Una persona su cinque in Serbia assume occasionalmente o quotidianamente tranquillanti, secondo l’ultima ricerca della Facoltà di Medicina di Belgrado; i risultati mostrano che nel 2020, quando è scoppiata la pandemia da coronavirus, i cittadini serbi hanno speso un totale di oltre tre miliardi di dinari per l’acquisto di sedativi, un miliardo in più rispetto al 2018.
I calcoli dell’Agenzia per i medicinali e i dispositivi medici mostrano che nel primo anno della pandemia sono stati spesi 3.100.336.978 per l’acquisto di farmaci del gruppo “benzodiazepine” (“diazepam”, “bromazepam”, “lorazepam”, “lorazepam”, ” oxazepam”, “prazepam”, “alprazolam”), un terzo in più rispetto al 2018, quando il fatturato annuo di questi farmaci ammontava a 2.081.445.326 dinari.
Purtroppo, anche prima della pandemia, la Serbia era ai vertici d’Europa in termini di consumo di questi farmaci. Nel 2018 in Serbia erano state vendute circa 13 milioni di confezioni di ansiolitici, per le quali erano stati spesi più di 129 milioni di dinari; i dati del Fondo di assicurazione sanitaria della Repubblica mostrano che i tranquillanti sono il secondo farmaco più comunemente prescritto dagli studi medici, subito dopo i farmaci per le malattie cardiovascolari. Ogni persona in Serbia consuma due scatole di sedativi all’anno, e il dato ufficiale che nel 2018 ben 646.501 persone hanno assunto farmaci del gruppo degli ansiolitici (“diazepam”, “lorazepam”, “bromazepam”, “alprazolam”) non dovrebbe sorprendere se si considera che la depressione è la quarta causa di inabilità al lavoro, vale a dire di malattia della popolazione attiva.
L’uso (cattivo) di questi farmaci è molto più comune nelle donne che negli uomini e sebbene siano più spesso prescritti agli anziani, il loro uso non medico è maggiore tra i giovani tra i 18 e i 25 anni di età.
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