Intervista esclusiva per il Serbian Monitor dell’europarlamentare uscente e tra i candidati di punta leghisti Marco Zanni, responsabile esteri di via Bellerio e unico leghista all’Hotel Gallia con il leader Salvini per la presentazione della piattaforma sovranista, lo scorso 8 aprile. Per trovare una soluzione alla questione del Kosovo bisogna “coinvolgere altri paesi nella partita balcanica: oltre all’Italia, penso ad esempio all’Austria e al gruppo di Visegrad, in particolare all’Ungheria”, afferma Zanni.
In questi cinque anni da europarlamentare che idea si è fatta su come viene percepita la Serbia a Bruxelles e quali sono i pregiudizi che ancora accompagnano il paese?
Credo vengano sottovalutate le potenzialità della Serbia e l’importanza strategica – anche per la sua posizione – che ha nei Balcani. Inoltre vi sono alcuni pregiudizi, legati alle tragiche vicende del recente passato, che andrebbero superati, proprio per arrivare a stabilizzare e a rilanciare tutta l’area balcanica. Infine la questione kosovara è ancora un grosso freno, invero l’ostacolo principale, sulla via dell’integrazione europea.
Si sa che Vucic ha grande stima di Matteo Salvini e l’incontro della settimana scorsa ha confermato una grande concordanza di vedute. Di recente poi il primo ministro Conte è stato in visita ufficiale a Belgrado, a oltre dieci anni dall’ultima visita di un premier italiano. Alla luce di questi fatti, come potrebbero rafforzarsi ulterioriormente i rapporti tra i due paesi?
Si può dire che la politica estera italiana degli ultimi anni abbia colpevolmente e in maniera ingiustificata dimenticato la Serbia, il che è ancora più grave se consideriamo l’importanza della presenza italiana nel paese, primo partner commerciale dei serbi, con gli scambi tra i due paesi che, nel 2018, hanno superato i 4 miliardi di euro. L’Italia deve avere un ruolo da protagonista, anche per bilanciare l’egemonia franco-tedesco nell’area. Non dimentichiamo poi la fondamentale importanza della Serbia nella gestione dei flussi migratori sulla rotta balcanica.
I sondaggi per le elezioni europee del 26 maggio prevedono una forte avanzata dei partiti cosiddetti “sovranisti”. Con la nuova composizione dell’Europarlamento come potrebbe cambiare l’atteggiamento dell’Unione nei confronti della Serbia e della questione Kosovo.
Sicuramente un buon risultato alle europee consentirà di costruire un gruppo solido e coeso che possa incidere, e la Lega sarà il perno su cui si poggerà questa nuovo progetto. Al di là della questione Kosovo, bisogna comprendere il ruolo strategico della Serbia e cercare di coinvolgere altri paesi nella partita balcanica: oltre all’Italia, penso ad esempio all’Austria e al gruppo di Visegrad, in particolare all’Ungheria.
Sulla questione Kosovo si è arrivati a un sostanziale fallimento dello sforzo europeo e americano per giungere a un negoziato. Quali possono essere le nuove proposte da mettere in campo per giungere a un accordo?
Il fallimento del recente vertice di Berlino dimostra come le parti siano ancora distanti e come l’iniziativa solitaria di Germania e Francia, che fa seguito alla fallimentare azione dell’Alto Rappresentante UE, non abbia portato alcun vantaggio alle parti in causa. In questa fase è fondamentale mantenere tutti i canali di dialogo aperti, per poter piano piano riavvicinarsi e cercare una soluzione condivisa: irrigidirsi troppo e chiedere solo alla Serbia il riconoscimento unilaterale del Kosovo non può essere il punto di partenza per una mediazione delicata e complessa. L’incontro tra Salvini e il Presidente Vucic è il primo passo verso un maggiore coinvolgimento dell’Italia nella ricerca di una soluzione che possa permettere di superare l’impasse attuale e far sì che la Serbia possa poi completare il suo processo di adesione.
Quale è la posizione della Lega in merito alle istanze avanzate dal Comitato per la Revisione del Riconoscimento dell’indipendenza del Kosovo da parte dell’Italia?
La questione del riconoscimento del Kosovo era e rimane controversa in quanto implica anche tutta una serie di scelte di politica estera e non solo. Ricordiamo che l’Italia ha sempre svolto un ruolo fondamentale di peacekeeping nell’area.
Lei è un grande conoscitore ed estimatore della Serbia. Cosa consiglierebbe ai suoi amici di visitare?
Ho avuto la fortuna di visitare la Serbia in svariate occasioni, rimanendone positivamente colpito. Ho apprezzato la bellezza della natura e dei paesaggi del Parco della Fruska Gora, non lontano da Novi Sad. Sicuramente meritano una visita le due principali città, la capitale Belgrado e Novi Sad. Belgrado, divisa tra passato e modernità, ha un fascino particolare. Novi Sad è una città vivace e mittleuropea; davvero suggestiva la vista dalla città della fortezza di Petrovaradin, che sembra specchiarsi nel grande Danubio blu.
intervista di Biagio Carrano
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