Londra su Balcani e UE: riforme in Serbia “solo sulla carta”

La Camera dei Lord (Camera alta) del Parlamento britannico ha messo in guardia contro l’instabilità della democrazia e dello stato di diritto nei Balcani occidentali: questo, in sostanza, il contenuto del rapporto dal titolo “Regno Unito e il futuro dei Balcani occidentali”, pubblicato dal Comitato ristretto sulle relazioni internazionali.

“In Serbia, sembra che le riforme richieste dall’UE siano state apportate solo sulla carta: la loro attuazione non ha cambiato nulla. Ad esempio, le aziende dei media statali sono state privatizzate per soddisfare i requisiti dell’UE, ma le società di recente privatizzazione sono state acquistate da chi è vicino al partito di governo, lasciandole efficacemente funzionanti come media statali”, sostiene il rapporto.

Il documento afferma inoltre che “si è indebolito il sostegno all’adesione all’UE nei Balcani occidentali” e aggiunge: “Le dichiarazioni di figure di alto livello nella UE, come il Presidente della Commissione, che rinviano l’adesione ad una data lontana nel futuro non sono utili. Questo non è nell’interesse del Regno Unito, in quanto l’adesione all’Unione europea rappresenta il percorso più affidabile per i paesi dei Balcani occidentali per raggiungere sicurezza, stabilità e prosperità. Dopo la Brexit il Regno Unito deve continuare a sostenere con tutto il cuore le ambizioni di adesione dei paesi dei Balcani occidentali”.
“Il Regno Unito rimane ben posizionato nella promozione dei valori e delle norme istituzionali che l’adesione all’UE richiede. Questo deve essere fatto di concerto con l’UE e bilateralmente. Il governo non deve permettere che la nostra uscita dall’UE sia presentata come un rifiuto di quei valori e norme. E’ importante che il Regno Unito e l’Unione europea non si lascino tirare in ballo in uno scontro uno contro l’altro da parte degli attori locali con diversi ordini del giorno rispetto ai nostri”, prosegue il rapporto.
Viene poi citata la premier Ana Brnabic, la quale ha dichiarato che “anche se l’adesione rappresenta l’obiettivo, le riforme richieste dall’UE sono auspicabili in se stesse. Il viaggio è importante quanto la destinazione Anche se l’Unione europea ha escluso un ulteriore allargamento per i prossimi 10 anni, la Serbia continudfà a perseguire l’adesione al fine di combattere la corruzione, rafforzare le proprie istituzioni pubbliche ed i suoi mercati aperti”.
Il rapporto menziona la Serbia anche nel contesto delle relazioni con la NATO, sottolineando che il paese “attualmente” non ha alcun desiderio di unirsi all’Alleanza militare.
Si cita Jaroslaw Wisniewski, della London School of Economics, secondo cui “la NATO è ancora percepita come il cattivo tra la popolazione di etnia serba, nonostante siano trascorsi più di 18 anni dal bombardamento della Jugoslavia”.
“E’ perfettamente plausibile che la Serbia non consideri la NATO, per un lungo periodo di tempo, o forse mai, nel proprio orizzonte”, ha osservato Angus Lapsley, dal Foreign & Commonwealth Office. Il documento riporta ancora l’opinione di Lapsley secondo cui “la piena adesione non è l’unico livello di cooperazione che la Serbia potrebbe avere con la NATO”.
Viene rilevato, infine, che il Presidente Aleksandar Vucic ha visitato il Consiglio Nord Atlantico e che la Serbia ha tenuto 22 esercitazioni militari con la NATO l’anno precedente (2016).
In conclusione, la relazione afferma che “anche se il viaggio verso l’adesione può essere importante di per sé, un autentico progresso per combattere la corruzione, incorporare lo stato di diritto, garantire la libertà di espressione e di stampa, e raggiungere altre riforme necessarie per l’adesione UE devono essere portate a termine”.
(b92, 10.01.2018)

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