“Protesta contro la dittatura”: il terzo giorno arrivano le richieste dei manifestanti

Per il terzo giorno consecutivo, le proteste di piazza contro quella che viene definita la “dittatura” del Primo Ministro e neo eletto Presidente serbo Aleksandar Vucic, hanno visto migliaia di manifestanti sfidare la pioggia e sfilare per le strade nelle città di Belgrado e Novi Sad, per esprimere il proprio dissenso nei confronti della contestata vittoria delle elezioni presidenziali di domenica scorsa del potente Primo Ministro.

Assembramenti di dimensioni minori, che hanno comunque visto la partecipazione di diverse centinaia di manifestanti, sono stati segnalati nelle città di tutta la Serbia. Sui social network le chiamate alla protesta vengono quotidianamente rinnovate sotto il nome di Protest Protiv Diktature (Protesta contro la dittatura). 

I manifestanti hanno reso nota ieri sera una lista di cinque richieste indirizzate al governo:

1. La sostituzione dei componenti della Commissione elettorale della Repubblica (RIK)
2. Sostituzione di tutti i membri del corpo che regola i media in Serbia (REM)
3. La sostituzione del capo del Parlamento, Maja Gojkovic, in considerazione della sua azione di “ostacolo” al lavoro del Parlamento.
4. Sostituzione dei capi della Radio e Televisione Nazionale della Serbia (RTS) a causa della loro presunta “polarizzazione” nei confronti del governo.
5. Revisione delle liste di voto, e aggiornamento della lista di coloro che sono registrati e in grado di votare.

Attraverso una dichiarazione scritta, il candidato alla presidenza Sasa Jankovic ha dichiarato il suo pieno sostegno alle proteste pacifiche. Jankovic ha inoltre esortato i manifestanti ad esercitare l’autocontrollo, avvertendo di essere stato accusato di “incitare artificialmente la violenza”: a suo parere, tale episodio rappresenta il segnale di una più pericolosa manipolazione degli eventi da parte del governo, che potrebbe andare fuori controllo.

“Vorrei invitare tutti i manifestanti a mostrare pace, calma e autocontrollo. Inoltre, si prega di documentare quali persone causano incidenti allo scopo di difendere la verità e in vista di azioni legali successive”, ha consigliato Jankovic, che ha ricoperto il ruolo di difensore civico in Serbia, nel suo comunicato stampa.

La Commissione elettorale (RIK) incaricata di sovrintendere le elezioni di domenica è composta da un presidente e 16 membri. Di queste 17 persone, il presidente, insieme ad altri sei membri, sono membri del Partito Progressista di cui Vucic è presidente (SNS). Altri due membri provengono dalle fila di partiti minori della stessa lista del SNS, cui i leader hanno manifestato apertamente il loro sostegno a Vucic prima delle elezioni presidenziali: il Partito dei pensionati (PUPS) e il Partito sociale e democratico serbo (SDPS). Altri tre membri della REC provengono da partiti della coalizione di governo, ed anche essi hanno sostenuto la candidatura del Primo Ministro – due dal Partito Socialista (SPS) e uno dell’Alleanza di ungheresi della Vojvodina (SVM). Ciò, evidentemente, significa che 12 dei 17 membri della REC, compreso il presidente, hanno sostenuto apertamente la corsa di Vucic verso la vittoria.

I restanti cinque membri della Commissione provengono da partiti con scarsa visibilità o del tutto assenti dalla campagna elettorale, tra cui un membro del Partito Socialdemocratico dell’ex presidente Boris Tadic (SDS), che non ha presentato affatto un candidato alle elezioni, e dal Partito Democratico (DS) , che pur non avendo un candidato ufficiale, ha sostenuto l’ex difensore civico Sasa Jankovic. Dosta je Bilo, il movimento guidato da Sasa Radulovic, ha un solo membro in commissione, ma Radulovic è riuscito a prendere a malapena l’1,3% dei voti. Questo significa che nessuno dei tre principali concorrenti di Vucic – Jankovic, Beli o Vuk Jeremic – hanno goduto di una qualche rappresentanza all’interno di un corpo governativo che si suppone debba esercitare una imparziale supervisione del processo elettorale.

La Presidentessa del Parlamento, Maja Gojkovic (del partito SNS) ha sospeso le attività del Parlamento un mese prima delle elezioni, disposizione che è stata ampiamente interpretata come un tentativo di mettere a tacere l’opposizione e privare il paese del controllo parlamentare.

La copertura mediatica delle elezioni è stata inoltre palesemente di parte, a favore del candidato Vucic nel periodo precedente alle elezioni, e manifestanti si erano già riuniti davanti alla sede dell’emittente televisiva di stato RTS nel corso della prima notte delle proteste. La ricerca condotta da Transparency Serbia e dagli altri organismi di controllo multimediale ha confermato l’accusa secondo cui i media sono stati fortemente sbilanciati in favore di Vucic.

Nonostante la schiacciante evidenza empirica in considerazione della quale sarebbe lecito affermare che non si è trattato di elezioni “libere e giuste”, le richieste dei manifestanti saranno naturalmente ignorate. I movimenti di protesta rischiano di perdere slancio, soprattutto in assenza di una chiara leadership o di struttura organizzativa.

Tutto questo rappresenta un problema per l’Unione europea. La maggior parte dei principali leader europei si sono congratulati con Vucic per la sua vittoria delle elezioni presidenziali, ed il Primo Ministro ha a lungo goduto di elogi in gran parte acritici da parte dell’Occidente. La maggior parte dei manifestanti che scendono in piazza e per le strade della Serbia protestando contro la sua “dittatura” sono giovani, e, nel paese, le generazioni nate dopo il 1982 rappresentano il segmento della popolazione meno favorevole all’adesione all’UE. Uno studio condotto nel settembre 2016 ha rivelato che il 54% della popolazione appartenente a questa fascia di età si dichiara contro l’adesione all’UE. Insistendo nel suo silenzio di fronte alle proteste degli studenti della Serbia, l’UE rischia ulteriormente di alienare da sè questa fascia di popolazione giovanile.

(Balkanist, Newsweek, 05.04.2017)

http://balkanist.net/serbias-post-election-protests-day-3/

http://www.newsweek.rs/srbija/82533-jankovic-optuzio-vlast-zele-vestacki-da-izazovu-nasilje-na-protestima-i-pripisu-ga-meni.html

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