La dichiarazione del primo ministro serbo Aleksandar Vucic riguardo le trattative con 49 investitori esteri che pianificano di investire 1,1 miliardi di euro ed aprire 27.255 nuovi posti di lavoro, non suscita grande ottimismo degli esperti e dei rappresentanti dei lavoratori.
La diffidenza e lo scetticismo è causato ulterioramente dal dato che nè il primo ministro, nè qualsiasi altro rappresentante del governo ha reso pubblico un nome di queste 49 aziende che sono interessate ad investire in Serbia.
Mahmud Busatlija, esperto per gli investimenti esteri, dice che il recupero dell’economia serba non avverrà se queste aziende arriveranno solo per le sovvenzioni.
“Le aziende estere ricevono incentivi, lo Stato paga per posti di lavoro e inoltre agli investitori vengono concesse varie agevolazioni fiscali. Con questa politica economica lo Stato dà più di quanto ottiene. In questo modo non è possibile il rilancio dell’economia. Al contrario, prima bisogna creare un ambiente d’affari di qualità e ben regolato, cosichè il motivo dell’investitore sarà un profitto reale, e non l’incasso delle sovvenzioni e delle altre agevolazioni. Il governo produrrebbe migliori effetti se sviluppasse progetti comuni con gli investitori esteri, cioè se anche lo Stato investisse negli affari comuni”, ritiene Busatlija.
Anche Zeljko Veselinovic, il presidente dei Sindicati Uniti di Serbia “Sloga” è concorde e nella dichiarazione del primo ministro vede solamente l’aspetto politico. Secondo Veselinovic, il governo presenta al pubblico informazioni false e presenta gli incentivi agli investitori quali investimenti.” Grazie alle varie sovvenzioni e le agevolazioni, gli investitori esteri hanno la possibilità di realizzare profitti utilizzando i soldi dei cittadini serbi. Con i fondi ricevuti, possono finanziare i salari dei dipendenti nel periodo di quattro, cinque anni. Inoltre gli è consentito di firmare contratti di lavoro trimestrali che vengono considerati periodo di formazione, e dopo questo licenziano questi lavoratori e portano nuovi che lavorano per salari minimi. Se si prende in considerazione il basso costo del lavoro in Serbia, è chiaro perchè le aziende estere realizzano profitti alti. In questa situazione, è assurdo chiamare queste aziende investitori. Semplicemente, esse ricevono molto di più rispetto a quello che offrono”, ha detto Veselinovic, indicando che il sistema delle sovvenzioni non è trasparente, perchè non è possibile rintracciare il flusso di tutti questi soldi.
“Questo crea un problema ulteriore, perchè non esistono meccanismi chiari su come vengono spesi i soldi che si danno per le sovvenzioni. Il governo invece di occuparsi degli interessi dei lavoratori e dei suoi cittadini, si occupa dei datori di lavoro, sia locali sia esteri. Dal punto di vista economico questo è controproducente perchè in questo modo si danneggiano gli interessi dell’economia serba e questo si riflette ai minori recavi fiscali dello Stato”, ha detto Veselinovic.
“Inoltre, Veselinovic ritiene che sia contraproducente anche il fatto che il Governo offre sovvenzioni alte ai datori di lavoro, e che dall’altra parte non vuole investire nelle aziende in ristrutturazione per aiutarle a funzionare bene. Noi come sindacato abbiamo proposto che ad alcune aziende in ristrutturazione venga consentito di operare con la compartecipazione dei lavoratori, però non è stato accettato. Ci sono soldi per le sovvenzioni delle aziende estere, però per gli investimenti nella produzione nazionale non ci sono. Questo è completamente contraproducente e non è logico dal punto di vista economico”, conclude Veselinovic.
(Danas, 18.03.2016.)