La regolarizzazione dei serbi che lavorano all’estero viene annunciata da anni ma finora niente di concreto.
Solo quando avviene un incidente nei cantieri edili all’estero e quando si scopre che gli operai serbi ci lavoravano illegalmente, le autorità si ricordano che si tratta di un ambito non coperto da alcuna legislazione, ovvero che nessuno ne ha giurisdizione .
Oggi, Il Ministro del Lavoro, dell’occupazione, delle questioni sociali e dei veterani, Aleksandar Vulin annuncia una modifiche alla legge inerente il lavoro all’estero, attraverso una regolamentazione completa grazie a un accordo con i paesi in cui i nostri operai vanno a lavorare. “La legislazione deve essere cambiata e cambierà”, ha detto Vulin .Un gruppo di lavoro è già stato istituito e comprende le parti sociali, i sindacati e i datori di lavoro, nonché i rappresentanti dell’Ispettorato del lavoro, il Ministero dell’Interno, il Ministero degli Affari Esteri. “Realizzeremo norme pertinenti per quanto riguarda le agenzie di lavoro, ma senza uno sforzo più ampio della società e senza la conclusione di opportuni accordi con i paesi in cui la nostra gente lavora, non ci potrà essere alcun risultato. Praticamente abbiamo solo un distaccato con la Germania e due accordi sull’occupazione con la Bosnia e la Bielorussia, ma per quanto soo,sulla base di questi due accordi finora non è stato assunto nessuno”, ha detto Vulin.
La Camera di Commercio della Serbia ha presentato una proposta ai ministeri competenti per sviluppare un registro che può permettere un migliore controllo dei datori di lavoro attraverso i quali i nostri operai vanno a lavorare all’estero. A giudizio del segretario dell’Associazione per l’industria delle costruzioni e materiali da costruzione Viktor Kobjerski, il modo migliore per determinare le condizioni in questo settore sarebbe la creazione di una licenza aziendale e del registro dei datori di lavoro. Bisogna che questo registro contenga tutte le solvibilità delle quali l’azienda dispone affinché si sappia che un uomo non può cambiare aziende, come nell’Agenzia dei Registri Commerciali, dove una persona può registrare 5 o 10 società”, rimarca l’interlocutore di Dnevnik.
“Oggi nessuno verifica in quali condizioni la nostra gente lavora all’estero e se vi sono rispettati gli accordi firmati nella Serbia. Lui sottolinea anche che nella Federazione russa i costruttori della Serbia ci lavorano illegalmente da 20 anni e aggiunge che ci sono dei casi in cui i datori di lavoro russi confiscano i passaporti agli operai serbi, non versano a loro gli stipendi come regolarmente pattuito dal contratto, riducono la somma di denaro e ci sono anche quelli che alla fine ai lavoratori non pagano neanche un euro. I lavoratori non sono legalmente protetti, non hanno assicurazione sanitaria e in caso di incidente sul posto di lavoro devono pagare le proprie spese. “Questi problemi sono sempre presenti e purtroppo si presta attenzione ad essi solo quando accade un incidente. Non ci sono i dati che testimoniano quanti nostri costruttori operano illegalemnte, ma secondo i dati non ufficiali più di 10.000 dei nostri cittadini lavorano in nero”, ha detto Kobjerski.
Al Servizio nazionale per l’occupazione indicano che i cittadini della Serbia possono andare a lavorare in un altro paese, certi che i loro diritti non saranno compromessi, solo sulla base di offerte regolamente presentate da parte del datore di lavoro straniero .Essi aggiungono che i lavoratori immigrati sono sempre esposti a un rischio di non essere pagati, a partire dal pagamento dei contributi per l’assicurazione sociale obbligatoria fino all’assenza di retribuzione e al rischio di subire un trattamento schiavistico.
(Dnevno, 17.02.2015)