Lo spoglio parziale del referendum sulla Festa del 9 gennaio nella Repubblica serba di Bosnia decreta un successo schiacciante per i fautori del si.
Secondo i risultati emersi nelle prime ore dello spoglio della consultazione referendaria tenutasi ieri, domenica 25 settembre, nella Repubblica serba di Bosnia di Serbia, il 99.79% dei votanti si è dichiarato a favore della celebrazione della festa nazionale annuale il 9 gennaio, respingendo il parere espresso in merito dalla Corte Costituzionale di Bosnia. Il dato è stato comunicato a seguito dello scrutinio del 71% delle schede.
Dopo la chiusura dei seggi, il Presidente della Repubblica serba di Bosnia, Milorad Dodik, promotore del referendum che ha esacerbato i contrasti tra le differenti comunità etniche nel paese, ha trionfalmente arringato una folla di più di 1000 persone in un raduno presso la città di Pale: “oggi abbiamo scritto un’altra gloriosa pagina della nostra storia, avevamo detto che stiamo lottando per la libertà, per i diritti della Repubblica. Non si tratta di giocare ad essere eroi, non ha a che fare con la rabbia, ma con la gente. Ecco perché devo annunciare qui che il referendum di oggi è stato un successo”.
La decisione di indire il referendum è stata determinata da una sentenza con la quale la Corte, lo scorso anno, aveva dichiarato incostituzionale l’annuale Giornata della Repubblica Serba, fissata in data 9 gennaio, in quanto discriminatoria nei confronti dei cittadini non serbi. Il 9 gennaio del 1992 i serbi di Bosnia proclamarono la nascita della Repubblica Serba, atto che i bosniaci musulmani interpretano come segnale della guerra che sarebbe scoppiata di lì a poco. La comunità internazionale, capeggiata da UE e USA, ha fortemente osteggiato il referendum, considerandolo una violazione degli accordi di Dayton che a quella guerra avevano posto fine.
Il referendum è stato vietato dalla Corte costituzionale dello stato e i politici bosniaci ne hanno chiesto il boicottaggio, esprimendo la preoccupazione secondo cui l’iniziativa potrebbe anticipare una votazione sulla secessione della Repubblica dalla Bosnia-Erzegovina.
Su circa 1,2 milioni di persone aventi diritto al voto, l’affluenza registrata è stata tra il 56 e il 60%, secondo il presidente della commissione per il referendum, Sinisa Karan.
RTRS TV ha riferito che nel villaggio di Kula i residenti, per lo più bosniaci, hanno bloccato, domenica mattina, l’entrata di un seggio elettorale. L’incidente è stato minimizzato da parte dei funzionari della Repubblica di Serbia, e i media locali hanno riferito le parole di Sinisa Karan secondo cui la votazione si è svolta senza alcuna irregolarità.
Nura Begovic, vice-presidente dell’organizzazione bosniaca delle vittime di guerra “Donne di Srebrenica”, ha definito il referendum come un duro colpo inferto alle vittime e alle loro famiglie, secondo quanto riferisce il sito web Klix.ba (la città di Srebrenica, presso la quale più di 7.000 bosniaci trovarono la morte per mano delle forze serbo-bosniache nel 1995, si trova nella Repubblica di Serbia). Secondo Begovic il referendum rientrerebbe nella strategia messa in campo da Dodik per ottenere sostegno e consenso in vista delle prossime elezioni locali.
Anche il sindaco di Srebrenica, Camil Durakovic, ha manifestato la propria opposizione al referendum, definendolo un “piccolo sondaggio” e criticando la spesa sostenuta per la sua organizzazione. Tuttavia, il Primo Ministro della Repubblica serba, Zeljka Cvijanovic, si è dichiarata orgogliosa dell’impegno dimostrato dai cittadini nell’occasione.
(BalkanInsight, 25.09.2016)
http://www.balkaninsight.com/en/article/republika-srpska-referendum-early-results-09-25-2016
This post is also available in: English