Vucic, da Primo Ministro a Presidente: lo scenario futuro della politica estera ed interna

Il Primo Ministro Aleksandar Vucic ha vinto le elezioni presidenziali in Serbia al primo turno, domenica 2 aprile, divenendo quindi Presidente della Repubblica.

Candidato del Partito Progressista Serbo (SNS) al governo e dei suoi partner di coalizione, il nuovo Presidente, Aleksandar Vucic, si è aggiudicato circa il 55% dei voti, secondo gli exit poll e le prime stime della Commissione elettorale repubblicana (RIK).

La vittoria di Vucic garantirà il proseguimento del cammino della Serbia verso l’adesione all’UE, e continuità per gli investitori. Mentre è previsto che il nuovo primo ministro entro i prossimi due mesi, sarà probabilmente lui ad essere confermato quale forza dominante sulla scena politica serba.

Anche se la campagna elettorale ha assunto toni non corretti ed è stata contrassegnata da discorsi di odio, il risultato appariva di gran lunga prevedibile, sebbene permanesse incertezza riguardo alla possibilità di un secondo turno. La vittoria di Vucic al primo turno, con una percentuale di voti maggiore a quella degli altri 10 candidati considerati insieme, può essere considerata anche il risultato della frammentazione dell’opposizione, che non è riuscita a compattarsi intorno ad un unico candidato.

La sorpresa più grande è stata la performance dell’ex difensore civico Sasa Jankovic, che, a dispetto di quanto previsto dai più recenti sondaggi nei giorni precedenti la chiamata al voto, ha ottenuto il secondo posto. Jankovic ha totalizzato oltre il 16% dei voti, raccogliendo il consenso dei cittadini orientati verso il centro-sinistra. Si ipotizza che, sebbene lo scarto di voti tra il loro candidato e Vucic sia notevole, è improbabile che tale fascia di elettori rinunci alla lotta per il cambiamento nel paese, e che punti sul proprio potenziale per attirare più consensi e, infine, dare vita ad un’opposizione efficace.

Un’altra vittoria per il SNS

Il 2 aprile, Vucic e il suo partito, SNS, hanno reiterato la vittoria già ottenuta nelle elezioni parlamentari del 2014 e 2016.

Jankovic inizialmente sembrava avere il potenziale per andare al secondo turno contro Vucic (sebbene non fosse comunque previsto un suo successo nel confronto), ma i tentativi di riunire i partiti che vengono identificati come democratici alle sue spalle sono per lo più falliti. L’emergere di un candidato dell’opposizione rivale – l’ex ministro degli esteri Vuk Jeremic – ha eroso ulteriormente le probabilità di Jankovic. Jeremic ha rifiutato di rinunciare alla candidatura e appoggiare Jankovic, e dai risultati dei sondaggi difussi sembrava in grado di raccogliere anche una percentuale di voti maggiori rispetto a quest’ultimo. Tuttavia, la sua corsa si è conclusa con un debole risultato (5%). Il leader del movimento Basta (Dosta je bilo), Sasa Radulovic, considerato tra quelli che avrebbe potuto sostenere Jankovic nel ballottaggio contro Vucic, ha terminato la gara elettorale con un risultato ancora peggiore rispetto a quello di Jeremic, di poco superiore all’1%.

Una partecipazione maggiore rispetto a quella accordata a politici di primo piano e ben noti, ha visto protagonista il candidato parodistico Luka Maksimovic, alias Ljubisa Preletacevic Beli. Beli è risultato terzo, aggiudicandosi il 9,04% dei voti, sebbene i sondaggi avessero previsto un suo secondo piazzamento. Nel suo tipico stile satirico, Beli ha reclamato la vittoria, affermando di aver raggiunto il 67,97% dei voti, anche se si aspettava molto di più.

Tuttavia, i punteggi ottenuti dai candidati dell’opposizione scompaiono di fronte al 57,03%, percentuale diffusa sulla base dei dati elaborati dal REC, e il Primo Ministro ha già celebrato la sua vittoria.

“Oggi, sono molto orgoglioso di aver ottenuto un gran numero di voti in circostanze tutt’altro che facili. Ho preso più voti di tutti gli altri candidati insieme. Questo dimostra in quale direzione la Serbia vuole andare”, ha dichiarato Vucic nella notte del 2 aprile, parlando dal quartier generale del SNS a Belgrado.

