Regole certe per tutelare la crescita economica: il contributo della Guardia di Finanza alla Serbia

La cooperazione tra  i Paesi non passa solo attraverso investimenti e accordi economici, ma ancora di più con il trasferimento di competenze, lo scambio di esperienze, il confronto nel misurarsi con problematiche simili, già affrontate e risolte da un altro Paese pronto a condividere quanto appreso e divenuto patrimonio delle sue istituzioni. In questo senso la scelta di incardinare a Belgrado ufficiali esperto della Guardia di Finanza ha rappresentato per le controparti serbe che con essi si sono relazionati (dogane, amministrazione fiscale, apparati di sicurezza, legislatori, uffici di salute pubblica e così via) l’opportunità di assorbire le migliori soluzioni per perseguire una crescita economica sana, un mercato realmente concorrenziale, l’equità fiscale e la tutela dei consumatori. Di questa esperienza della Guardia di Finanza in Serbia, oramai ventennale, abbiamo parlato con il colonnello Giacinto Capone, già da due anni accreditato a Belgrado, come anche in Bosnia Erzegovina e Macedonia del Nord. 

Quali sono i benefici che un’economia in fase di transizione e di crescita economica, soprattutto in alcuni settori, come quella serba potrebbe ottenere da maggiori controlli sulle attività economiche?

In linea di ragionamento generale, l’introduzione di maggiori controlli sulle attività economiche in un’economia in fase di transizione e di crescita, potrebbero generare benefici effettivi, se ben concepiti e basati su principi di buona governance e applicati in modo imparziale. Essi potrebbero determinare, dunque, varie utilità, tra le quali:

  • Maggiore trasparenza: controlli più stringenti possono garantire che le imprese operino in maniera trasparente, riducendo la possibilità di corruzione, frode e altre attività illegali che possono minare la fiducia nel sistema economico;
  • Equità nel mercato: con una regolamentazione chiara e controlli efficaci, tutte le imprese sono soggette alle stesse regole, prevenendo concorrenza sleale e garantendo un campo di gioco equo per tutti gli attori economici;
  • Attrazione di investimenti esteri: gli investitori esteri tendono a preferire mercati dove esiste una chiara regolamentazione e dove i loro investimenti sono protetti. I controlli possono quindi aumentare la fiducia degli investitori esteri e attirare più capitali stranieri;
  • Stabilità finanziaria: i controlli possono ridurre il rischio di crisi finanziarie, garantendo una maggiore stabilità all’intero sistema economico;
  • Protezione dei consumatori: specifici controlli sulle attività economiche possono assicurare che i consumatori fruiscano di prodotti e servizi di qualità, prevenendo frodi e proteggendo la salute e la sicurezza pubblica;
  • Incremento delle entrate fiscali: maggiori controlli possono ridurre l’evasione fiscale e assicurare che le imprese paghino le tasse dovute, aumentando le entrate dello Stato e finanziando servizi pubblici essenziali.

L’economia sommersa vale oltre il 20% del Prodotto Interno Lordo serbo. Nel 2017, con un PIL nazionale poco oltre i 44 miliardi di dollari, veniva stimata toccare il 22%, mentre nel 2021, con un PIL che ha superato i 63 miliardi di dollari, alcune ricerche la riducono a poco oltre il 20%, che in termini reali significa che il volume complessivo del fenomeno è passato da circa 9 miliardi di dollari a circa 12,5 miliardi di dollari, dunque con un aumento di oltre il 25% in termini reali in pochi anni. In questo contesto quali aspetti dell’esperienza italiana nel campo della lotta al sommerso ritiene rilevanti per la Serbia?

L’evasione fiscale costituisce un grave ostacolo allo sviluppo economico perché distorce la concorrenza e l’allocazione delle risorse, mina il rapporto di fiducia tra cittadini e Stato e penalizza l’equità, sottraendo spazi di intervento a favore delle fasce sociali più deboli. Da qui l’importanza dell’azione “chirurgica” svolta dalla Guardia di Finanza in Italia contro gli evasori totali e i frodatori. Contrastare l’evasione fiscale vuol dire contribuire alle prospettive di ripresa e di rilancio dell’economia di un Paese e favorire una più equa ripartizione del prelievo impositivo tra i cittadini (“pagare tutti per pagare di meno”).

