Le lacune nel mercato del lavoro interno della Serbia, create dalla partenza di abili artigiani e professionisti, vengono colmate dagli stranieri, per lo più provenienti da Paesi asiatici. Solo lo scorso anno sono stati rilasciati circa 23.000 permessi di lavoro e da quando la legge sull’occupazione degli stranieri è entrata in vigore in Serbia alla fine del 2014, l’importazione di manodopera dall’estero è aumentata di anno in anno.
Nel solo 2021, il Servizio nazionale per l’impiego (NSZ) ha rilasciato circa 23.000 permessi di lavoro, quasi il doppio rispetto all’anno precedente, quando, secondo i dati ufficiali, in Serbia c’erano 12.300 lavoratori stranieri. Almeno un altro 30% però dovrebbe essere aggiunto ai numeri ufficiali, a causa dei lavoratori che sono assunti “in nero”, secondo il Sindacato dei lavoratori edili della Serbia.
Il presidente del Sindacato, Sasa Torlakovic, dichiara che esiste un gran numero di lavoratori non registrati, i quali vengono “tirati dentro” dai datori di lavoro oltre a quelli che hanno uno status legale, quindi è impossibile determinare veramente quanti siano gli stranieri impiegati in Serbia.
Secondo lui, la maggior parte degli stranieri lavora nell’edilizia, ma ultimamente sono comparsi anche lavoratori nella ristorazione e nei servizi. “L’edilizia la fa da padrona, perché partecipa con il 20% al PIL. È una forza lavoro non professionale che lavora per 300 euro. Ora questa è la situazione, ma non ho dubbi che con il tempo inizieranno ad arrivare ingegneri e operai specializzati, perché l’Europa ha costantemente bisogno dei nostri lavoratori”, ha affermato Torlakovic.
Secondo lui le ragioni che inducono a importare lavoratori dall’estero sono i bassi salari che i datori di lavoro offrono a quelli del posto: “La nostra gente semplicemente non accetta un lavoro ad alto rischio come quello edile, dove si lavora 12 ore al giorno, per uno stipendio medio di 54.000 dinari. I lavoratori provenienti da Cina, India, Vietnam e altri Paesi asiatici lavorano invece per 300 euro al mese. È normale che per i datori di lavoro sia conveniente, poiché con tali stipendi hanno guadagni e profitti più alti”.
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