Nemmeno la metà dei crediti fiscali possono essere incassati

I debiti delle imprese serbe verso il fisco per tasse e contributi non versati ammontano a 776 miliardi di dinari (circa 6,46 miliardi di euro). Le situazioni più complesse riguardano le imprese in liquidazione ma sotto protezione dai creditori. Di questa somma circa il 60%, pari a 455,2 miliardi) è relativo agli interessi.

Nell’amministrazione fiscale serba ritengono che su 776,2 miliardi possano essere incassati solo 390,1 miliardi, a causa del fatto che molte imprese debitrici sono protette per legge dalle richieste dei creditori oppire si trovano in procedura fallimentare. In realtà anche le somme teoricamente esigibili risultano complicate da incasare. “I debiti con la fiscalità di difficile esazione corrispondono a 386,1 miliardi, ovvero il 50% del totale. Di questi 230,3 miliardi si riferiscono a società in bancarotta, 82,1 miliardi a società in privatizzazione, 3,9 miliardi a imprese in liquidazione, 68,6 miliardi a imprese cancellate dal Registro, mentre per 1,2 miliardi si tratta di imprese fantasma. In realtà una parte di questa massa debitoria, che sarebbe per legge esigibile, in pratica non lo è perché queste imprese non hanno nella loro disponibilità beni per saldare i debiti”, dichiarano dalla “Poreska Uprava”, l’Agenzia delle Entrate serba.

Inoltre dal primo giugno 43 imprese statali sono passate dall’ambito delle aziende non riscuotibili a quello delle riscuotibili. Si tratta di imprese che finora si trovavano nel processo di ristrutturazione e per questo erano protette verso tutti i creditori e non potevano vedersi bloccati i conti correnti. Si tratta di già grandi imprese di Stato, le quali sono passate per un processo di privatizzazione infruttuoso o non hanno ancora trovato un compratore interessato. Di queste, lo Stato ne ha definito 17 di “interesse strategico” per il paese (tra le altre, la FAP di priboj, la RTB Bor, la Petrohemija, la miniera Resavica). Per 30 imprese è stata annunciata la privatizzazione (che estenderà fino a ottobre la protezione dalla collezione forzosa di crediti: ambito in cui ricadono realtà quali la 21 ottobre di Kragujevac, la Budimka di Pozega, la Tehnohemija di Belgrado) mentre per altre 43 la situazione è in sospeso (il Birrificio di jagodina, I Vigneti di Vrsac, la Boreli, e così via). I loro conti sono già bloccati a seguito di decreti ingiuntivi emessi prima del loro indirizzamento verso la privatizzazione.

“Nei confronti delle imprese che non sono più sotto il regime di protezione dai creditori la nostra amministrazione registra un totale di 55,3 miliardi di dinari tra tasse e contributi non pagati. Attueremo tutte le misure legali per recuperare le somme, ma in concreto questo dipenderà dalla capacità reale delle imprese di pagare”, dichiarano dall’amministrazione fiscale.

(Vecernje Novosti, 27.06.2015)

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