Intervista a cura di Andrea Gimbo
Dal 22 al 25 Maggio 2014 si svolgeranno le elezioni europee, nei 28 Stati Membri dell’Unione. Lo slogan scelto per questa occasione sarà “Agire. Reagire. Decidere”, quasi un modo per esorcizzare la sfiducia crescente di molti cittadini nei confronti delle Istituzioni Europee.
Serbian Monitor ha intervistato S.E. l’Ambasciatore di Grecia a Belgrado, Konstantinos Ekonomides.
La crisi economica in Grecia ha, di fatto, creato un solco drammatico nella percezione da parte dei cittadini greci delle Istituzioni Europee. Ritiene che il rapporto con esse sia ancora solido in Grecia?
La Grecia negli ultimi anni è stata al centro di una grave crisi economica e certamente il lavoro svolto in questi anni, in accordo con la linea di austerità indicata dalla cosiddetta Trojka, per ridurre il nostro debito e consolidare l’economia greca, è stato svolto con l’obiettivo di porre un freno ad un inarrestabile deterioramento della situazione economica.
Gli interventi svolti per risolvere questi problemi però hanno comportato, per il popolo greco, un peggioramento delle condizioni generali di vita. Il taglio dei salari e delle pensioni unito ad un sempre crescente livello di disoccupazione hanno rischiato di minare in maniera profonda la coesione sociale del Paese.
Pensa che il momento più critico per il Paese sia superato?
Il programma di austerità, che piaccia o meno, sta cominciando a produrre i primi risultati positivi. Abbiamo avuto un rapporto nazionale qualche giorno fa che per la prima volta dopo diversi anni, ha evidenziato i primi segnali di miglioramento. In particolare, per la prima volta è stato registrato un surplus nel budget statale, l’inflazione sembra essersi arrestata, la Grecia sta cercando di rientrare nel mercato finanziario internazionale dopo diversi anni e, infine, la curva di aumento della disoccupazione non ha evidenziato un peggioramento.
Che significato possiamo dare a questi dati?
Per noi questi sono dei segnali positivi, perché dimostrano che la situazione sta cominciando a stabilizzarsi. In
una fase delicata come questa, ciò che è necessario fare sarà capire come dare seguito a queste condizioni favorevoli e come soprattutto portare questi risultati a vantaggio della nostra economia e, più in generale della società greca. La nostra intenzione è quella infatti di attrarre sempre più investimenti nel Paese. Basti pensare che da sola, l’industria del turismo, probabilmente una delle nostre punte di diamante, ha fruttato nel 2013 risultati assolutamente incoraggianti e contiamo di fare ancora meglio quest’anno.
Negli ultimi anni, la Grecia è stata considerata come il Paese europeo più esposto da un punto di vista economico, al punto da essere considerato il fanalino di coda della comunità europea. Da una analisi dei risultati più recenti, è emerso invece come proprio la Grecia abbia cominciato a essere percepita come una sorta di modello alternativo a quello che l’Europa finora è stata, un laboratorio nel quale trovare risposte ad una serie di problemi che hanno attraversato il Continente in maniera trasversale. Pensa che la crisi di questi ultimi tre anni, influirà sulle scelte dei cittadini greci e più in generale europei?
Penso che la Grecia abbia contribuito molto ad avviare un dibattito su quali possano essere le alternative in Europa alla crisi di questi ultimi anni.
La grande domanda di questi ultimi anni è stata “Che cosa vuole diventare l’Europa?” di fronte ad un momento storico così complesso. La risposta, per quanto ovvia, è stata “qualcosa di diverso rispetto ad adesso”. L’esempio greco è servito dunque a comprendere come affrontare certe situazioni e quali strade intraprendere affinché certe situazioni non si presentino ancora in futuro. Dalle prossime elezioni sarà importante capire che tipo di Europa i cittadini vorranno. E il futuro Parlamento europeo dovrà rispondere con molta precisione a questa domanda.
Un’altra questione importante, su cui il Parlamento dovrà riflettere, sarà come rilanciare il ruolo dell’Europa a livello globale e quale sarà la capacità dell’Europa di essere percepita in maniera coesa fuori dai suoi confini. Basti pensare alle reazioni frammentarie della Comunità Europea alla crisi ucraina. Un moneto in cui sarebbe stato necessario parlare e reagire in maniera uniforme.
Mi sembra dunque che per il futuro si profilino molte sfide interessanti e queste elezioni saranno un importante banco di prova per capire quale sarà la nuova direzione dell’Europa.
Ritiene che il rapporto con le Istituzioni Europee sia ancora solido in Grecia? È possibile fare delle previsioni sui prossimi risultati elettorali?
