In un paese dove la vendita della Fontana di Trevi immortalata in Totòtruffa ’62 resta l’epitome del carattere nazionale (il furbo geniale, la spalla opportunista, l’allocco danaroso), non poteva mancare il pacco/pacchetto viaggio della speranza con incluso il miraggio del vaccino serbo.
Agenzie di viaggio italiane in crisi finanziaria dopo un anno di confinamento, ardimentosi autisti serbi di pulmini abusivi di seconda mano sulla rotta Milano-Belgrado, turchi con amici praticoni a Belgrado: la fauna che prova a garantire ai tanti italiani alla ricerca disperata di un vaccino si popola ogni giorno di più, con offerte speciali che promettono tutto e garantiscono pressoché nulla.
L’agenzia di viaggi Salvadori di Bologna vanta oltre 90 anni di storia e dovrebbe garantire una certa serietà. Per la modica cifra base di 410 euro propone un’offerta per farsi inoculare il vaccino Pfizer o Moderna a Belgrado o a Novi Sad. Viaggio compreso, penserà il lettore. No, volo a parte, dall’aeroporto più vicino, garantisce l’ineffabile Agenzia Salvadori. Almeno l’assicurazione viaggio sarà compresa, spera allora il lettore. Neanche, altri 90 euro, prego. Per 410 euro l’agenzia si impegna a compilare il modulo di prenotazione in serbo (Google Translate, questo sconosciuto), a offrire tre notti in doppia a Belgrado o Novi Sad (in alberghi che su Booking.com propongono singole a 40 euro a notte, ma Salvadori chiede altri 100 euro di supplemento singola), l’accompagnatore da e per l’aeroporto e da e per il luogo di vaccinazione, se, attenzione se, la domanda venisse approvata.
Ecco, si dà il caso, ma l’agenzia ha la buona creanza di specificarlo, che le vaccinanzioni per gli stranieri siano al momento sospese. Visto che in fase di prenotazione bisogna poi lasciare un numero di telefono serbo, possiamo poi immaginare la felicità dei tecnici dell’Ufficio per l’Information Tecnology del governo di Serbia a ritrovarsi inondati da centinaia di prenotazioni di italiani con, presumibilmente, sempre gli stessi numeri di telefono.
Vi è da chiedersi se le autorità serbe saranno proprio contente di vedere come la loro capacità di procurarsi i vaccini (frutto di relazioni politiche e capacità negoziali che l’Unione europea non ha mostrato di avere) e la loro perfetta organizzazione logistica e informatica (frutto di un lavoro massacrante di un piccolo numero di persone pagate nemmeno tanto), venga sfruttata dagli italiani per ricavarne profitto, per di più speculando sul disastro organizzativo del loro paese, che, numeri attuali alla mano, dovrebbe raggiungere il 70% di popolazione immunizzata nel lontano febbraio 2022. Non ne vien fuori una bella immagine degli italiani, che finiscono per scaricare su un paese più povero e con una sanità molto meno finanziata il peso delle loro inefficienze.
Certo, la speranza è l’ultima a morire e per tanti italiani, terrorizzati dal bombardamento mediatico che si prolunga da oltre dodici mesi e dalle incertezze di una campagna vaccinale lenta e incoerente, la Serbia oramai sembra un paradiso in cui entrare in ogni modo, anche rischiando di buttar via qualche centinaio di euro.
Come spesso capita in Italia, ogni tragedia si converte in commedia, grazie ai tanti che provano ad approffittarsene fondendo cinismo e creatività. In questa farsa, piuttosto che dar credito agli spacciatori di speranze a pagamento, non resterebbe che affidarsi al vero santo protettore degli italiani, San Totò, alle cui grazie e miracoli l’eccelso Paolo Isotta ha dedicato il suo ultimo libro.
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