Dopo aver lasciato i balcani per più di un secolo fa, gli ottomani hanno ancora una volta trovato un modo per riconquistarli. L’Unione Europea è focalizzata a far fronte alla sempre più aggressiva Russia nei Balcani, ma anche alle crescenti ambizioni della Turchia.
Giovedì i leader europei si incontreranno a Sofia con i loro colleghi di sei Paesi dei Balcani occidentali: Albania, Bosnia, Kosovo, Macedonia, Montenegro e Serbia. Nel corso del primo Summit del 2003, l’Unione Europea ancora una volta sottolineerà che le porte dell’UE rimangono aperte per la regione balcanica, e i leader dei Balcani saranno obbligati a intraprendere le riforme necessarie per diventare membri un giorno.
Il rinnovato interesse dell’UE per il sud-est del continente è stata alimentata in parte dalla paura del ruolo di Mosca, ma i leader europei temono anche sempre più la crescente influenza della Turchia nei Balcani occidentali, in particolare da quando il Governo in Turchia è diventato più autoritario.
Parlando davanti al Parlamento Europeo il mese scorso, il Presidente francese Emamnuel Macron ha messo Ankara e Mosca nello stesso paniere, dicendo che non vuole che i Balcani siano rivolti ne’ verso la Turchia ne’ verso la Russia.”
La presenza economica della Turchia non è ciò di cui l’UE è più preoccupata, ma piuttosto il timore è che la Turchia possa guadagnare influenza politica nella regione, a spese di Bruxelles.
“Ankara ha un ambito politico oscuro, che si riflette col fatto che Erdogan e i suoi Ministri mettono pressione sui Paesi dei Balcani occidentali di prendere misure contro i sostenitori di Fetulaha Gulen, quale la Turchia accusa di essere dietro a un fallito colpo di stato due anni fa. Il piano di Erdogan è tenere un incontro il 20 maggio a Sarajevo, capitale bosniaca, prima delle elezioni presidenziali e parlamentari turche nel mese di giugno. Anche questo è un fatto che dimostra il grado d’influenza che la Turchia ha nella regione. I Paesi dell’Europa occidentale hanno vietato raduni simili prima del referendum costituzionale turco dello scorso anno”, riferisce il giornale “Politika.
“Stretti legami culturali, storici e religiosi rendono la Turchia un partner naturale per i Paesi dei Balcani occidentali, sopratutto nei paesi con numeri significativi di popolazioni musulmane, come la Bosnia ed Erzegovina, l’Albania e il Kosovo. Ciò che sorprende di più è la crescita dei rapporti commerciali e politici con la Serbia, dove una volta era diffusa la sensazione anti-turca”, stima “Politika” e aggiunge: “Guidando lungo l’autostrada principale della Serbia, autostrada assai importante in quanto collega la Turchia con l’Europa occidentale, si possono intravedere cambiamenti significativi: Negli ultimi anni lungo l’autostrada si possono vedere cartelloni pubblicitari in lingua turca che pubblicizzano alberghi e ristoranti per camionisti, ma anche i segnali stradali che indicano una moschea nelle vicinanze sono stati etichettati con la parola turca ” Mescit ” e non con la parola serba “dzamija”. Gli interessi economici hanno convinto entrambi i Paesi ha lasciar perdere le vecchie inimicizie. Lo scorso anno il commercio della Serbia con la Turchia ha raggiunto quasi un miliardo di euro, ha detto la Camera di commercio serba. Solo due anni prima, il numero era di 745 milioni di euro.”
Murat Ugur Ekindzi, esperto per i balcani dell’istituto SETA, ha detto al Governo turco che le statistiche ufficiali mostrano un aumento significativo degli scambi commerciali della Turchia con i Balcani occidentali, da 364 milioni di euro nel 2002 a circa 2,5 miliardi di euro nel 2016. Nonostante l’aumento, i Balcani occidentali costituiscono solo una piccola parte del commercio turco. Il volume degli scambi con l’UE, ad esempio, è di circa 145 miliardi di euro. Tuttavia, Ankara ha grandi speranze per l’espansione delle relazioni economiche con questa regione.
(https://www.blic.rs/vesti/politika/politiko-o-povratku-turske-na-balkan-eu-strahuje-od-moskve-ali-erdogan-pritiska/zfltvyf)
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