L’UE vuole che la Serbia condanni Lukashenko

Il governo della Serbia è stato “invitato” dall’UE ad unirsi alle sanzioni annunciate contro i responsabili delle violenze in Bielorussia. Nuova mossa che segue al ritiro dei soldati serbi dalle esercitazioni in Bielorussia e all’adesione alla Dichiarazione dell’UE che condanna il regime in quel Paese.

La Serbia è un Paese candidato all’adesione all’UE da otto anni e ha avviato formalmente i negoziati di adesione. Tuttavia, invece di armonizzare la sua politica estera con l’Unione, drasticamente ai minimi termini, con il passare del tempo ha avviato forti relazioni con Russia, Cina e Bielorussia.

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Nell’ultimo mese però Belgrado sembra aver subito maggiori pressioni da Bruxelles; quindi il Paese prima ha aderito alla Dichiarazione europea sulle elezioni in Bielorussia, che condanna il regime di Alexander Lukashenko e le violenze sui manifestanti, poi quindici giorni dopo, ha ritirato l’esercito da quel Paese, mandato per alcune esercitazioni militari in nome della fratellanza slava.

Entrambe le mosse, è chiaro, sono state forzate. Dopo aver aderito alla dichiarazione dell’UE, la Premier Ana Brnabic si è detta fiduciosa che Lukashenko avrebbe capito, mentre dopo il ritiro dell’esercito, il Ministro Aleksandar Vulin ha dichiarato che la mossa è stata causata da “terribili” e “immeritate” pressioni dall’UE.

Ora la Serbia è sottoposta a una nuova prova. Alla fine di agosto, i Ministri degli esteri dell’UE hanno annunciato di aver deciso di imporre delle sanzioni a 20 alti funzionari bielorussi sospettati di coinvolgimento in macchinazioni elettorali e violenza contro i manifestanti dell’opposizione a seguito delle contestate elezioni presidenziali nel Paese; 31 funzionari bielorussi sarebbero sulla lista nera dell’Unione.

“Ci si aspetta che la Serbia aderisca anche a queste sanzioni e armonizzi la sua politica estera con quella attuata dall’UE”, ha affermato Peter Stano, portavoce dell’UE.

Vladimir Medjak, vicepresidente del Movimento europeo in Serbia, afferma che risulta chiaro che le precedenti decisioni sulla Dichiarazione e sul ritiro militare dalla Bielorussia sono state prese sotto pressione.

“La Serbia tenterà di uscirne in qualche modo, ma la domanda è se ci riuscirà. È prevedibile che alla fine armonizzerà ulteriormente la sua politica estera con l’UE. Se abbiamo accettato la Dichiarazione, la domanda è perché abbiamo dato il consenso alle esercitazioni militari in Bielorussia”, afferma Medjak.

Photo credits: “EPA-EFE/ANDREJ CUKIC”

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