anno). Mi aspetto che ci siano questi tentativi, ma falliranno. E non ci distrarranno da quello che è il nostro obiettivo strategico e dal perseguire la nostra meta”. Interpellato sulla possibilità di un arresto del processo di negoziazione a causa del soft-power russo, Vucic ha dichiarato che “se non dovessero essere aperti nuovi capitoli negoziali sarà a causa dell’insoddisfazione dell’Occidente riguardo le trattative con Pristina”.
La Croazia e il viaggio negli USA
“Ci impegneremo in ogni modo per avere buone relazioni con la Croazia, senza minacciare nessuno, perché è nel nostro interesse reciproco avere rapporti di scambio, ma sapremo anche come difendere i nostri interessi nazionali e statali”, ha affermato Vucic, mostrandosi moderatamente preoccupato, inoltre, per la possibile elezione a primo ministro della Croazia del leader dell’HDZ Andrej Plenkovic: “era più facile vincere battaglie diplomatiche avendo Zoran Milanovic come interlocutore, sarà più difficile ora”.
Per quanto riguarda il suo prossimo viaggio negli Stati Uniti, dove parteciperà alla conferenza annuale della Clinton Foundation, il Primo Ministro ha specificato che la Serbia si impegnerà ad avere buone relazioni con entrambi i candidati alle elezioni presidenziali.
Dayton, e il PIL
Commentando la posizione della Serbia in relazione al referendum indetto nella Repubblica serba di Bosnia, Vucic ha ricordato che il suo governo “ha agito razionalmente e responsabilmente tenendo presente che la stabilità della regione è di fondamentale importanza. Chiunque cerchi di alterare gli accordi di Dayton crea un grande problema per tutti, e la Serbia, che ha i suoi obblighi in questo senso, deve fare il possibile per disinnescare la tensione “.
Il Primo Ministro ha anche sottolineato che il debito pubblico della Serbia è stato tagliato di 610 milioni di euro nei primi otto mesi dell’anno ed è ora pari al 71,9% del PIL. Secondo la sua previsione, la crescita economica del paese quest’anno sarà la più alta in questa regione dei Balcani, e, inoltre, “il governo farà di tutto per mantenere la crescita economica al di sopra del tre per cento nei prossimi cinque anni”.
Governo, elezioni, e migranti
Parlando del suo nuovo governo, Vucic ha dichiarato di non essere stato in grado di procedere con le modifiche sperate, a causa di “diversi motivi politici”: “non avevo abbastanza forza. Alcune cose non possono essere fatte, così come non è possibile riuscire a convincere la gente che i club delle squadre Zvezda e Partizan dovrebbero essere privatizzati”.
Vucic ha anche rivelato che il suo partito deciderà il candidato alle elezioni presidenziali del prossimo anno “nei prossimi sei mesi”, e ancora una volta ha negato la possibilità di una propria candidatura.
Per quanto riguarda la crisi migranti, il Primo Ministro ha confermato la presa di posizione dei suoi ministri Nebojsa Stefanovic e Aleksandar Vulin a favore dell’erezione di muri ai confini del paese, dichiarando di essere l’unico contrario a questa eventualità. Vucic ha concluso dichiarando che “la Serbia non sarà un parcheggio per i rifugiati”.
(b92, 19.09.2016)
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