Albania e Serbia hanno annunciato la costituzione di una Camera di commercio congiunta, sulla base di un memorandum di intesa firmato venerdì a Nis, dove un forum economico ha riunito 160 rappresentanti di 40 imprese serbe e albanesi.
L’obiettivo è quello di rafforzare i legami economici tra i due paesi, che versano attualmente in una situazione non soddisfacente. L’iniziativa di BiznesAlbania, un’organizzazione di datori di lavoro e associazioni imprenditoriali, e della Camera di Commercio e dell’Industria della Serbia è stata illustrata alla presenza del Primo Ministro albanese, Edi Rama, e del suo omologo serbo, Aleksandar Vucic.
Il direttore di BiznesAlbania, Luan Bregasi, sostiene che la creazione della Camera congiunta rappresenta la conseguenza del miglioramento delle relazioni politiche tra i due paesi: “dobbiamo trarre vantaggio da questo rinnovato slancio e creare un corpo funzionante capace di potenziare le relazioni tra i due paesi”.
Ispirandosi all’esempio dell’Unione Europea, costituita inizialmente come un’unione economica, Bregasi è convinto che la collaborazione tra le imprese abbia il potenziale per influenzare positivamente altri aspetti delle relazioni: “lo scopo della nuova istituzione è quello di facilitare gli scambi commerciali, sollecitando i governi dei due paesi ad approvare una legge per migliorare il clima economico. La promozione delle imprese è un altro degli obiettivi prioritari, mentre la discussione strutturata già in corso tra gli imprenditori di entrambi i paesi dovrebbe rivelarsi molto utile”.
Secondo i dati contenuti nell’ultimo rapporto della Banca Mondiale sulle tendenze economiche nei Balcani occidentali pubblicato nel mese di settembre, le economie di entrambi i paesi stanno conoscendo una fase di ripresa. La crescita economica della regione appare resiliente, insieme al calo della disoccupazione. In Serbia, la crescita è passata dallo 0,7% dello scorso anno al 2,5% previsto per quest’anno. In Albania, secondo il rapporto, gli investimenti privati vengono convogliati per lo più in progetti infrastrutturali. I due paesi vengono anche elogiati per il lavoro finalizzato alla riduzione del deficit di bilancio, che dopo aver superato la soglia del 6% del PIL nel 2014, si è ora attestato al 2,5%.
Tuttavia, Gjergj Buxhuku, Amministratore Generale della Confederazione delle Industrie d’Albania, considera la creazione della Camera congiunta una manovra politica e burocratica destinata al fallimento, in parte perché la questione del Kosovo continua a rendere tese e problematiche le relazioni economiche e commerciali tra serbi e albanesi: “serbi e albanesi hanno bisogno di dialogare e di risolvere i loro problemi di convivenza e di collaborazione a lungo termine. Hanno bisogno di questo più che di simili soluzioni tradizionali bizantine. Una nuova organizzazione risulta inutile nel momento in cui i cittadini di entrambi i paesi pagano per istituzioni statali che non funzionano”. In quest’ottica sviluppi economicamente sostenibili tra i due paesi se sarebbero possibili se la questione del Kosovo dovesse continuare ad essere ignorata: “Serbia e Albania sono due nazioni vicine, ma non paesi confinanti. Tra di loro c’è il Kosovo, e questo non è senza importanza, in quanto ogni progetto infrastrutturale, energetico, riguardante telecomunicazioni e trasporti deve includere il Kosovo”.
Arben Shkodra, vice Presidente dell’Unione delle Camere di Commercio e dell’Industria in Albania, aveva dichiarato in agosto che le relazioni commerciali tra i due paesi sono ancora in uno stato non ottimale: il volume annuo totale del commercio tra Serbia e Albania non supera i 100 milioni di euro, mentre gli scambi tra il Kosovo e la Serbia ammontano a circa 1 miliardo di euro: “anche questo rapporto appare disuguale, in quanto dominato all’80% dalla Serbia”.
(BalkanInsight, 14.10.2016)
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