Diverse migliaia di cittadini si sono riuniti ieri a Belgrado per manifestare in piazza la propria insoddisfazione circa i risultati delle elezioni presidenziali, che avrebbero, secondo gli slogan diffusi per l’occasione, segnato l’inizio di una “dittatura”.
I manifestanti si sono riuniti in seguito ad una chiamata pubblica alla protesta diffusa tramite i social media, secondo la quale i sostenitori del Primo Ministro Vucic avrebbero truccato il voto di domenica, assicurandogli una vittoria schiacciante contro una serie di candidati dell’opposizione e rendendo non necessario un secondo turno.
La protesta “contro la dittatura” è stata organizzata dunque via Facebook, diffondendo il messaggio: “Ha inizio la prima battaglia nella guerra per un futuro migliore”. Secondo l’annuncio, “E’ il momento di usare Internet per l’organizzazione di una voce libera e per mostrare che siamo in grado di fare la differenza”.
Che si siano verificate irregolarità, come la manipolazione della copertura mediatica e l’intimidazione degli elettori, è la tesi sostenuta anche dall’opposizione sconfitta.
Il corteo di protesta a Belgrado non si è mosso in modo organizzato. Non sono trapelate informazioni in merito alle modalità di organizzazione della protesta, e analoghe manifestazioni, durante le quali il governo è stato accusato di brogli elettorali, hanno avuto luogo a Novi Sad e Nis. “Le elezioni sono state truccate, lo sappiamo tutti. Hanno cominciato a congratularsi con Vucic alle 8 di sera, a seggi elettorali chiusi. Come è possibile? Dobbiamo difenderci l’un l’altro, perché le istituzioni non ci sono più”, sostiene Lazar Covs, un attivista di Novi Sad, intervistato dall’agenzia di stampa Beta.
I manifestanti si sono spostati caoticamente lungo le vie principali del centro, senza seguire evidentemente alcun leader: il corteo è così sfilato davanti all’Assemblea Nazionale, attraverso Svetogorska, sostando davanti alla sede di RTS, del Governo, della Commissione elettorale della Repubblica, per poi tornare nel piazzale antistante l’Assemblea nazionale. La situazione è diventata molto tesa, quando alcuni manifestanti hanno lanciato uova e bottiglie contro i poliziotti a guardia dell’Assemblea. Tuttavia, la polizia non ha reagito. Alcuni dei manifestanti hanno sfondato la recinzione di fronte al Parlamento, sulla quale sono apposte le foto dei serbi uccisi in Kosovo nel 1999.
A causa del corteo di protesta, il traffico nel centro della città ha subito rallentamenti, e, a parte le forze di polizia, le strade sono state presidiate dalla Gendarmeria.
Alle 21:30, i manifestanti si sono fermati davanti all’Assemblea Nazionale, gridando “ladri” e “dove sono i nostri voti”, così come insulti rivolti al neoeletto presidente serbo. Uno dei manifestanti, salendo le scale di fronte all’Assemblea, ha mostrato un cartello con la scritta “Domani alle 6 pm”, rinnovando quindi l’invito a scendere in piazza.
Non sono stati mostrati, durante la manifestazione, simboli di partiti politici.
Proteste a Nis e Novi Sad
Diverse centinaia di cittadini si sono inoltre riuniti a Novi Sad per una protesta cui è stato dato il nome di “Vojvodina contro la dittatura”, esprimendo insoddisfazione per il fatto che la metà dei loro concittadini si è astenuta dal voto.
Inoltre, diverse centinaia di persone, per lo più giovani, si sono riunite per protestare a Nis, ed una nuova protesta è stata annunciata per sabato, alle 8 di sera.
Università e studenti delle scuole superiori provenienti da Čačak hanno annunciato attraverso i social media che avrebbero “protestato contro la dittatura”, secondo quanto riferisce l’agenzia Beta. Proteste sono previste anche a Sombor.
(Insider, Balkan Insight, 04.03.2017)
This post is also available in: English