Quale destino per le aziende in ristrutturazione?

Manca meno di un mese al 15 maggio, giorno fissato dalla Corte Costituzionale come termine ultimo per il finanziamento pubblico delle aziende statali in ristrutturazione. Per alcune di queste si profila il fallimento, per altre la speranza sta nel trovare partner commerciali.

Nel novembre 2012 la Corte Costituzionale ha stabilito che dopo il 15 maggio lo Stato non potrà più proteggere tali aziende, stanziando soldi pubblici per coprire i loro debiti, cosicché i creditori potranno richiedere i pagamenti delle obbligazioni alle ditte stesse, che però non sono in grado di far fronte a tali impegni. Ciò comporterà naturalmente l’apertura della procedura di fallimento. Il problema è enorme, perché in ballo ci sono più di 150 aziende che danno lavoro a oltre 50.000 persone: se queste ultime rimarranno senza occupazione, la situazione – dal punto di vista sociale – diventerà quasi insostenibile, in un Paese in cui la disoccupazione supera il 22% e in cui è già stato annunciato un ridimensionamento del settore pubblico.

Un destino che sembra segnato, ma non per tutti

Un esempio lampante della drammaticità della situazione arriva da Krusevac: qui quattro aziende (Trajal korporacija, 14. Oktobar, FAS e Branko Perisic) attendono un quasi sicuro fallimento, il che lascerebbe a casa 3700 operai, con un duro colpo per la cittadina della Serbia Centrale. Secondo il sindacalista locale Milenko Mihajlovic, la soluzione non può essere trovata in interventi di tipo sociale, ma nella creazione di nuovi posti di lavoro. Non tutte le aziende in ristrutturazione potrebbero però essere condannate alla chiusura: quelle che troveranno un partner disposto a rilevarle e a rilanciarle sul mercato, potranno continuare le loro attività. Zeljko Sertic, presidente della Camera di commercio serba, ha oggi dichiarato in un’intervista che numerose aziende in ristrutturazione hanno cercato soci commerciali attraverso l’aiuto della Camera o di organizzazioni non governative.

In cerca di una soluzione

Il Ministro dell’Economia Igor Mirovic ha dichiarato che si sta cercando una soluzione che prolunghi la scadenza decisa dalla Corte Costituzionale: un gruppo di lavoro incaricato dal dicastero di Mirovic sta preparando “emendamenti alla legge, in particolare alla legge sulle privatizzazioni, in vista dell’adozione della nuova normativa, che dovrebbe essere approvata entro la metà di giugno, per cui le aziende in ristrutturazione sarebbero suddivise in tre gruppi”. I gruppi separeranno le aziende che andranno in fallimento da quelle che avranno la possibilità di trovare partner commerciali: stando a quanto detto dal Ministro, una su tre dovrebbe avere questa opportunità.

Aziende pubbliche: un problema che ha radici più profonde

Il problema delle ditte statali in Serbia non riguarda però solo quelle in ristrutturazione. Proprio oggi il Ministero delle Finanze ha diffuso i dati sull’indebitamento di alcune società pubbliche. Nel 2013, le sette maggiori aziende hanno accumulato da sole debiti per 51 miliardi di dinari. La peggiore è di gran lunga stata Srbijagas, con perdite per 40 miliardi di dinari. Oltre alle aziende statali, poi, i debiti che pesano sulle casse dello Stato sono arrotondati da centinaia di aziende fondate dalle amministrazioni locali. Vucic ha già annunciato un giro di vite su queste società, sostenendo che non è possibile che abbiano realizzato perdite in regime di monopolio e sottolineando l’inadeguatezza del management che le ha guidate. In realtà la situazione è probabilmente più complessa: secondo Sertic, negli ultimi quindici anni nessuno ha risolto questo problema (come avrebbe dovuto essere fatto) e la Serbia è rimasta molto indietro rispetto agli altri Paesi della regione riguardo alle normative, che ora dovranno essere adeguate agli standard internazionali. In ogni caso, una soluzione deve essere trovata al più presto, se non altro per permettere al Paese di ottenere il prestito promesso dalla Banca Mondiale, fondamentale in questo momento di crisi.

Infatti, il rappresentante serbo della Banca mondiale, Dusan Vasiljevic, durante la conferenza “Come salvare le imprese pubbliche” ha dichiarato che la condizione principale della BM per consentire il prestito di 230 milioni dollari alla Serbia non è l’adozione delle leggi sulla privatizzazione e sul fallimento, ma la soluzione del problema delle società in ristrutturazione.

Vasiljevic ha detto anche che le società in fase di ristrutturazione annualmente segnalano una perdita tra 250 e 300 milioni di euro, ma che le perdite accumulate verso le imprese dello Stato sono ancora più alte. Sempre durante la stessa conferenza l’economista Milojko Arsic ha sottolineato che molte società in ristrutturazione, su 153 in totale, sono insolventi. “Una società su tre ha la possibilità di sopravvivere o di trovare un nuovo proprietario, perché  molte stanno ferme, con troppi debiti e gli immobiliari devastati e ci sono quelle che sono state privatizzate più volte senza successo”, ha detto Arsic.

 

(Tanjug, Beta, RTS, B92, 16.04.2014)

preduzeca u restrukturiranju

 

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