Tutto quello che ho detto fin qui, in un certo senso, è collegato alle prossime elezioni europee che si svolgeranno dal 22 al 25 Maggio. Bisogna considerare in primo luogo che le elezioni europee vengono percepite dai cittadini in maniera completamente differente rispetto alle elezioni nazionali. Più in generale, l’approccio e le intenzioni di voto hanno in sede europea una rilevanza molto specifica. Dai risultati delle elezioni europee spesso emerge una volontà di protesta maggiore, rispetto al voto locale.
Quindi non sarei sorpreso se le principali forze politiche che hanno costituito l’attuale governo (Nea Demokratia e Pasok), venissero superate da partiti con un orientamento più netto come Syriza. Dai dati emerge anche come il consenso per Alba Dorata, il partito di estrema destra, stia progressivamente diminuendo e questo penso sia un segnale positivo. Al contempo il nuovo partito politico To potami (Il fiume NdR), fondato dal giornalista televisivo Stavros Theodorakis, potrebbe avere un discreto successo. Sarà interessante quindi vedere quale sarà il quadro che emergerà in Grecia dopo le elezioni. Ma effettivamente ritengo che l’elemento di protesta sarà comunque predominante nelle intenzioni di voto. Le persone infatti sono stanche di dovere affrontare continui problemi economici e di dover vivere sotto il peso di un programma di austerità che pesa soprattutto sulla classe media e bassa.
Cosa pensa della candidatura di Tsipras come presidente della Commissione Europea alle prossime elezioni?
Il nuovo partito a cui farà riferimento Tsipras, come candidato per la presidenza della Commissione Europea, sarà la confederazione europea dei partiti di sinistra GUE/NGL.
Una confederazione che riunisce molte diverse anime della sinistra europea. Si tratta comunque di una situazione non nuova, già all’interno di Syriza infatti esistono numerose tendenze che a volte però non trovano una direzione e una voce univoche. È piuttosto complicato dunque cercare di dare una linea univoca a questa realtà politica perché spesso le persone non sono bilanciate sempre sulla stessa linea d’onda. Sarà interessante dunque vedere cosa accadrà in sede europea ad un partito che comunque, alle ultime elezioni in Grecia, ha avuto un consenso superiore al 20%.
Il 21 gennaio 2014, in concomitanza con l’inizio del semestre europeo della Grecia, sono cominciati i negoziati di adesione della Serbia all’UE. Cosa può dirci su questo momento così importante per la Grecia e sul successivo passaggio di consegne all’Italia?
Il nostro programma per il semestre europeo è stato costruito in stretta collaborazione con l’Italia. Ci sono molti progetti che prevedono una collaborazione forte, su temi come il commercio, la sicurezza marittima e il programma strategico europeo per le Regioni Ioniche e Adriatiche (EUSAIR). Inoltre, Grecia e Italia, in occasione del rispettivo semestre di presidenza europea, hanno proclamato il 2014 “Anno del Mediterraneo”. Sono certo che molti di questi progetti proseguiranno anche dopo questi primi sei mesi, quando la presidenza del consiglio passerà all’Italia.
In questo senso, c’è un ruolo particolare che la Grecia svolgerà nei confronti della Serbia?
Il percorso che la Serbia ha appena cominciato sarà ovviamente molto lungo. Si tratta comunque di un passo importante, se si pensa che fino a sei anni fa non sembrava possibile un evento simile. Nell’ultimo anno sono stati fatti molti passi avanti nel processo di normalizzazione dei rapporti tra la Serbia e il Kosovo e questo sicuramente ha contribuito a semplificare un avvicinamento alla Comunità Europea. Certamente entrambe le parti dovranno collaborare per migliorare la situazione attuale.
Inoltre la Serbia dovrà realizzare una serie di importanti riforme per il Paese, al fine di armonizzare il suo sistema economico e giuridico con quello europeo. Penso ad esempio alla riforma della pubblica amministrazione, a quella della giustizia, a quella sulla libertà di stampa.
Il Governo che nei prossimi giorni verrà formato, ha davanti a sé delle sfide importanti ma mi sembra che la volontà in Serbia sia quella di intraprendere il cammino europeo con impegno e dedizione al fine di portare avanti e concludere quanto prima tutti i processi di riforma.
La Serbia è da sempre molto affascinata dalla Grecia. Un interesse che non si esaurisce solo nell’ambito turistico ma che ha una rilevanza significativa anche a livello economico. Quali sono i principali legami tra i due Paesi?
