Una delle potenzialità poco sfruttate in Serbia è l’industria tessile. In questo settore ci sono oltre 50 mila dipendenti, mentre l’esportazione di prodotti tessili, pelletteria e calze ammonta a un miliardo di euro.
L’anno scorso, lo studio “Maruska” con 14 dipendenti ha prodotto 26 mila scialli, sciarpe e cravatte. Questi prodotti di Preljina hanno trovato posto nel mercato russo e filandese, però anche nei mercati della regione. Dopo venti anni di esistenza, la vendita della merce gli rappresenta il problema.
“Ritengo che ci siano molte buone piccole imprese in Serbia, però non riusciamo ad essere visibili. Non siamo visibili neanche per la Camera di Commercio, nè per i vari ministeri. Ci serve un sostegno per l’esportazione dei nostri prodotti nel mercato estero”, dice Maruska Topalovic dello studio “Maruska”, indicando che è importante anche la visita delle fiere e delle mostre mondiali.
“Prima, in Serbia ci sono state grandi aziende, quali “Centrotekstil”, “Geneks” che si occupavano dalla ricerca di acquirenti nel mercato estero. Adesso questo ruolo dovrebbe essere preso dalla Camera di Commecio. Dobbiamo sforzarci a trovare un partner all’estero per le nostre aziende”, dice Milorad Vasiljevic della Camera di Commercio.
Anche se offrono qualità e brand unico, i produttori sono ostacolati dalle imposte alte e prezzi bassi dei prodotti che arrivano dall’Oriente. “Non c’è bisogno di incentivazioni statali. Credo che solo la situazione fiscale nel paese debba essere più stabile”, ricorda Uros Momirovic dell’azienda “Mona”.
Anche gli esperti sono concordi che la riduzione delle tasse aiuterebbe produttori dell’industria tessile che prima assumeva 5 volte di più personale rispetto ad oggi. Ora, in Bulgaria ci sono 250 mila dipendenti in questo settore e il suo valore di esportazione tessile è di 2 miliardi di euro, il doppio rispetto alla Serbia.
(RTS, 16.11.2015.)