E’ stato annunciato il licenziamento dei responsabili di diverse cliniche dell’Accademia medica militare di Belgrado (VMA), che avevano appoggiato la lettera aperta inviata al governo della Serbia da alcuni medici riuniti nel gruppo “Ujedinjeni protiv kovida” (Uniti contro il Covid), nella quale si prendevano le distanze dall’Unità di crisi e se ne chiedeva la rimozione.
Il capo dell’Istituto per la ricerca medica, prof. Danilo Vojvodić, il capo della clinica di medicina interna d’urgenza dott. Slobodan Obradović e la responsabile della Clinica per le malattie della pelle e veneree prof. Lidija Kandolf Sekulović, sono stati rimossi dalle loro posizioni e le decisioni sul cambiamento sono state consegnate loro mercoledì 16 settembre, ha riferito la TV “N1”.
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Ciò che accomuna tutti i professionisti licenziati è il sostegno alla lettera aperta inviata al governo della Repubblica di Serbia e ad altre istituzioni competenti dai medici riuniti nel gruppo “Uniti contro il Covid”.
In occasione della notizia del licenziamento, il Ministero della Difesa serbo ha confermato che sono in corso cambiamenti organizzativi nell’intero sistema sanitario militare in linea con le esigenze dell’esercito, dei militari e dei pazienti, e che ci saranno “numerosi cambiamenti di personale”.
“Nessuno perderà il proprio lavoro, e la riorganizzazione e la selezione del personale è una questione interna del sistema, della gestione e del comando, e si basa esclusivamente sulle esigenze di servizio”, ha affermato in un comunicato il ministero della Difesa.
Il Ministero sottolinea che “questo non è e non sarà influenzato dal rapporto dei singoli coi media, a cui lasciamo il diritto di occuparsi di politica”.
Il Partito della Libertà e della Giustizia (SSP) pensa che il licenziamento di diversi capi dell’Accademia Medica Militare (MMA) a Belgrado a causa della firma della petizione “Uniti contro il Covid” dimostri che “non ci sono limiti all’arroganza e all’atteggiamento criminale di persone che il regime di Vucic non vuole fermare”.
“I medici che sono stati sostituiti sono arrivati a occupare le proprie posizioni grazie alle loro conoscenze e qualità, al fine di garantire che i cittadini ricevano le migliori cure mediche”, e sono ora stati sostituiti “con una breve procedura, non a causa di errori nel lavoro, ma a causa di richieste che avevano fatto per combattere meglio il coronavirus”, si legge nell’annuncio.
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