di Marko Vidojković
“Ieri sono passati due mesi dal massacro nella scuola elementare di Vladislav Ribnikar e oggi da quello di Mladenovac. Grazie alla riluttanza del regime ad avviare qualsiasi passo verso la normalizzazione della società, la violenza è diventata un fatto quotidiano. Il costo della vita è sempre più alto e le notizie di barbari omicidi e tentati omicidi in Serbia sono diventate una regolarità.
A causa della mancanza di idee di coloro che si sono fatti carico di incanalare l’indignazione popolare per gli omicidi di massa, siamo arrivati al punto che, due mesi dopo, la foto più popolare delle proteste antiviolenza è quella di due ragazze che ridono, una delle quali regge uno striscione con scritto “La violenza è ciò che non conosco! Quando arriva l’autobus?”.
Niente dice di più sullo stato della società di quella foto e dell’entusiasmo dei manifestanti. Dopo due mesi, tutto si è placato, compreso quell’intenso sentimento di rivolta dopo gli omicidi di massa alla scuola Ribnikar e a Mladenovac. Dopo due mesi, le proteste del fine settimana non hanno ottenuto nulla e, non ottenendo nulla, sono riuscite a relativizzare la loro causa e a cadere nell’oblio.
Due omicidi di massa, per quanto ci convinciamo del contrario, stanno lentamente diventando parte del nostro passato, il che ci mette in una situazione terribile in cui i potenziali crimini che potrebbero verificarsi in futuro sono percepiti come qualcosa di non così anormale per la Serbia.
Dall’altra parte di questo buio pesto, la situazione è ancora più oscura. Poiché seguo le notizie dei tabloid del regime, ho notato che ogni notizia sull’assassino di Ribnikar è la loro breaking news quotidiana.
Una “fonte ben informata” riferisce regolarmente dalla struttura psichiatrica in cui è detenuto l’assassino. Raccontano in dettaglio le attuali condizioni di salute dell’assassino, di cosa parla, come si comporta, quali precauzioni vengono prese affinché “non faccia del male a se stesso o agli altri” e così via, giorno dopo giorno. Naturalmente, a queste notizie seguono i commenti dei lettori, di solito oltre un centinaio, che sono un ottimo indicatore dell’umore dei lettori dei tabloid.
Il 90% di loro vuole che l’assassino rimanga rinchiuso per sempre e i pochi che provano a opporsi a questo punto di vista, ricevono schiaffi pubblici e decine di minus sul loro commento. D’altra parte, non ci sono notizie sull’assassino di Mladenovac, a parte l’incidente in cui ha picchiato il suo compagno di cella. Ci sono notizie sporadiche sulla sua famiglia, ma nulla su di lui. Possiamo solo immaginare il perché di questa situazione e, poiché l’argomento è estremamente delicato, non vorrei fare ipotesi.
Volevo solo mettervi in guardia. I tabloid del regime non pubblicano nulla per caso. Fa tutto parte di una campagna. La copertura giornalistica quotidiana dell’assassino di Ribnikar potrebbe essere “solo” un clickbait, ma potrebbe anche servire a tastare il polso della nazione e quindi a preparare il pubblico a qualcosa che accadrà. Cosa sia non è dato saperlo.
Non dobbiamo sottovalutare l’oscurità del buco nero in cui si è trasformata la Serbia”.
(Danas, 04.07.2023)
https://www.danas.rs/kolumna/marko-vidojkovic/mrak-crne-rupe/
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