L’operazione “Oluja” (“Tempesta”), messa in atto nel 1995, durante la quale sono stati espulsi dalla Croazia oltre 250.000 serbi, dopo 20 anni è ancora un tema delle varie polemiche.
La questione principale è la possibilità per i serbi in Croazia di continuare la vita normale, nonchè di stabilire i rapporti normali tra i due paesi, hanno valutato i partecipanti della conferenza “20 anni dopo l’operazione “Oluja”.
Il sindaco di Knin, Drago Kovacevic è convinto che si sarebbe potuto fare tutto diversamente. Kovacevic ritiene che nella guerra concordata tra le elite serba e croata, le quali hanno collaborato nella “ingegneria etnica”, “Oluja” sia stata la culminazione.
Il professore, Petar Ladjevic, uno dei soci fondatori del Forum democratico serbo, indica che oggi la Croazia non rispetta le proprie leggi. “Non è solo il problema il fatto che i serbi sono stati espulsi, però anche il prolungamento della “Oluja” tramite altri mezzi, cioè la Croazia non rispetta le leggi principali che ha emanato”, indica Ladjevic. Secondo Ladjevic, le conseguenze di questa operazione militare si subiscono ancora.”I diritti della minoranza serba in Croazia non vengono rispettati. “Oluja” non è solo l’espulsione dei serbi, ma anche un processo politico che dura ancora”, ha aggiunto Kovacevic.
Negli ultimi venti anni i rapporti serbo-croati sono sempre nella fase peggiore da cui non si vede l’uscita, ha indicato politicologo Dejan Jovic. “Non sono sicuro se è meglio dimenticare o ricorade. Dovrebbe trovare un’equilibrio”, ha detto Jovic.
Venti anni dopo l’operazione militare “Oluja” la Croazia festeggerà questo giorno come il Giorno di Vittoria e Giorno dei protettori croati, mentre per la Serbia questo giorno sarà il Giorno della commemorazione delle vittime e dell’espulsione dei serbi dalla Croazia.
(B92, 04.08.2015.)