Effettivamente la Grecia ha molti contatti con la Serbia e tra i due Paesi c’è uno scambio forte e ben radicato. In Serbia non c’è una comunità ellenica particolarmente numerosa però è importante notare come la Grecia sia tra i primi tre maggiori investitori in Serbia, con una quantità di investimenti nel Paese pari a 2.5 MLD €. Basta fare alcuni esempi: le principali banche greche sono presenti nel Paese. Importanti imprenditori greci dell’industria alberghiera hanno investito nel Paese. E ancora, due delle più importanti compagnie di costruzioni, stanno lavorando ai progetti di miglioramento della rete autostradale nel sud della Serbia. Ovviamente i rapporti non sono soltanto economici. Sono moltissimi i turisti che ogni estate dalla Serbia vengono in Grecia per trascorrere le loro vacanze, per studiare la lingua greca, anche con l’ausilio di borse di studio.
Quali sono le maggiori Istituzioni serbe con cui l’Ambasciata è in contatto?
I rapporti più importanti che l’Ambasciata di Grecia a Belgrado ha sviluppato in questi anni si sono rivolti prevalentemente verso l’Università di Belgrado. Alcuni docenti greci insegnano qui in Serbia. Anche la Fondazione Onassis ha mostrato particolare interesse per il miglioramento dell’insegnamento della lingua e della cultura greche presso l’Università di Belgrado. L’Ambasciata ha inoltre ottimi rapporti con la Chiesa Ortodossa Serba e con il Patriarca Irinej.
Quali sono i principali progetti culturali che l’Ambasciata Greca sta portando avanti?
L’istituto di Cultura Greca a Belgrado organizza numerosi eventi, volti a diffondere ulteriormente la cultura del nostro Paese. Quest’anno abbiamo anche collaborato all’organizzazione del Festival della Danza, insieme anche all’Ambasciatore d’Italia Giuseppe Manzo tra gli altri. Infine, per aprile, abbiamo organizzato il Festival del Cinema Greco a Belgrado, che riteniamo sarà un’occasione importante per far conoscere la realtà cinematografica greca Molte di queste iniziative rientrano in un più vasto quadro di progetti legati al semestre greco di presidenza del consiglio.
Grecia e l’Italia sembrano essere tra i migliori partner economici e politici della Serbia, secondo lei in quali aree questi due Paesi possono aiutare la Serbia nei negoziati verso l’UE?
So che l’Italia sta aiutando molto la Serbia riguardo ai capitoli 23 e 24 su Giustizia e Diritti fondamentali. La Grecia ha firmato un accordo con la Serbia che riguarda l’assistenza in materia di accesso ai negoziati. Italia e Serbia dunque si stanno impegnando al loro massimo per accompagnare il Paese in questo lungo percorso.
La Serbia sembra essere molto attratta dai modelli culturali di tipo mediterraneo, a differenza ad esempio della Croazia, storicamente più vicina al modello mitteleuropeo. Ritiene che questo aspetto influenzerà le scelte future del Paese?
Sebbene la Serbia sia attratta da modelli culturali di carattere “mediterraneo”, credo che questo non influenzerà le scelte future del paese, dal momento che la scelta di intraprendere la strada dell’Unione europea, la porrà a confrontarsi con diversi modelli culturali.
S.E. Ambasciatore di Grecia a Belgrado, Constantinos Economides, è nato a Toronto, in Canada, il 17 maggio 1958. Dopo aver concluso gli studi in Legge presso l'Università di Atene, ha iniziato la carriera diplomatica nell'ottobre del 1986. Ha prestato servizio presso il Dipartimento di Relazioni Economiche Bilaterali - Divisione Balcani, la Direzione della Cooperazione politica europea (Presidenza greca, 1988) e presso gli Uffici Diplomatici dei Ministri degli Esteri G.Papoulia e Samaras. Dal 1990 al 1998 ha rivestito incarichi di rappresentanza presso l'UE a Bruxelles (Rappresentanza permanente della Grecia presso l'UE, Segretariato europeo di cooperazione politica, Distacco Dipartimento della PESC UE a Bruxelles). Tra il 2001 e il 2005 ha fatto parte della Delegazione greca permanente presso la NATO (Distacco il Segretariato Internazionale NATO - Affari politici e affari di sicurezza). In seguito è stato Console Generale di Grecia a Mosca (2005/2007), Consigliere presso l'Ambasciata di Grecia a Londra (2007/2011). Nell'ottobre 2012 è stato promosso al ruolo di Ministro Plenipotenziario. Dal settembre 2013 è Ambasciatore di Grecia presso la Repubblica di Serbia.