Il vertice tra i leader della coalizione di governo, Aleksandar Vucic, Ivica Dacic e Mladjan Dinkic, si è concluso senza aver raggiunto un accordo sui tagli da applicare alla spesa pubblica. Non si è trovato un accordo nemmeno in merito al rimpasto di governo e alla convocazione delle elezioni anticipate, valutando che queste decisioni potranno essere prese solo dopo la scelta che farà il Consiglio europeo in merito alla data di inizio delle trattative dell’adesione della Serbia all’Unione Europea.
Secondo quanto riporta il quotidiano “Nase Novine” (NdT: Le nostre notizie), l’incontro è stato caratterizzato da forti contrasti in merito alla riduzioen dei salari pubblici e alle modalità di ristrutturazione delle imprese statali. Il quotidiano afferma che i leader di partito hanno concordato sul non ridurre gli assegni sociali e le pensioni ma sussistono ancora differenze di vedute su come ridurre gli stupendi pubblici.
La proposta sostenuta da Dinkic è quella di ridurre i salari a livello nazionale, provinciale e comunale ma dai calcoli sembra che così non si raggiungeranno i risparmi necessari.
Dinkic punta sulla razionalizzazione del pubblico impiego sul contenimento dei suoi ranghi e ha annunciato per giugno la creazione di un registroo di tutti i dipendenti pubblici.
I leader non hanno trovato l’accordo neanche sulla strategia da attuare per alcune delle maggiori imprese statali, come ad esempio Telekom Srbija, dove Vucic e Dacic sono contro la privatizzazione e Dinkic a favore.
Vucic è contrario poiché, anche se adesso si ottenessero più risorse di qualche tempo fa dalla vendita della compagnia telefonica, “non vi sono progetti in cui investirle” mentre Dacic ritiene che non bisogna vendere “valide imprese statali per coprire i buci di bilancio”
“Non possiamo agire come il partito democratico che puntava a creare solo dei ristretti feudi di partito e a tutelare solo gli interessi personali. La Serbia e i suoi cittadini ci guardano e dobbiamo decidere per il loro meglio”, ha detto Vucic. I progressivi chiedono quanto prima la partenza di una forte disciplina fiscale e la riduzione della spesa pubblica per favorire il contesto degli investimenti e implementare reali riforme nelle imprese pubbliche, nelle agenzie statali e nelle imprese in ristrutturazione.
Dall’incontro trapela la possibilità di correzioni alle leggi che regolamentano lavoro e pensioni al fine di trovare nuove risorse per coprire i buchi di bilancio. I maggiori contrasti tra i tre politici si sono avuti in merito agli stpendi pubblici e alla sorte delle imprese in ristrutturazione. Vucic ha chiesto che 170 imprese statali in ristrutturazione finiscano quanto prima di gravare sulle casse pubblice perché costano oltre 700 milioni di dinari all’anno mentre Dinkic non è d’accordo perché in queste imprese vi è un gran numero di suoi funzionari di partito.
Nei prossimi giorni si dovrebbe tenere un nuovo incontro in merito alle misure da adottare per far fronte alla crisi dell’economia serba.
(B92, 03.06.2013)