La lotta all’economia sommersa è una sfida complessa che richiede un approccio multifattoriale. L’Italia, avendo una lunga storia di lotta all’evasione fiscale e all’economia sommersa, ha maturato nel corso degli anni diverse strategie ed esperienze che potrebbero essere utili. Da rimedi di natura tecnologica, quali il sistema di fatturazione elettronica, obbligatorio per molte transazioni commerciali, e l’uso di big data e analisi predittiva per identificare comportamenti sospetti, agli interventi di politica fiscale come l’introduzione di regimi fiscali agevolati che riducono l’onere fiscale per le piccole attività nonché programmi di “voluntary disclosure” che possono permettere a chi ha evaso di regolarizzare la propria posizione con sanzioni ridotte. Considerando la sua specifica realtà economica e sociale, la Serbia potrebbe valutare quali di questi aspetti sono più adatti al contesto locale e come adattarli per massimizzare l’efficacia nella lotta all’economia sommersa.

D’altro canto la Guardia di Finanza inquadra circa 60.000 militari, mentre la polizia fiscale serba si attesta a poche centinaia di addetti. In quali ambiti la GdiF potrebbe addestrare il personale serbo?

Come già anticipato, la Guardia di Finanza ha implementato, nel corso del tempo, delle proficue politiche di cooperazione allo sviluppo e di capacity building a beneficio delle Autorità di Law Enforcement e dei Collaterali Organi di Polizia di numerosissimi Paesi del Mondo. In tale ambito, il Corpo, con la sua vasta esperienza e competenza, offre un’ampia gamma di programmi di formazione e addestramento. Tale formazione avviene attraverso programmi di scambio, seminari, corsi specializzati e altre iniziative congiunte. Ecco alcune aree in cui la G.di F. potrebbe contribuire:

  • investigazioni fiscali: addestrare il personale su come condurre indagini fiscali complesse, interpretare le evidenze contabili, riconoscere le varie forme di evasione e frode fiscale, e utilizzare strumenti e tecnologie avanzate per tracciare transazioni sospette;
  • investigazioni contabili: trasmettere le competenze su come eseguire audit fiscali, valutare la conformità fiscale delle imprese e individuare anomalie nei bilanci e nelle dichiarazioni fiscali;
  • contrasto alla contraffazione: la G.di F. ha sviluppato una notevole esperienza nella lotta alla contraffazione di beni e servizi;
  • contrasto al riciclaggio di denaro: formazione su come identificare e perseguire casi di riciclaggio di denaro, con particolare attenzione ai flussi finanziari internazionali e alle tecniche di occultamento. Il monitoraggio dei flussi finanziari è il metodo più efficace per individuare i capitali di origine illecita, prevenendo e contrastando forme di riciclaggio in grado di inquinare l’economia legale e di alterare le condizioni di concorrenza;
  • tecniche di intelligence finanziaria: addestrare il personale sull’uso di strumenti di intelligence per raccogliere informazioni, analizzare grandi quantità di dati e identificare reti criminali che operano nell’economia sommersa;
  • contrasto alla corruzione: la G.diF. ha esperienza anche nella lotta alla corruzione all’interno delle Istituzioni pubbliche. La corruzione altera le regole della sana competizione tra imprese, danneggia gli onesti e fa aumentare i costi dei servizi pubblici, a danno della loro efficienza. Contrastare la corruzione vuol dire rilanciare l’economia. Rilanciare l’economia significa garantire il nostro futuro e, soprattutto, quello dei nostri figli. Combattere la corruzione significa affermare la meritocrazia e la sana concorrenza tra le imprese, a vantaggio della qualità dei servizi offerti e delle opere realizzate;
  • tecniche di indagine informatica: data la crescente digitalizzazione delle transazioni economiche, è fondamentale formare il personale sulle indagini informatiche e sulla forense digitale.

La lotta alle contraffazioni e alle manipolazioni alimentari è un fiore all’occhiello della Guardia di Finanza, un esempio di come perseguire un crimine tuteli la corretta concorrenza e la salute dei consumatori. Quali spazi vede in Serbia in questa area di competenza della GdiF e quali proposte avanzerebbe?