“Se si aggiunge a questo numero quello di coloro i quali non hanno votato contro di me, è importante per me dire che le elezioni dimostrano il sostegno dei cittadini della Serbia al processo di riforma, ai tradizionalmente buoni rapporti con Russia e Cina, e al duro lavoro”, ha dichiarato, sottolineando che la Serbia proseguirà il suo cammino verso l’UE, obiettivo che ha rappresentato la spina dorsale della sua politica nel corso degli ultimi nove anni.

Il cammino di adesione all’UE prosegue

“E’ importante che stasera Vucic abbia sottolineato il proseguimento del cammino di integrazione europea, esattamente ciò che non abbiamo sentito da parte del Presidente russo Vladimir Putin, durante la visita di Vucic a Mosca lo scorso 27 marzo. Lo sviluppo ulteriore dei legami con l’UE è sinonimo di sicurezza per il capitale e gli investitori”, sostiene Milan Jovanovic, Presidente del Forum delle ONG di Belgrado per la sicurezza e la democrazia.

Secondo Jovanovic, qualsiasi risultato diverso dalla vittoria di Vucic avrebbe comportato la destabilizzazione tanto all’interno del paese quanto tra le fila del SNS.

“Il conflitto all’interno del SNS è ora rinviato, anche se non è ancora dato sapere se il Presidente in carica Tomislav Nikolic, e con lui i russi, accetteranno la loro perdita”, osserva.

Nikolic ha abbandonato i suoi piani per un secondo mandato come presidente, in seguito alla decisione di Vucic di presentare la sua candidatura. Jovanovic ipotizza che se Nikolic fosse stato rieletto presidente, la sua posizione sarebbe stata significativamente più forte rispetto a quella di Vucic.

Secondo persone vicine al SNS, il partito è stato suddiviso tra quelli che sono “dalla parte di Toma” e quelli che sono dalla “parte di Vucic”, con Nikolic più orientato verso l’impegno con la Russia (che spesso chiama “Madre Russia”), e Vucic orientato verso Europa ed Occidente.

“La Serbia è, però, in questo momento, un ambiente molto più stabile rispetto ai suoi vicini: Macedonia, Montenegro, Bosnia-Erzegovina, o anche Croazia”, ha aggiunto Jovanovic, riferendosi in particolare al ruolo giocato dalla Russia nel settore produttivo e commerciale croato.

La sera delle elezioni, Vucic ha ringraziato Nikolic per il sostegno al suo governo. Tuttavia, il neo eletto presidente non ha dichiarato di essere intenzionato a seguire l’esempio di Nikolic rassegnando le dimissioni dalla direzione del partito dopo l’elezione a presidente, indicando di voler tenere in pugno il controllo all’interno del partito e del governo.

“Sarò il presidente di tutti i cittadini – di coloro che hanno votato per me e di quelli che non hanno votato per me. I voti raccolti dai candidati anti-governativi rappresentano per me un obbligo a comprendere quello che non piace. Per noi è molto importante proseguire sulla strada della lotta alla corruzione e del rafforzamento delle nostre istituzioni democratiche”, ha dichiarato Vucic ai giornalisti durante la conferenza stampa post-elettorale.

Ancora sconosciuto il nome del nuovo Primo Ministro

La candidatura di Vucic e ora la sua vittoria alle elezioni presidenziali hanno aperto la questione della nomina del nuovo Primo Ministro che andrà a sostituirlo. Il nome di colui che verrà selezionato rimarrà probabilmente sconosciuto, almeno fino all’inizio di giugno, considerando che Vucic ha annunciato che avrebbe continuato a lavorare come primo ministro per altri due mesi.

“Il prossimo governo sarà formato nei prossimi due mesi o due mesi e un paio di giorni, e avrà tutto il mio appoggio. Sono stato il più fiero Primo Ministro e mi aspetto di continuare ad essere orgoglioso anche del nuovo governo”, ha dichiarato Vucic.

