Tessile in Serbia: paradiso per gli investitori, inferno per i lavoratori

Centinaia di lavoratori serbi percepiscono paghe esigue per cucire vestiti per grandi aziende europee. Agli investitori stranieri vengono generalmente concesse sovvenzioni statali, mentre il governo chiude un occhio davanti alle loro infrazioni legali: è quanto sostiene il Deutsche Welle sulla base di una relazione compilata dalla Clean Clothes Campaign.

Bassi salari, straordinari non pagati, responsabili di produzione soffocanti, capi aggressivi, festività e vacanze annuali trattate come un lusso: sono queste le condizioni nell’industria tessile e calzaturiera in Serbia.

D’altro canto, lo stato sovvenziona gli investitori stranieri a destra e a manca, mentre i diritti dei lavoratori vengono violati. Questo secondo Clean Clothes Campaign (CCC), un’importante organizzazione internazionale che propone campagne per migliorare le condizioni di lavoro nell’industria tessile in tutto il mondo.

L’industria serba e calzaturiera impiega circa 100.000 lavoratori, e oltre la metà non sono registrati.

“La città di Novi Pazar è un perfetto esempio di questo. La città è famosa per la sua grande produzione di denim e la maggior parte dei lavoratori qui non sono registrati”, sostengono gli autori della relazione.

L’80% della produzione di abbigliamento e calzature è impostato per l’esportazione, il che, a prima vista, appare come un ottimo risultato. Oltre il 37% dei vestiti e delle calzature vengono esportati in Italia, il 13% in Germania e circa il 10% in Russia. Tuttavia, il problema consiste nel fatto che questi produttori implementano il regime di perfezionamento passivo, generosamente supportato dall’UE: tale sistema consente ai paesi UE di esportare materie prime e semilavorati in paesi come la Serbia dove la trasformazione finale è economica. Successivamente, i prodotti finiti vengono importati dai suddetti paesi dell’UE.

Interviste a 110 lavoratori presso fabbriche di scarpe e capi di abbigliamento in Ungheria, Serbia e Ucraina hanno rivelato che molti di loro vengono costretti ad ore di straordinario solo per raggiungere gli obiettivi di produzione. Eppure, anche facendo questo, non arrivano a percepire più che il salario minimo legale.

Molti dei lavoratori intervistati hanno segnalato condizioni di lavoro pericolose, come l’esposizione a calore e prodotti chimici tossici, condizioni scarsamente igieniche, lavoro straordinario non pagato e illegale e trattamento abusivo da parte della direzione. I lavoratori riferiscono di sentirsi intimiditi, ed essere sotto costante minaccia di licenziamento o di trasferimento.

“Quando i lavoratori serbi chiedono perché nel calore dell’estate non c’è l’aria condizionata, il motivo per cui l’accesso all’acqua potabile è limitato, perché devono lavorare il sabato, la risposta è sempre la stessa: ‘quella è la porta’”.

È chiaro che i principali marchi internazionali del settore tessile stanno approfittando di questo sistema a basso reddito. Le fabbriche menzionate nella relazione producono per molti marchi globali come Benetton, Esprit, GEOX, Triumph e Vera Moda, tra gli altri.

I lavoratori intervistati riferiscono di salari netti (incluse ore di straordinario) che vanno da 25.000 a 36.000 dinari, con una media di 30.000. Le interviste suggeriscono un lavoro straordinario mensile di circa 32 ore (il massimo legale per settimana è di 8 ore + il 26% del sovrapprezzo). Se calcolato sulla base di 32 ore di straordinario al mese, quantità media riferita dagli intervistati, non tenendo conto dei buoni pasto o del trasporto, la retribuzione fissa netta per il normale orario di lavoro senza straordinari ammonterebbe a circa di 24.4082 dinari (pari a circa 200 euro).

(Nova EKonomija, Clean Clothes Report, 09.11.2017)

http://novaekonomija.rs/vesti-iz-zemlje/doj%C4%8De-vele-firme-u-srbiji-dobijaju-subvencije-radnici-lo%C5%A1e-pla%C4%87eni-a-dr% C5% BEva-% C5% BEmuri-su-kr% C5% A1enje-zakona

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