In generale, la contraffazione è un moltiplicatore d’illegalità. Alimenta i circuiti sommersi del lavoro nero, dell’evasione fiscale, del riciclaggio, della criminalità organizzata. Contrastare efficacemente la contraffazione vuol dire anche salvaguardare il tessuto produttivo di un Paese particolarmente esposto ai suoi effetti dannosi. Così come contrastare la contraffazione contribuisce a creare le condizioni per rafforzare la competitività delle aziende a livello internazionale.

La produzione e la commercializzazione di prodotti contraffatti sono fonte di significative perdite di gettito fiscale, che si traducono in una diminuzione della crescita del Paese e in una riduzione dei servizi pubblici per i cittadini. Chi compra merce falsa mette a rischio la propria salute. La contraffazione e il commercio di prodotti non genuini e insicuri danneggiano il mercato, sottraendo opportunità e lavoro alle imprese che rispettano le regole. I cittadini onesti, le imprese e i professionisti che rispettano le regole possono trovare nella Guardia di Finanza un sicuro punto di riferimento. Il contrasto alle filiere illecite del falso Made in Italy, ad esempio, assume valore strategico e mira alla tutela delle produzioni nazionali che si contraddistinguono per l’alta qualità.

In questo ambito, tutelare il settore agroalimentare dai fenomeni di contraffazione significa salvaguardare uno dei simboli dell’Italia e della Serbia nel mondo. La pirateria agroalimentare è spesso connessa ad altri illeciti economico-finanziari, quali le frodi in danno del bilancio dell’Unione Europea, la contraffazione dei marchi industriali, l’evasione fiscale, il lavoro nero e le frodi ai danni del sistema previdenziale.

Infine, contrastare la diffusione di prodotti non conformi rispetto agli standard di sicurezza significa contribuire a garantire una protezione efficace dei consumatori e un mercato competitivo ove gli operatori economici onesti possano beneficiare di condizioni eque di concorrenza. La violazione dei diritti di proprietà intellettuale costituisce un’attività illecita estremamente lucrativa per le organizzazioni criminali e genera notevoli danni per l’economia. Il Corpo è in grado di colpire, nella loro globalità, tutti quei fenomeni che costituiscono ostacolo alla crescita e alla realizzazione di un mercato pienamente concorrenziale su cui basare lo sviluppo di una società più equa ed attenta ai bisogni di ciascuno.

La Guardia di Finanza si appresta a celebrare, nel 2024, i 250 anni dalla sua fondazione. Da quasi vent’anni è distaccato in Serbia un suo Ufficiale esperto, che collabora con le istituzioni locali al fine di migliorare l’ambiente economico. Ci può presentare le peculiarità del suo Corpo e le attività svolte in Serbia?

La Guardia di Finanza ha competenze specifiche nel settore economico-finanziario e svolge compiti di polizia giudiziaria, amministrativa e di pubblica sicurezza. È stata istituita nel 1774, durante il regno di Vittorio Amedeo III di Savoia. La Guardia di Finanza è la Polizia Economico-Finanziaria italiana e dell’Unione Europea, ad ordinamento militare, direttamente dipendente dal Ministro dell’Economia e delle Finanze.

Nella propria proiezione operativa seleziona gli obiettivi di controllo attraverso una prodromica attività d’intelligence e di controllo economico del territorio, valorizzando le analisi di rischio e le iniziative progettuali della Componente speciale. Collabora con l’Autorità giudiziaria, penale e contabile, ivi compresa la Procura europea. Pertanto, tutela gli interessi economici, finanziari e patrimoniali non solo dell’Italia, ma anche dell’Unione Europea, con una molteplicità di competenze.

