La Serbia è regredita nel processo di armonizzazione della sua politica estera con l’UE. Lo dice il rapporto della Commissione europea di ieri nell’ultimo pacchetto annuale sull’allargamento dell’Unione.
Nel documento si afferma inoltre che il tasso di conformità è “significativamente” diminuito, dal 64% dell’anno precedente al 45%, a causa del rifiuto della Serbia di rispettare le sanzioni comunitarie contro la Russia. Milan Igrutinović, ricercatore associato dell’Istituto per gli studi europei di Belgrado e Nikola Burazer, direttore del programma del Centro non governativo per la politica contemporanea, hanno parlato delle conseguenze che questo rapporto potrebbe avere per la Serbia, le possibili pressioni sul dialogo tra Kosovo e Serbia e la prospettiva europea della Serbia.
Igrutinović afferma che è quasi certo che non ci saranno aperture di nuovi cluster a dicembre se non ci saranno cambiamenti concreti nel posizionamento della Serbia. “Ciò si riferisce principalmente alle sanzioni contro la Russia. L’anno scorso, a dicembre, la Serbia ha aperto il cluster 4, dopo circa due anni di nulla. Una sorta di congelamento de facto dei negoziati è già sulla scena, la Serbia non sarà esclusa dai fondi di preadesione, ma i segnali negativi verso la politica serba si moltiplicano a Bruxelles e tra i rappresentanti europei. Lo si vede sul campo, sia nei rapporti tra Serbia e Kosovo, che tra Serbia e Bosnia ed Erzegovina, o in alcune delle richieste fatte alla Serbia, come l’esenzione dall’importazione di petrolio russo. La Serbia può aspettarsi conseguenze negative”, afferma Igrutinović.
Burazer ritiene dal canto suo che le conseguenze del mancato rispetto delle sanzioni dell’UE da parte della Serbia sulla Russia siano già visibili. “Il percorso europeo della Serbia è attualmente fermo. È illusorio parlare della prospettiva europea della Serbia fino a quando non sarà compiuto il passo dell’introduzione delle sanzioni. Questo è forse il test più importante per un Paese per vedere quanto sia pronto a condividere i valori dell’UE e sia d’accordo con i valori di quella comunità. Mettere la Serbia sulla mappa come un Paese che si rifiuta di rispettare le sanzioni alla Russia invia un brutto messaggio e un’immagine brutta della Serbia in tutti i sensi. Le conseguenze per la Serbia possono essere insondabili e superare il processo di integrazione nell’UE. L’UE come comunità è il partner commerciale più importante della Serbia e dà il maggior numero di investimenti. Tutto ciò è a rischio perché la Serbia non ha la volontà politica di armonizzarsi con l’UE”, afferma Burazer.
Il capo della diplomazia europea, Josep Borrell, ha affermato che il processo di adesione della Serbia all’Unione europea sarà “rallentato” se Belgrado non imporrà sanzioni alla Russia. Borrell ha detto alla televisione N1 che “il processo di adesione all’UE richiede l’allineamento con la sua politica estera”. “Nel rapporto della Commissione europea, vediamo che la Serbia, così come la Turchia, stanno tentennando sulla questione dell’allineamento con la politica estera dell’UE. Il calo di allineamento combinato con le strette relazioni con il regime di Putin significa che non c’è altra scelta che segnalare un declino dell’allineamento all’interno del Capitolo 31”, ha detto Borrell. Lo stesso Borrell ha anche affermato che “non c’è una scadenza” entro la quale la Serbia deve introdurre sanzioni contro la Russia e ha aggiunto che la Serbia “deve seguire la politica estera dell’UE”.
https://www.021.rs/story/Info/Srbija/319687/Nepovoljan-izvestaj-EK-Koje-su-posledice-po-Srbiju.html
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