NALED: economia sommersa nel 2017 al 15,4% del PIL

In Serbia un dipendente su tre lavora in nero, mentre nel solo 2017 l’Ispettorato del lavoro ha comminato 231 milioni di dinari di multe a causa delle irregolarità riscontrate nel corso dei controlli. 

La Serbia perde 8 milioni di euro al giorno a causa dell’economia sommersa, di questo e dei risultati del tradizionale rapporto sull’economia sommersa si è parlato alla conferenza, organizzata dal NALED (National Alliance for Local Economic Development) e dal GIZ (cooperazione tedesca allo sviluppo), che si è tenuta oggi al Palazzo di Serbia alla presenza della prima ministra Ana Brnabic.

Nel suo intervento la premier ha evidenziato quanto è importante il miglior coordinamento delle ispezioni e della collaborazione tra ispettorati, polizia e tribunali nel contrasto al lavoro nero e all’evasione fiscale. Ha ricordato inoltre come il concorso a premi “Richiedi lo scontrino e vinci” ha registrato un enorme successo tra la popolazione e ha raggiunto un risultato ancora più importante, rendendo i cittadini coinvolti e sensibili su un tema che di solito viene considerato noioso e poco importante per la loro vita quotidiana.

L’Ambasciatore della Repubblica Federale di Germania Axel Dittman ha affermato che l’attività di cooperazione del suo paese è particolarmente focalizzato nella riforma della pubblica amministrazione e nella riforma delle finanze pubbliche, sottolineando come Il NALED è importante per la cooperazione tedesca in Serbia non solo nella riforma della pubblica amministrazione ma anche nella lotta all’economia sommersa.

Il NALED ha presentato una ricerca sull’economia sommersa curata tra settembre e ottobre 2017 dai professori Goran Krstic della Facoltà di Economia e Branko Radulovic della Facoltà di giurisprudenza dell’Università di Belgrado e somministrata da Ipsos Strategic marketing a 1049 tra imprese, imprenditori e manager serbi da cui si evince un miglioramento del valore assoluto dell’economia sommersa, passata dal 21,2% del totale dell’economia nazionale del 2012 al 15,4% del 2017, minore di quanto registrato in Montenegro (24,5%) e in linea con i dati dei paesi baltici. Uno dei campi dove domina ancora un approccio informale è il pagamento degli stipendi. Su 100 dinari sviluppati dall’economia in nero, 62 vanno al pagamento dei lavoratori mentre 38 dinari è fatturato non dichiarato. Un’impresa su tre è in qualche modo coinvolta in attività economiche in nero. Nel 2017 il 16,9% delle imprese ha eseguito transazioni in nero mentre nel 2012 tale percentuale raggiungeva il 28,4%. Le imprese che non dichiarano dipendenti hanno una probabilità quattro volte più alta delle altre regolari di operare in nero.

Il ricorso all’economia sommersa è anche una strategia di sopravvivenza per molte imprese: la ricerca ha dimostrato che le imprese che operano in perdita operano in modalità sommerse due volte più che spesso rispetto alle imprese che operano in attivo o con fatturato stabile. Il miglioramento del contesto macroeconomico e dell’ambiente regolatori sono due elementi fondamentali per favorire l’emersione dal nero. In questo senso è fondamentale combattere il lavoro nero attraverso una concentrazione degli sforzi ispettivi sulle imprese che non dichiarano dipendenti o che operano attraverso agenzie terze di impiego, attraverso il coordinamento delle ispezioni sul lavoro con quelle fiscali.

Da quest’anno i nuovi lavoratori devono essere registrati immediatamente e non entro tre giorni come precedentemente previsto. Le autorità governative stanno lavorando nel campo della regolazione dei diritti dei lavoratori serbi all’estero e hanno già firmato accordi con la Slovenia e con la Russia su questo tema. Inoltre nel corso del 2018 verrà emanata la nuova legislazione sul lavoro stagionale.

 

 

Nel corso del 2017, l’Ispettorato del lavoro ha completato 53,424 ispezioni e ha rilevato 22,411 lavoratori non registrati 2,939 in più che nel  2016.

Le ispezioni hanno anche scoperto 769 imprese non registrate, con 1183 lavoratori in nero.

 

 

 

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