A sette anni della dichiarazione unilaterale d’indipedenza, il Kosovo si presenta con un esodo di massa. Inoltre, in Kosovo si registrano corruzione, disoccupazione e istituzioni deboli.
Un gran numero di persone ieri ha festeggiato l’anniversario d’indipedenza di Kosovo, senza però l’euforia e con una massiccia presenza delle forze di sicurezza, come negli anni precedenti. L’impressione generale è che Kosovo ha mostrato ben pochi progressi e molti fallimenti negli ultimi sette anni. Il fallimento più grande non colpisce solo il Kosovo, ma anche tutta la regione e l’Europa occidentale: negli ultimi mesi sono emigrati oltre cento mila albanesi dal Kosovo.
Il ministro del lavoro serbo, Aleksandar Vulin, ha detto che “nessuno fugge da un paese stabile e che un paese non può diventare uno stato solo perchè qualcuno lo ha riconosciuto indipendente”.
“Possiamo analizzare oppure individuare 50 problemi diversi in Kosovo, però l’unica base per risolvere tutti questi problemi sono le leggi e la giustizia. Sembra che non abbiamo superato questo esame”, ha detto Safet Grdzaliu, il presidente della Camera di commercio di Kosovo.
“Il Kosovo ha mostrato un buon livello della crescita economica, però non ha rispettato l’obbligo a uno sviluppo più veloce e la risoluzione della questione di disoccuopazione. Le sfide principali sono il gran numero dei disoccupati, la povertà e il crimine organizzato”, ha detto il primo ministro Isa Mustafa.
Una delle sfide in Kosovo è anche l’ambiente politico. Dopo la sostituzione del ministro Aleksandar Jablanovic, i serbi hanno sospeso la loro partecipazione al governo. evidenziando che non c’è intenzione di prendere in considerazione gli interessi della comuntà serba.
“Per le necessità di politica estera si parla dei serbi in Kosovo, però, in realtà si sostengono solo gli interessi albanesi in Kosovo”, ha detto Branimir Stojanovic, vicepresidente del governo kosovaro.
(RTS, 18.02.2015.)