La presenza del Corpo della Guardia di Finanza in territorio estero è un ambito operativo necessario per fronteggiare gli illeciti economico-finanziari sempre più di natura transnazionale e ha portato a un potenziamento del network di cooperazione che vede operare Ufficiali Esperti, di Collegamento e personale di supporto presso le rappresentanze diplomatiche italiane, Organizzazioni internazionali o Organi collaterali stranieri di 75 Paesi del mondo. Un ruolo strategico che punta a rafforzare la cooperazione internazionale e l’interscambio informativo tra omologhi Organismi esteri per contrastare l’evasione e l’elusione fiscale, il riciclaggio di denaro sporco, il finanziamento del terrorismo, la corruzione, il contrabbando, le frodi, l’immigrazione irregolare e i traffici di armi, stupefacenti e prodotti contraffatti. Un impegno investigativo che mira a consolidare il ruolo primario costruito nel tempo dalle Fiamme Gialle oltre i confini nazionali, grazie alle sue competenze esclusive in ambito economico-finanziario sia in mare che sulla terraferma.

Quali sono i principali risultati raggiunti in questi anni dalla collaborazione tra Guardia di Finanza e Istituzioni serbe?

La Guardia di Finanza ha stretto rapporti di collaborazione con molte Nazioni per condividere le proprie competenze in materia di controllo economico-finanziario. Il Corpo svolge un ruolo fondamentale nella tutela dell’economia e della finanza in Italia e, grazie alla sua esperienza e specializzazione, è richiesta per collaborare con tantissime Istituzioni straniere per promuovere la legalità e la trasparenza a livello internazionale. La prevenzione e il contrasto degli illeciti economico-finanziari determinano sempre più la proiezione oltreconfine delle attività del Corpo, quale effetto sia della dimensione transnazionale assunta dalla criminalità organizzata, sempre pronta a sfruttare le opportunità offerte dalla globalizzazione, sia per la strategia che la medesima adotta, delocalizzando all’estero i proventi delle proprie attività illecite, nel tentativo di minimizzare il rischio relativo alle attività di sequestro e confisca.

Il Corpo assume – dunque – un ruolo preminente, quale forza di polizia economico-finanziaria a competenza generale, valorizzando le mirate azioni di contrasto intraprese in ambito domestico e internazionale attraverso una piena ed efficace collaborazione con le Autorità di Law Enforcement nazionali ed estere.

In Serbia, come in altri Paesi, l’obiettivo di questa collaborazione ha riguardato e riguarda:

  • la formazione, fornendo in questi anni supporto formativo alle Istituzioni serbe sulle tecniche di investigazione finanziaria, sulla lotta all’evasione fiscale e sulla prevenzione delle frodi. Solo nel 2023, nell’ambito delle ordinarie iniziative di cooperazione allo sviluppo e di capacity building svolte a beneficio delle Autorità locali, sono stati erogati dalla Scuola di Polizia Economico Finanziaria, i corsi in modalità e-learning:
  • International policies to fight money laundering and terrorist financing;
  • Economic and financial strategies for targeting criminal assets to reduce organised crime;
  • Tax and crime global project – basic training,

ai quali hanno partecipato 25 funzionari della Tax Police, dell’Amministrazione per la Prevenzione del Riciclaggio e dell’Agenzia delle Dogane della Repubblica di Serbia;

  • lo scambio di informazioni, in accordo con le Convenzioni internazionali per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte dirette e indirette nonché delle intese tecniche (memorandum of understanding) per accelerare lo scambio informativo. Attualmente sono in vigore un Memorandum d’Intesa per lo scambio informativo con la Tax Police e un MoU, con finalità addestrative, con il Ministero della Giustizia. Sono in corso di definizione le procedure per stipulare un MoU con l’Agenzia delle Dogane della Repubblica di Serbia;
  • progetti congiunti, collaborazioni ad hoccon le Autorità serbe nell’ambito di operazioni e mirati a migliorare l’ambiente economico e a garantire una maggiore sicurezza finanziaria nel Paese.

La Serbia è fortemente impegnata nell’iniziativa politica ed economica denominata “Open Balkan”, la quale intende migliorare il commercio e la cooperazione tra i paesi aderenti, al momento Albania e Macedonia del Nord, oltre alla stessa Serbia. Quali opportunità e quali complessità vede nello sviluppo di un modello che dovrebbe semplificare la circolazione di merci e persone nei paesi coinvolti?

