La Serbia ha speso 404,49 mil EUR in sovvenzioni, il 75% degli incentivi agli investitori esteri

Lo Stato dovrebbe essere un buon apicoltore e bisogna creare un’arnia, affinchè le api rilascino da sole il miele. In questo modo il professore Miodrag Zec ha descritto la politica statale verso gli investitori a cui vengono date le sovvenzioni per l’apertura dei nuovi posti di lavoro.

All’epoca questa modalità di sostegno agli investitori è stata inventata dall’ex ministro dell’economia Mladjan Dinkic, quando le sovvenzioni per ogni nuovo posto di lavoro ammontavano anche a 10.000 euro. Questa tradizione è stata continuata anche dal governo di Aleksandar Vucic. Anche se questa prassi è terminata all’inizio del 2014, i creatori della politica economica l’hanno rinnovata nella primavera dell’anno scorso. Secondo le nuove regole, le sovvenzioni statali vengono date per ogni nuovo posto di lavoro in funzione del livello dello sviluppo della municipalità e delle dimensioni dell’investimento, cosichè le imprese possono contare su un importo di 3-7 milla euro per ogni posto di lavoro. Questo vale sia per gli investitori locali sia per quelli esteri.

Questa politica per attrarre gli investitori stranieri garantisce dei risultati e dopo quanto tempo ritornano nelle casse statali i fondi che lo Stato ha dato agli investitori?

Secondo i dati ufficiali, dal 2006 fino ad oggi in questo modo sono stati aperti 57.107 posti di lavoro. Il bilancio per il programa degli incentivi ammontava a 404,49 milioni di euro. Di solito i fondi che lo Stato ha donato agli investitori vengono recuperati dopo un paio di anni.

All’Agenzia Nazionale per lo sviluppo della Serbia dicono che uno dei primi progetti che ha approfittatodel la possibilità di sovvenzioni è stata l’azienda “Agena” che ha costruito una fabbrica a Simanovci. L’azienda ha stipulato il contratto per gli incentivi, che prevede l’obbligo della costruzione della fabbrica e l’apertura di 150 nuovi posti di lavoro. Il valore di questo contratto era di 300.000 euro, cioè 2.000 euro per ogni nuovo dipendente.

“Anche se nel 2015 è scaduto il contratto e l’obbligo di “mantenere” questi 150 dipendenti, l’azienda ancora sta funzionando. A livello annuale in base alle tasse e ai contributi sugli stipendi, l’azienda paga oltre 600.000 euro, il che è una cifra doppia rispetto all’importo iniziale degli  incentivi. Inoltre, l’azienda ha iniziato un nuovo investimento che include la costruzione della fabbrica a Ruma e l’apertura di altri 200 nuovi posti di lavoro”, dicono nell’ Agenzia dello Sviluppo.

L’altro esempio positivo è l’azienda NCR che attraverso tre contratti sugli incentivi si è obbligata ad aprire 1.150 nuovi posti di lavoro a Belgrado. L’importo degli incentivi per ogni nuovo posto di lavoro è stato di 5.300 euro, cifra che rientra nelle casse statali tramite tasse e contributi sugli stipendi medi che ammontano a 750 euro lordi.

Però, ci sono anche degli esempi negativi. Milan Knezevic, il proprietario dell’azienda “Modus” ha spesso indicato che lo Stato non è riuscito a recuperare i fondi donati all’azienda inglese-slovena “AHA grupa”, cioè alla slovena “Mura” che ha acquistato anche i capanoni dell’industria tessile “Prvi maj” a Pirot ed è andata in fallimento.

Inoltre, Milan Knezevic è convinto che, nonostante il fatto che le condizioni per gli investitori esteri e nazionali sono uguali, gli imprenditori locali sono discriminati. “Sull’ammontare totale delle sovvenzioni, il 75% di esse sono state date alle aziende estere. Quindi, gli imprenditori locali sono discriminatii, perchè gli sono dati fondi molto minori”, ha detto Knezevic.

(Politika, 23.05.2016.)

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