Perché l’Occidente non capisce russi e serbi e perché inciampa sempre nella stessa pietra quando attacca la Russia e la Serbia? Lo spiega il sociologo Dr. Slobodan Antonić, autore dello studio “Dva zavetna naroda: Rusi i Srbi“.
“I popoli del Patto o della promessa solenne, sono quelli che credono di avere una missione e un mito centrale nel loro modello culturale”, afferma il sociologo Slobodan Antonić, autore dello studio di recente pubblicazione “Dva zavetna naroda: Rusi i Srbi”. Russi e serbi hanno grandi somiglianze e una delle caratteristiche comuni è la fede nella missione storica del popolo. Secondo lui, uno dei problemi nella comunicazione dell’Occidente collettivo e politico, da un lato, e di serbi e russi, dall’altro, è proprio questo malinteso, che molto spesso è accompagnato da disprezzo e stereotipi. “Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, è stato dimostrato che questa incomprensione del modo di pensare dei serbi e russi è qualcosa che porta al conflitto. Naturalmente, questa non è l’unica spiegazione, i conflitti sorgono a causa di interessi diversi, ma i giudizi sbagliati dell’Occidente spesso portano al fallimento, soprattutto quando si tratta della Russia”, dice Antonić per “Orbita kulture”.
Ecco perché ci sono stati diversi grandi attacchi alla Russia, che finirono tutti in un disastro per l’Occidente, così che alla fine l’esercito russo si ritrovò a Parigi al tempo di Napoleone, o a Berlino dopo la caduta di Hitler. Alla domanda sul perché l’Occidente inciampi sempre nella stessa pietra, Antonić risponde che una parte dell’intellighenzia russa e serba parla molto male del proprio popolo, gli occidentali li ascoltano come qualcuno che li informa sullo stato vero della loro popolazione, e poi sono sorpresi e si chiedono se queste siano le persone di cui hanno sentito o letto.
È molto simile con i serbi e Antonić cita i rapporti dalla Serbia dopo il 5 ottobre che affermavano che i serbi avevano rinunciato al Kosovo, avevano superato il dolore per la perdita e che il patriarca Pavle era l’unico in Serbia ad essere sinceramente a favore del Kosovo. “Da allora, abbiamo avuto il Kosovo come argomento politico centrale e si può vedere anche ora l’atteggiamento nei confronti del Kosovo non solo delle generazioni più anziane. Questa è stata una valutazione completamente sbagliata e il riconoscimento occidentale dell’indipendenza del Kosovo nel 2008 è stato proprio il risultato di quella valutazione secondo cui i serbi avrebbero resistito un po’, poi se ne sarebbero andati e invece nel frattempo si sono resi conto che non sarebbe stato così”.
Inoltre ci sono pregiudizi in Occidente, il quale proclama come verità ciò che vuole sentire. Cose elementari che rendono i serbi e i russi qualcosa di diverso rispetto all’Europa occidentale sono che la Russia e la Serbia sono Paesi geopoliticamente confinanti, e sia i russi che i serbi sono eredi di una diversa cultura e civiltà europea: Bisanzio. Inoltre il fatto di essere ancora nazioni cristiane, le cui chiese sono molto più visitate dei luoghi di culto dei Paesi occidentali. “I Paesi occidentali sono stati scristianizzati e questo si può vedere dalle indagini sociologiche e dai censimenti; nella Repubblica Ceca ad esempio c’è il 72 per cento della popolazione atea, mentre qui è meno del 5 per cento. In Russia c’è uno zelo cristiano maggiore che in Serbia, non solo per quanto sono piene le chiese, ma anche per la frequenza con cui vengono costruite e aperte nuove chiese e monasteri. Ci sono informazioni che una nuova chiesa viene inaugurata in Russia ogni tre giorni”, dice Antonic.
E anche l’esperienza del mondo è diversa, ed è più metafisica per i serbi e per i russi. In Occidente, le persone non si aspettano significati più profondi, né alcun significato negli eventi. “Noi, i russi e in qualche modo anche rumeni percepiamo il mondo come qualcosa che è pieno di alcuni messaggi, di alcuni significati, e poi quando succede qualcosa le persone cercano una sorta di messaggio in esso. Quando accade un incidente, si chiedono se sia una specie di messaggio di Dio, cosa ho fatto di male a Dio, e questa è un’esperienza diversa del mondo e della storia”. A parte questo, ci sono due miti costitutivi che sono importanti anche per il modello culturale: nel nostro paese c’è il Patto, il voto, del Kosovo che ci dice che ci sono valori che sono più alti delle cose materiali, anche la vita stessa, e in Russia la convinzione che la Russia è la Terza Roma. Secondo Antonić, quando Vladimir Putin dice “non sto bluffando”, è un chiaro messaggio di quanto i servizi occidentali abbiano torto nelle loro valutazioni e di quanto non credano che, come si suol dire, i russi si muovono lentamente ma cavalcano veloce”.
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