Il prezzo di un barile di petrolio sul mercato londinese è sceso del 6,4 per cento, a 91,63 dollari, mentre sul mercato americano il prezzo del barile è diminuito del 7,6 per cento, a 85,60 dollari. Dall’altra parte, il prezzo del carburante in Serbia continua a salire.
Un litro di Eurodiesel costerà un massimo di 220 dinari al litro nelle pompe di benzina in Serbia fino a venerdì, mentre la benzina Europremium BMB 95 costerà un massimo di 180 dinari. In una settimana, il prezzo del diesel è aumentato di 4 dinari e quello della benzina di 5 dinari. Sui mercati mondiali, il prezzo del petrolio è sceso però in modo significativo la scorsa settimana perché chi acquista è preoccupato per l’aumento dei rischi di recessione in alcune economie, cosa che potrebbe causare un indebolimento della domanda di “oro nero”. Dopo essere balzato di oltre il 10 percento, il prezzo del petrolio è infatti sceso bruscamente la scorsa settimana poiché gli acquirenti erano preoccupati per le previsioni di una possibile recessione globale che significherebbe una domanda più debole di petrolio.
Nelle sue previsioni d’autunno, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha avvertito che un terzo dell’economia mondiale registrerà probabilmente un calo in questo o nel prossimo anno a causa di un calo del reddito reale e di un aumento dei prezzi. Il FMI stima che l’economia mondiale crescerà del 3,2 per cento quest’anno, mentre la crescita potrebbe rallentare al 2,7 per cento l’anno prossimo. Negli Stati Uniti, in Cina e nell’Eurozona, le attività quasi ristagneranno, sempre secondo le stime del FMI.
Dal 1° dicembre alla Serbia sarà proibito importare petrolio russo attraverso l’oleodotto adriatico Janaf. La decisione di vietare l’importazione di petrolio russo in Serbia non influirà però sulla stabilità del mercato interno. La compagnia NIS acquisterà petrolio da altri fornitori sul mercato, come è avvenuto finora. Ma per molti sarà più costoso. L’anno scorso, circa il 50% del petrolio greggio proveniente dall’Iraq, il 10% dal Kazakistan e circa l’1% dalla Norvegia è stato lavorato negli impianti della raffineria di Pančevo. Questi sono i mercati che, tra gli altri, avranno ora ancora più richieste. L’Iraq è all’8° posto nella lista dei maggiori produttori mondiali di petrolio mentre il Kazakistan e Norvegia non sono nelle prime 15 posizioni.
This post is also available in: English