Nella fabbrica Fiat Chrysler Automobiles di Kragujevac non si lavorerà più su tre turni ma solo su due. In queste condizioni il prossimo autunno circa 1000 operai rimarrebbero senza lavoro.
Da oggi la fabbrica FCA di Kragujevac lavorerà su due turni e ieri il presidnete del sindacato interno Zoran Marković si è incontrato con la direttrice della fabbrica Silvia Vernetti che lo ha aggiornato al riguardo. Mercoledì prossimo vi sarà tra i due un altro incontro che verterà sugli eventuali esuberi.
Nel comunicato stampa l’azienda automobilistica sostiene che “le vendite della Fiat 500L restano stabili, conn il mercato europeo che registra un lieve incremento. La domanda per questo modello resta stabile e si prevede una produzione in linea con gli anni precedenti”. Tuttavia le righe seguenti del comunicato suscitano timori e dubbi tra i dipendenti che questa impresa intenda proseguire a operare come negli anni precedenti: “In funzione con le richieste del mercato, l’azienda è pronta ad apportare cambiamenti strutturali alla sua capacità produttiva, passando da tre a due turni” Per cui “in accordo con i sindacati l’azienda ha iniziato a lavorare a un piano di uscite volontarie che verrà implementato immediatamente al fine di contenerne l’impatto sociale”. Secondo le informazioni in possesso del quotidiano Politika, il piano entrerà in vigore ad agosto dopo la pausa di Ferragosto, per cui a settembre lo stabilimento di Kragujevac potrebbe ritrovarsi con circa 1000 lavoratori in meno.
Nel corso dell’incontro tra il rappresentante dei sindacati e del management aziendale si sono definite le modalità di uscita, attraverso un programma sociale, il pagamento di buonuscite a tutto quanto si potrà ottenere. Per quanto a Kragujevac sia chiaro a tutti di cosa si tratti, nel comunicato la joint venuture tra la FCA e la Repubblica di Serbia dichiara che “La riorganizzazione non toccherà la continuità aziendale, i buoni risultati della società e i volumi di export consolidati”.
Il problema è proprio che l’export della Fiat 500L non è per nulla consolidato. Le esportazioni nel 2013 ammontavano a un controvalore di 1,53 miliardi di euro mentre nel 2014 si era scesi a 1,36 miliardi e nel 2015 a 1,18 miliardi. Dunque circa 200 milioni di euro in meno ogni anno.
Sotto tutti i punti di vista il futuro del più grande investimento estero in Serbia è ancora incerto. Nonostante gli 1,3 miliardi investiti nella ristrutturazione dello stabilimento ex Zastava la produzione automobilistica potrebbe terminare il 31 dicembre 2018, quando terminerà il contratto tra lo Stato serbo e la FCA. Sotto questo contratto la Serbia possiede il 33% e la FCA il 67% della Fiat Automobiles Serbia. Quanto la Serbia abbia beneficiato e quanto abbia perso in questo affare con gli italiani lo si potrà scoprire solo quando tutte le clausole del contratto ancora riservate verranno pubblicate.
(Politika, 16.06.2016)