La minaccia rappresentata dal violento estremismo islamico, in parte finanziato da organizzazioni straniere che propagano ideologie estremiste, è cresciuta sempre più forte nel Kosovo: lo afferma la relazione annuale sul terrorismo del Dipartimento di Stato americano.
In una parte del rapporto che si riferisce al Kosovo, si sostiene che circa 315 terroristi stranieri hanno lasciato il Kosovo per la Siria e l’Iraq per unirsi all’ISIS o ad Al-Nusra, un fronte di Al-Qaeda in Siria, e che 58 sono rimasti uccisi. Riferendosi al Kosovo e alla “vicina Serbia”, nella relazione si osserva che Belgrado e Pristina “di solito non cooperano in materia di lotta contro il terrorismo”, ma che “i governi hanno avuto un piano di gestione integrata di frontiera dal 2013 e hanno partecipato ad un’operazione congiunta con gli Stati Uniti”. Secondo quanto illustra il rapporto, le misure di Pristina in materia di lotta al terrorismo comprendono “approvazione e applicazione di leggi, introduzione di passaporti biometrici, controlli alle frontiere e dotazione della polizia di frontiera”, mentre il fatto che il Kosovo non sia membro dell’ONU, di Interpol o Europol viene valutato descritti come “un ostacolo alla migliore cooperazione con le organizzazioni internazionali”. UNMIK e EULEX agiscono come intermediari, “rallentando le procedure e la cooperazione”.
In una parte della relazione sulla Serbia, si afferma che la Serbia ha continuato lo scorso anno a combattere il terrorismo e che i leader politici del paese hanno collaborato con la comunità americana e internazionale per sviluppare misure e strategie antiterrorismo più efficaci.
La Serbia ha anche compiuto progressi in termini di registrazione degli immigrati: il paese è riuscito a documentare circa 110.000 migranti su un totale di 135.000 che hanno attraversato il paese.
La relazione aggiunge che, nel 2016, la Serbia ha donato 10 tonnellate di munizioni per combattere lo Stato islamico, ma che il suo contributo finanziario e materiale alla lotta contro l’estremismo islamico è stato ostacolato dalla sua difficile situazione economica.
(Newsweek, 21.07.2017)
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