La ripresa economica, la creazione di nuovi posti di lavoro, attrarre gli investitori stranieri e incrementare la produzione e l’esportazione sono stati i principi obiettivi dei governi di Vucic, che ha perseguito il consolidamento fiscale, a seguito di un accordo stand-by precauzionale per un prestito di tre anni dell’importo di 1.2 miliardi di euro con il Fondo monetario internazionale (FMI) nel febbraio 2015. Il deficit di bilancio della Serbia è stato portato all’1,4% del PIL nel 2016. Principalmente a causa della riduzione del deficit di bilancio, i rating a lungo termine e senior del governo della Serbia sono stati aggiornati a Ba3 da B1 (da positivo a stabile) da Investors Service di Moody il 17 marzo.

L’importanza che Vucic ha conferito all’economia potrebbe suggerire come potenziale candidato per la sua sostituzione il Ministro delle Finanze Dusan Vujovic.

Accanto a Vujovic, anche il nome di Zorana Mihajlovic, Ministra delle Costruzioni, trasporti e infrastrutture potrebbe essere potenzialmente valido per la candidatura a Primo Ministro. Stretta alleata di Vucic, sarebbe la prima donna in Serbia a ricoprire tale carica.

Altro possibile candidato è l’ex ministro della Giustizia, Nikola Selakovic, sostituito dopo le elezioni generali dell’aprile 2016, nonostante i risultati significativi conseguiti dal suo ministero in particolare per quanto riguarda il processo di integrazione europea. L’apertura dei Capitoli negoziali 23 (sistema giudiziario e diritti fondamentali) e 24 (giustizia, libertà e sicurezza) nel mese di luglio 2016, possono essere considerati risultati del lavoro del suo gabinetto. Questo ha sollevato indiscrezioni sui motivi della mancata assegnazione di una carica nel nuovo governo a Selakovic.

Ana Brnabić, primo ministro dichiaratamente gay della Serbia, è un nome nuovo sulla lista dei potenziali primi ministri. Brnabić è stata nominata Ministra dell’Amministrazione pubblica nel mese di agosto 2016, quando Vucic ha formato il suo nuovo governo. Brnabić sarebbe la prima premier gay nella regione dell’Europa sudorientale, e Vucic è noto come persona che ama prendere misure di questo tipo.

Al di fuori del SNS, un politico che probabilmente desidererebbe prendere il posto di Vucic è Ivica Dacic, Ministro degli Esteri e Presidente del Partito Socialista di Serbia (SPS). La recente visita di Vucic a Mosca è stata considerata anche alla luce di probabili pressioni che i funzionari russi starebbero esercitando per supportare la scelta di Dacic. Tuttavia, nonostante Vucic non sia vicino a Dacic, preferirebbe continuare ad averlo come alleato di governo che nell’opposizione.

Nel corso dei festeggiamenti per la vittoria del 2 aprile, Dacic e Brnabić erano in piedi proprio dietro Vucic sul palco: Brnabić non nascondeva la sua felicità ed è stata vista ballare con un grande sorriso sul volto.

Vicino al nuovo presidente è anche Bogoljub Karic, leader del Movimento della Forza di Serbia (PSS-BK). Karic è un uomo d’affari controverso, già proprietario di Mobtel, nonché del primo provider internet Eunet e di una rete televisiva privata con copertura nazionale BK TV, della prima banca privata Astra Banca, di una compagnia di assicurazioni, Europe Insurance, e delle riviste Profil, Dama e Jefimija. Lui e la sua famiglia sono tra i più ricchi del paese. Tuttavia, Bogoljub ha dovuto lasciare la Serbia nel 2006 al fine di evitare un processo per evasione fiscale, ed è ritornato dalla Russia solo 10 anni dopo, a prescrizione sopraggiunta. Candidato per la presidenza nel 2004 e arrivato terzo, si supponeva avrebbe potuto riproporsi in primo piano, ma ha invece scelto di sostenere Vucic.

Tuttavia, chiunque sia scelto come nuovo primo ministro è, questi non avrà poteri simili a quelli di cui gode oggi Vucic. Appare chiaro che, da ora in poi, la politica interna ed estera della Serbia saranno guidate dal nuovo Presidente.

(Intellinews, 03.04.2017)

http://www.intellinews.com/serbian-pm-vucic-wins-presidential-elections-in-first-round-118787/?source=serbia

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