L’iniziativa “Open Balkan” è certamente un passo significativo verso la creazione di un’area di libero scambio nei Balcani, mirando a facilitare la circolazione di merci, servizi, capitali e persone tra i Paesi partecipanti. L’obiettivo principale è quello di promuovere la cooperazione regionale, stimolare lo sviluppo economico e attrarre investimenti, in quanto un mercato integrato potrebbe portare ad un aumento del commercio intra-regionale, sostenendo la crescita economica nei Paesi coinvolti.

Per altro verso, una maggiore integrazione economica può rendere la Regione più attraente per gli investitori esteri, grazie alla semplificazione delle procedure commerciali e ad un mercato più ampio e la collaborazione potrebbe favorire l’innovazione e lo sviluppo tecnologico, grazie alla condivisione di conoscenze e risorse. La facilitazione della circolazione delle persone può portare a un mercato del lavoro più flessibile e dinamico, consentendo una migliore allocazione delle risorse umane. Le complessità afferiscono alle possibili divergenze tra i Paesi aderenti, in termini di politiche economiche, legislazioni nazionali e interessi, che potrebbero rappresentare ostacoli all’integrazione, così come la mancanza di infrastrutture adeguate e di connettività potrebbe limitare gli scambi commerciali e gli investimenti nella Regione. Pertanto, sebbene l’iniziativa “Open Balkan” offra molte opportunità di sviluppo economico e integrazione regionale, è anche accompagnata da diverse sfide e complessità. La realizzazione del suo pieno potenziale dipenderà dalla capacità dei Paesi partecipanti di superare queste sfide e di lavorare insieme in modo costruttivo per il bene comune della Regione. La gestione efficace delle complessità richiederà impegno, dialogo e compromessi tra i Paesi aderenti.

Da circa due anni vive in Serbia. Al di là del suo ruolo e delle interlocuzioni istituzionali, da straniero, quali peculiarità percepisce dell’ambiente economico serbo?

La Serbia ha fatto significativi progressi economici e riforme strutturali negli ultimi anni, mirando ad allinearsi con gli standard dell’Unione Europea, anche se il processo di adesione è ancora in corso. Mi pare che in questo periodo, il Paese abbia mostrato segni di stabilità e crescita economica, con particolare forza nei settori dei servizi e della produzione. Anche il settore agricolo è un importante motore dell’economia e l’industria IT è in rapida crescita. Infatti, sono state implementate politiche favorevoli per attrarre aziende tecnologiche e start-up.

Ma ciò che emerge visibilmente sono i notevoli investimenti diretti esteri attratti, spesso incentivati da condizioni fiscali favorevoli e costi del lavoro relativamente bassi. Invero, la forza lavoro è ben istruita, con una buona conoscenza delle lingue straniere. Gli investimenti in infrastrutture, inclusi trasporti ed energie rinnovabili, sono sotto gli occhi di tutti, basti pensare all’area di Waterfront sul fiume Sava.

La mentalità imprenditoriale dei giovani, in generale, appare in crescita, con un aumento del numero di piccole e medie imprese. In sintesi, mi pare che la Serbia presenti un ambiente economico molto interessante, con numerose opportunità ma anche alcune sfide.

Il Colonnello Giacinto Capone è Attachè della Guardia di Finanza presso l’Ambasciata d’Italia in Serbia dal 2021 con accreditamento secondario in Bosnia Erzegovina e Macedonia del Nord.

Nel corso della sua carriera ha ricoperto importanti ruoli nel contrasto alla criminalità organizzata come quelli di comandante di sezione dello SCICO (Servizio Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizzata è un reparto speciale della Guardia di Finanza) e comandante della seconda e quarta sezione gruppo investigativo a Palermo. Ha guidato i presidi territoriali della GdF in varie parti d’Italia.

Docente in corsi universitari, corsi di specializzazione e master, vanta le lauree in legge e in economia e amministrazione, numerosi master e dal 2019 è commercialista abilitato. Da giugno 2023 è anche esperto dell’Amministrazioen Fiscale di Serbia per il Capitolo 16 dei negoziati di accesso all’Unione europea in tema di tassazione, elusione ed evasione fiscale, uso improprio di società di comodo.   

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