Quali tra i complessi industriali di proprietà dello Stato riuscirà a sopravvivere? Gli economisti ritengono che grazie al basso prezzo del greggio vi sono possibilità per il complesso chimnico di Pancevo. Opportunità anche per il combinato agricolo di Belgrado (PKB) e le imprese metallurgiche.
Lo Stato serbo ha riposto le sue speranze nelle 17 imprese da privatizzare e a fine maggio prossimo si saprà se le speranze sono state ben riposte. Per ora è importante averle protette dai creditori e far loro arrivare i finanziamenti statali per consentire la continuità aziendale. Per il resto i consulenti, come gli stessi amministratori, possono solo scommettere su quale grande impresa di Stato riuscirà a sopravvivere al processo di privatizzazione e di transizione. La maggior parte degli osservatori crede nel rilancio dell’industria chimica, delle imprese di armamenti, del combinato agricolo di Belgrado e forse di qualche azienda metallurgica, su cui il governo incrocia le dita.
Nel corso dei negoziati con il Fondo Monetario Internazionale il ministro dell’economia Zeljko Sertic ha annunciato che il destino di sette delle 17 imprese da privatizzate sarà reso pubblico entro la fine dell’anno. Allora si saprà chi ha resistito in questi mesi senza la protezione dai creditori ed è riuscito ad evitare la bancarotta. Allora partirà una nuova scadenza, questa volta per la privatizzazione. Dall’inizio del 2016 in queste imprese non esisterà più la quota di capitale attribuita, in base al vecchio concetto yugoslavo, alla società nel suo complesso intesa come insieme dei cittadini di uno Stato. Oltre alle 17 imprese già protette dai creditori non è escluso che lo Stato non “adotti” qualche altra impresa.
Il professore della Facoltà di Economia dell’Università di Belgrado Ljubomir Savic sottolinea che il basso costo del greggio offre qualche opportunità in più alla Petrohemija e alla Azotara di Pancevo: “Si tratta di tecnologie “sporche” e l’Europa se ne sta gradualmente liberando. Qualche opportunità ce l’ha anche il conglomeato che produce metanolo e acido acetico. Si tratta di imprese che oggi riecono a coprire i costi di gestione e non producono perdite. La questione controversa riguarda le perdite pregresse, mentre nessuno sa quanto a lungo durerà il basso costo del petrolio. Il loro destino dipende dalla forza economica dello Stato, che dovrebbe accollarsi i debiti pregressi, scelta di cui non si conosco le conseguenze. E’ tutto nelle mani del governo, ma dovrebbero decidere persone competenti.Tutti i governi hanno avuto buone intenzioni ma alla fine da dodici anni proteggiamo queste imprese come fossero orsi bianchi. Così esse non pagano i loro debiti, non hanno alcuna connessione con il mercato e dal punto di vista tecnologico sono indietro di qualche generazione. Sono economicamente al collasso, mentre penso che abbiano possibilità di salvarsi la PKB di Belgrado, la Galenika e le imprese dell’industria bellica”.
I sindacati dal canto loro premono affinché vengano salavate la IMR (Industrija Motora Rakovica), l’impresa estrattiva Resavica, da cui dipendono 5500 famiglie, e l’impresa tessile Jumco di Vranje. Da parte sua il ministro Sertic ha già indicato di vedere un futuro cupo per le industrie estrattive Resavica e RTB Bor come anche per la Galenika, ribadendo che per 7 di esse il destino sarà noto già a fine dicembreç “Abbiamo incontri con il loro management ogni 7-10 giorni e cerchiamo di fare pressioni affinché rispettino il programma di attività concordato”, ha aggiunto il ministro.
(Vecernje Novosti, 08.11.2015)