Migliaia di manifestanti si sono riuniti sabato a Belgrado davanti alla sede del governo serbo per manifestare contro la corruzione, dopo la schiacciante vittoria riportata dal Primo Ministro Aleksandar Vucic alle elezioni presidenziali del 2 aprile.
I manifestanti, soprattutto studenti, si sono riuniti nel piazzale antistante il palazzo dell’Assemblea Nazionale per il sesto giorno consecutivo, facendo largo uso di fischietti e sbattendo pentole, secondo quanto riportato da AP.
Nonostante le manifestazioni si stiano svolgendo su base quotidiana, i manifestanti sostengono di non ricevere una copertura sufficiente a causa del blackout dei media, definiscono Aleksandar Vucic, Primo Ministro della Serbia dal 2014, un autocrate, e accusano il Partito progressista serbo (SNS) di corruzione e di aver strumentalizzato quella che è stata da loro etichettata come un’elezione fraudolenta.
Vucic, 47 anni, ha vinto le elezioni presidenziali di domenica scorsa con il 55 dei voti, secondo i risultati preliminari comunicati dalla Commissione elettorale dello Stato. L’attuale Primo Ministro rivestirà dunque la carica di Presidente, sostituendo Tomislav Nikolic.
Il candidato dell’opposizione ad aver ricevuto maggiore sostegno è stato Sasa Jankovic, ex difensore civico, con il 16% dei voti.
La presidenza in Serbia viene considerata una carica piuttosto cerimoniale, ma i manifestanti temono che, attraverso essa, Vucic intenda continuare ad esercitare uno stretto controllo sul potere in quanto leader del SNS.
I manifestanti hanno anche accusato i dirigenti e i redattori dell’emittente televisiva statale RTS di aver fallito nell’agevolare l’esercizio del diritto di voto in modo libero ed equo.
“Siamo qui per chiedere più democrazia, per porre fine al regime dittatoriale di Vučić, per un futuro migliore, più posti di lavoro e un migliore sistema educativo”, ha sostenuto Djordje Peric, 21 anni, ai microfoni della Reuters.
I funzionari governativi sostengono che le manifestazioni sarebbero organizzate dai leader dell’opposizione, accusa che è stata formalmente smentita.
L’opposizione, d’altro canto, sostiene che il voto è stato segnato da “irregolarità”, tra cui la manipolazione dei mezzi di comunicazione, così come l’intimidazione degli elettori e l’elargizione di tangenti il giorno delle elezioni.
La Serbia si classifica 59° su 180 paesi nel rapporto sull’Indice di libertà di stampa compilato da Reporters sans frontières nel 2016.
La libertà dei media in Serbia è “diminuita da quando Aleksandar Vucic, ex ministro dell’Informazione di Slobodan Milosevic, è diventato Primo Ministro nel maggio 2014”, ha dichiarato l’organizzazione sul suo sito web, aggiungendo che i media nel paese vanno spesso incontro a pressioni “finanziarie ed editoriali”, con i media “ostili” soggetti a frequenti ed arbitrarie ispezioni finanziarie e amministrative. Giornalisti che esprimono posizioni critiche nei confronti del governo vengono inoltre spesso pubblicamente attaccati.
Proteste contro il risultato delle elezioni si sono svolte anche in diverse altre città in tutto il paese.
Intanto, l’investitura alla carica di Presidente per Vucic è prevista il 31 Maggio 2017.
(Independent, 09.04.2017)
This post is also available in: English