Dopo i disordini di Podgorica, la situazione nella capitale si è normalizzata. I portavoce del Fronte Democratico (formazione all’opposizione, ndt), Andrija Mandić e Slaven Radunović, sono stati liberati e potranno difendersi in libertà. Đukanović punta il dito contro la Russia e i nazionalisti serbi.
Anche se la rabbia e l’esasperazione sono ancora evidenti sulle facce dei leader del Fronte Democratico, organizzatori delle proteste pacifiche che sabato sera intorno alle 22 si sono trasformate in incidenti tra polizia e cittadini, la situazione a Podgorica ha cominciato a normalizzarsi. Il consiglio comunale per la sicurezza e la difesa ha accusato il comportamento violento delle proteste valutando che avesse come obiettivo qualche attività extra istituzionale, un attacco alle istituzioni statali, un attacco alla polizia e il danneggiamento della proprietà e della vita delle persone.
Ieri sera, intorno alle 20, sono stati liberati Andrija Mandić, leader di “Nuova Democrazia Serba” e il suo collega di partito Slaven Radunović, che erano stati arrestati sabato sera dopo la fine della manifestazione quando è seguito il caos per le strade di Podgorica a causa dell’utilizzo di lacrimogeni e bombe sonore da parte della polizia, seguito a sua volta da un fuggi fuggi per i quartieri della capitale e pestaggio dei cittadini.
Nel pomeriggio di domenica, sono stati spostati dal centro di detenzione e ascoltati presso l’alto tribunale di stato per quanto riguarda i disordini scoppiati di fronte il parlamento. Mandić e Radunović, insieme ai colleghi del Fronte Democratico, sono convinti che da parte della polizia ci sia stato un abuso di forza e autorità. I funzionari del Fronte Democratico si sono riuniti davanti al tribunale richiedendo che i due leader venissero rilasciati.
All’uscita, Mandić e Radunović non hanno potuto nascondere l’amarezza per tutto quel che era successo a loro e ai loro sostenitori. “Continueremo a lavorare in modo ancor più decisivo, fino alla libertà. Questa cosa andrà avanti fino alla fine”. “Tutto quel che è stato detto da Mandić e Radunović rappresenta la posizione della presidenza del Fronte Democratico. Noi stiamo dietro ogni loro parola o virgola. Quindi, se hanno arrestato loro, dovevano arrestare anche noi”, afferma Predrag Bulatović, funzionario del Fronte Democratico.
Il tribunale indaga su Mandić e Radunović per crimini penali quali l’istigazione all’insurrezione contro l’ordine costituzionale, a causa del fatto che i manifestanti sarebbero stati incentivati ad intraprendere azioni d’effrazione violenta verso il parlamento montenegrino. Mentre il Fronte ha respinto tali accuse. “Consigliamo al tribunale di uscire dall’influenza di Đukanović“, dice Nebojša Medojević, che non nasconde la rabbia per l’uso indiscriminato della forza per le strade della capitale e per l’arresto dei suoi colleghi.
“Le dimostrazioni di domenica a Podgorica non erano contro la NATO, ma contro Đukanović. Le sue dimissioni e nuove elezioni secondo nuove regole sono imprenscindibili”, ha scritto in un tweet Doris Pak, ex capo della delegazione del parlamento europeo per il sud est Europa, la quale ha inoltre espresso il proprio pensiero sugli avvenimenti: “in Montenegro, paese candidato all’ingresso in UE, un premier autocratico ha messo se stesso al di sopra della legge”.
Nel corso delle proteste sono stati feriti 29 poliziotti, di cui uno in modo grave, mentre sono 26 i cittadini che hanno dovuto ricorrere all’assistenza sanitaria, hanno informato dagli uffici della polizia. Negli incidenti sono stati danneggiati 13 veicoli della polizia, sono state lanciate pietre contro diversi edifici tra cui l’ambasciata d’Albania e TV Pink. Sono stati riportati vetri frantumati in ben 26 edifici ed è stata svaligiata la gioielleria “Majdanpek”.
Il presidente del consiglio Milo Đukanović valuta che sia stato un tentativo di colpo di stato e che a livello politico non ci sono dubbi che la responsabilità ricada sugli organizzatori delle proteste.
“Sono responsabili gli organizatori delle proteste e per questo almeno a livello politico non ci sono dubbi” ha detto Đukanović in un’intervista rilasciata ieri sera per una televisione croata. Ha aggiunto che le proteste non sono esplose precedentemente in modo violento “perché la polizia e gli altri organi di sicurezza si sono trattenuti, questi dal 27 settembre fino a l’altra notte hanno sopportato stoicamente le provocazioni dei partecipanti alle proteste”.
“Ad un certo punto la situazione si è fatta brutalmente violenta, nel tentativo di occupare le istituzioni statali, quindi, nel tentativo di distruggere violentemente e in modo definitivo il governo per un cambio di corso della politica statale. E’ stato naturale che si arrivasse alla risposta della polizia che a mio avviso è stata in sintonia con la costituzione e l’ordine previsto dalla legge, così come da regolamento interno della polizia per simili circostanze” ha affermato Đukanović.
Alla domanda dei giornalisti che chiedevano chi ci fosse dietro la protesta ha detto che il fatto nuovo è che non ci sia la Serbia. “Quel che è nuovo è che la politica statale serba della Serbia né con un gesto, né con una parola, non ha influenzato i disordini politici. Purtroppo, non erano solo politici. Tuttavia, i circoli nazionalisti che si ispirano alla Grande Serbia continuano a farlo tutt’oggi. Continuano a falsificare ciò che è avvenuto ieri sera con articoli di giornale inventati o altre presentazioni, che distorcono la realtà dei fatti. Allo stesso modo non ci sono dubbi alcuni che la Russia abbia avuto ed abbia ancora un ruolo attivo nell’organizzazione delle proteste contro il governo di Podgorica”, ha affermato Đukanović.
Alla domanda se dietro le proteste ci fosse la Russia, Đukanović ha ricordato le ultime dichiarazioni ufficiali di Mosca in relazione al Montenegro, aggiungendo che per tali dichiarazioni non c’è bisogno di particolari interpretazioni. Ha infine aggiunto che è chiaro che l’obiettivo sia fermare l’integrazione europea ed euroatlantica del Montenegro.
(Vecernje Novosti, 04.11.2015)