Presso la città serba di Sid, al confine con la Croazia, le autorità stanno provvedendo al trasferimento di rifugiati dal centro di accoglienza predisposto nei pressi della stazione ferroviaria della città. Il provvedimento, che sinora ha riguardato il trasferimento di almeno 60 persone, risponde alla petizione presentata dalla popolazione locale, che avrebbe così espresso preoccupazione nei confronti della propria sicurezza.
Centinaia di rifugiati sono già stati trasferiti altrove dal centro di Sid, secondo quanto ha riferito a BIRN il Commissario di Stato della Serbia per i Rifugiati, Vladimir Cucic.
“E’ importante che il centro rimanga aperto per accogliere rifugiati, nonostante la stampa abbia diffuso notizie sulla sua chiusura. Capisco la preoccupazione della popolazione di Sid, ma le autorità locali non possono prendere una decisione sulla chiusura del centro, perché non sono responsabili della sua apertura”, ha dichiarato Cucic, aggiungendo che “non posso prevedere ora cosa potrebbe accadere in futuro”.
Il centro per rifugiati è stato aperto alla fine del 2015, nei locali di un edificio nei pressi della stazione ferroviaria. Atri due centri nel territorio di Sid rimarranno aperti per l’accoglienza dei rifugiati: il primo situato in un ex ospedale pediatrico, il secondo presso un dismesso hotel lungo l’autostrada.
“Un gruppo di circa un centinaio di persone è stato trasferito nel motel e un altro gruppo di circa sessanta persone sarà inviato presso l’ospedale abbandonato”, ha spiegato il Commissario a BIRN.
Il Sindaco del comune di Sid, Predrag Vukovic, ha espresso la speranza che un numero crescente di rifugiati sia trasferito, per motivi di sicurezza.
“Non mi interessa se ci sono famiglie, donne e bambini, ma quelli che se ne vanno in giro a piedi e creano problemi dovrebbero andarsene. Non permetterò a chiunque sia violento il soggiorno, qualsiasi cosa dica Cucic”, ha dichiarato Vukovic a BIRN.
Secondo quanto riportato dal quotidiano Blic, già due settimane fa, con l’aiuto della polizia, altri rifugiati, i quali sarebbero stati accusati di comportamenti violenti, sono stati trasferiti in un centro nella città meridionale di Presevo.
Blic ha anche specificato che i rifugiati oggetto del trasferimento provengono da Afghanistan e Pakistan e che accuse penali sono state depositate a loro carico.
Nenad Ivanisevic, Segretario di Stato presso il Ministero per i Servizi sociali, ha sottolineato che la sicurezza dei cittadini serbi è prioritaria e ha porto le sue scuse ai cittadini di Sid che abbiano accusato problemi a causa della presenza di migranti.
Alcuni residenti di Sid hanno più volte presentato le loro lamentele presso le autorità locali e i media circa tale situazione: alcuni hanno lanciato una petizione per chiedere la chiusura del centro dopo che sono state diffuse informazioni, non confermate, su un rifugiato armato di un’ascia che sarebbe stato responsabile di un furto in casa, alla presenza di due minori, il giorno 6 aprile. Lo scorso anno, inoltre, sono state diverse le segnalazioni di incidenti in città.
La chiusura completa dei centri di accoglienza a Sid potrebbe causare problemi, in quanto la Serbia non dispone di sufficiente spazio per ospitare i migranti, fanno notare attivisti umanitari: “Dobbiamo potenziare le nostre capacità in tutti i centri di aiuto in modo da prevenire possibili conseguenze negative”, sostiene Rados Djurovic, dell’ONG Asylum Protection Center di Belgrado, interpellato dall’emittente pubblica RTS nel mese di gennaio.
Sperando di andare a nord attraverso la Croazia, verso l’Europa occidentale, rifugiati e migranti hanno trovato la propria strada sbarrata lo scorso anno a Sid, a seguito della chiusura del confine. Prima di allora, l’altro vicino di casa della Serbia, l’Ungheria, aveva chiuso le proprie frontiere ai rifugiati.
Secondo l’Agenzia dell’ONU per i rifugiati, UNHCR, circa 8.000 rifugiati, migranti e richiedenti asilo si trovano attualmente in Serbia, molti dei quali bloccati in un alloggio temporaneo.
(Vanja Djuric, Balkan Insight, 28.04.2017)
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