Scioperi in Serbia: la battaglia per i diritti dei lavoratori

In questo momento, almeno 3.000 lavoratori in Serbia sono in sciopero e il governo serbo, invece di mediare tra i lavoratori e i datori di lavoro, sta piuttosto sottolineando la portata dei danni che questi scioperi causano alla Serbia, affermando inoltre che alcuni investitori hanno deciso, per questo, di ritirarsi dal paese.

I professori di diritto del lavoro affermano che questa politica del governo è completamente sbagliata poiché i lavoratori hanno il diritto di richiedere condizioni di lavoro migliori attraverso lo sciopero e non essere trattati come forza lavoro economica e disorganizzata.

“Siamo ciò che creiamo”, è lo slogan della fabbrica di Fiat a Kragujevac, riflesso adeguato di quello che sta accadendo nella fabbrica in cui i lavoratori sono in sciopero da 20 giorni. Quello che gli scioperanti stanno cercando di creare ora, invece delle vetture, è rappresentato da condizioni di lavoro migliori.

Anche gli operai della fabbrica di Gorenje a Valjevo hanno sopportato abbastanza. Anche se, paradossalmente, la fabbrica produce dispositivi di climatizzazione, i lavoratori devono lavorare in sale di produzione dove le temperature superano i 40 gradi.

A Smederevska Palanka, i lavoratori della fabbrica di Gosa non hanno lavorato per un considerevole tempo perché non hanno ricevuto un centesimo dei loro stipendi.

Ranka Savic, dall’Associazione dei Sindacati liberi e indipendenti, afferma che tra le situazioni di queste tre fabbriche, che impiegano quasi 3.000 lavoratori, esiste un filo conduttore e cioè che la lotta per gli stipendi appare molto più risonante rispetto alla propaganda dei media seconco cui gli investitori non possono aspettare di venire in Serbia perché il paese offre condizioni eccezionali per fare affari.

Un professore di Legge presso la Union University, Mario Reljanovic, afferma che i lavoratori non dovrebbero cedere alla silenziosa pressione del Presidente serbo e del Primo Ministro per fermare gli scioperi perché lo sciopero è un mezzo legittimo per combattere per i diritti garantiti dalla legislazione serba e dalla costituzione.

“Sembra che non esista alcuna alternativa allo sciopero, e se i lavoratori non persistono, gli abusi aumenteranno e saranno negati i diritti fondamentali il che, a sua volta, ci porterà lentamente verso il basso e verso un abbassamento dei nostri standard, rendendo la nostra forza lavoro ancora più economica”, spiega Reljanovic.

Commentando le affermazioni del governo secondo cui gli investitori starebbero valutando l’abbandono del paese a causa degli scioperi, Reljanovic sostiene che la notizia è semplicemente non vera e cita gli esempi della Polonia e della Slovacchia, dove gli scioperi dei lavoratori hanno portato a stipendi e condizioni di lavoro migliori per loro.

(Nova Ekonomija, 16.07.2017)

http://novaekonomija.rs/vesti-iz-zemlje/jeftina-radna-snaga-u-srbiji-odlu%C4%8Dila-da-vi%C5%A1e-ne-bude-jeftina-i-tra%C5% bei-svoja-prava

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