Secondo le stime del FMI, quest’anno in Serbia potrebbero andare persi tra i 140.000 e i 160.000 posti di lavoro e si prevede che le piccole imprese saranno le prime a licenziare. Il rapporto sottolinea che la riduzione dei tassi di interesse, le garanzie statali per i prestiti alle piccole e medie imprese e i prestiti agevolati del Fondo di sviluppo hanno ridotto i costi degli interessi solo nel breve termine.
“I debiti rischiosi delle aziende potrebbero aumentare di oltre il 40% entro la fine del 2020, se non verranno prese misure per mitigare questa situazione”, sottolinea il rapporto del FMI.
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La pandemia potrebbe ulteriormente far aumentare la disoccupazione e l’approvazione di nuovi prestiti potrebbe influire sulla capacità delle aziende di pagare gli interessi. Inoltre, il FMI menziona nel rapporto che da 100.000 a 120.000 lavoratori in Serbia sono impiegati in aziende che hanno problemi con il pagamento degli interessi e la liquidità, e sottolinea che settori come macchinari e attrezzature, vendita al dettaglio, all’ingrosso, trasporti e ristorazione sono particolarmente sensibili.
“I settori della produzione e dei servizi sono i più a rischio”, afferma Dragoljub Rajić, coordinatore delle Reti per il business. Una recente analisi condotta da questa entità ha mostrato che il 23% delle aziende del settore manifatturiero è in pericolo e che il calo che registrano è compreso tra il 15 e il 20%. Nel settore dei servizi la situazione è ancora peggiore, perché il 38% delle aziende è in pericolo e il loro declino si aggira in media sul 40%.
“Prevediamo che andranno persi dai 40 ai 50 mila posti di lavoro nelle industrie dei servizi. Saranno soprattutto micro e piccole imprese, quelle con uno, due, tre dipendenti, soprattutto quelle che lavorano all’estero. Anche le aziende del settore IT hanno problemi, quindi di conseguenza i traduttori e tutti coloro che si occupano di alcuni servizi specifici”, sottolinea Rajić.
Aggiunge che “un modo per frenare la crisi potrebbe essere quello di sospendere le tasse e i contributi in modo che i datori di lavoro continuino a pagare i salari netti ai dipendenti. Questo potrebbe mantenere il sistema, il livello dei salari e dell’occupazione”.
Per i sindacati, la valutazione del FMI non è una novità, ha detto a “Danas”, Dusko Vukovic, vicepresidente della Federazione dei sindacati indipendenti della Serbia.
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