La petizione promossa dall’Associazione del protettore degli imprenditori e degli uomini d’affari della Serbia ha come obiettivo restituire un normale orario di lavoro ai ristoratori le cui strutture sono state chiuse a causa della pandemia. L’Associazione chiede inoltre che inizi con urgenza l’applicazione del decreto che definisce le condizioni ed i criteri per l’armonizzazione degli aiuti di Stato agli imprenditori.
La stessa richiede che tutte le attività che sono state bloccate dalle misure del governo della Serbia non debbano pagare tasse e contributi, così come che siano rimborsate per tutti i costi fissi dall’inizio della pandemia fino ad oggi e vengano rimborsate dell’80% della retribuzione lorda in 12 mesi.
L’Associazione ha anche affermato di chiedere l’abolizione dei prelievi parafiscali e dei dazi non necessari (eco-tassa, Sokoj (musica), insegne negli edifici), la riduzione dell’IVA al 5% nei prossimi due anni, nonché la riduzione di tutti i dazi e le tasse locali.
“Ci aspettiamo che l’Unità di crisi venga riorganizzata in modo tale che tutti coloro che causano danni economici irreparabili agli imprenditori locali e tutti coloro che sono in conflitto di interessi si dimettano”.
Il cambio di ruolo dell’Unità di crisi è stato richiesto anche dall’Unione dei datori di lavoro della Serbia, i cui rappresentanti avevano elogiato il suo lavoro fino ad ora, poiché sostengono che le misure anti-pandemiche dovrebbero essere affrontate da una speciale seduta dell’Unità di crisi economica, mentre l’attuale così composta dovrebbe occuparsi solo degli aspetti medici della pandemia.
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