La terza ondata del coronavirus

Gli allarmi arrivano da tutte le parti, con l’arrivo delle giornate più fredde. I membri dell’Unità di crisi sfruttano ogni opportunità per fare appelli e spaventare con la previsione di nuove misure per contrastare il coronavirus. Predrag Kon ricorda che dovremmo indossare le maschere all’aperto, Branislav Tiodorović suggerisce che se non rispettiamo le misure tra due settimane ci saranno più di 500 infetti al giorno, e quando tale numero verrà superato è possibile che si decida di chiudere scuole e facoltà.

Siamo d’accordo sul fatto che sia problematico parlare di numeri, soprattutto quando l’opinione pubblica ha prove che le cifre che vengono pubblicamente citate non concordano con quelle reali sul numero di contagiati e morti. Epilogo, i cittadini ne hanno abbastanza di tutto e tutti e hanno sempre meno voglia di ascoltare i membri dell’Unità di crisi, figuriamoci di aderire alle misure che prescrivono.

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“La terza ondata del virus è in corso, e se non lo capiamo e non rispettiamo le misure antiepidemiche, avremo più di 500 infetti al giorno tra due settimane; quando supereremo quel numero potremmo decidere di chiudere scuole e università e passare di nuovo alla didattica online”, ha detto Tiodorović.

Poche ore dopo dallo stesso è arrivata la smentita, quindi, come riporta “Beta”, Tiodorović ha negato di aver detto ai media di Belgrado che le scuole in Serbia verranno chiuse se il numero di contagiati supererà i 500 al giorno, e ha aggiunto che “non vorrebbe che raggiungessimo quella cifra” e che “parlare di cifre è molto problematico”.

Molte altre domande e chiarimenti rimangono senza risposta poiché puntualmente gli addetti ai lavori si negano ai media.

Per tutti coloro ai quali l’Unità di crisi non infonde fiducia, l’appello arriva dalle fila dei medici riuniti nell’Associazione “Ujedinjeni protiv kovida”:

“I numeri stanno crescendo, è chiaro, c’è una progressione matematica. Ci affidiamo all’esperienza dei mesi di giugno e luglio, quando abbiamo avuto l’indebolimento della prima ondata e poi il secondo picco. E allora, come adesso, la curva ha cominciato a crescere lentamente. D’altronde è chiaro che il virus imperversa nella regione, ed è impossibile che si calmi solo nel nostro Paese mentre cresce ovunque. È autunno, si prevede che ogni infezione respiratoria si intensificherà”, spiega Andjela Gavrilović, una dei medici della suddetta associazione.

Gli ultimi dati mostrano che ci sono più di 2.000 nuovi casi in Romania, circa 1.000 in Austria e circa 200 in Bosnia e Croazia.

La stessa dottoressa Gavrilović sottolinea che le persone si sono un po’ rilassate, che le maschere sono poco indossate, soprattutto negli spazi chiusi e a Belgrado.

“Il raggiungimento della cifra di 500 citata da Tiodorović dipende dal fatto se i numeri che ci vengono ora comunicati sono realistici o meno e se si sta esaminando un numero sufficiente di persone”, dice la Gavrilović, la quale ritiene che le dichiarazioni dell’Unità di crisi siano spesso contraddittorie.

Per esempio nota come l’equipe di esperti stia cercando di incolpare i bar per l’aumento del numero di persone infette ma ricorda che gli stessi bar lavorano in conformità con le raccomandazioni fatte da loro stessi.

“Ci aspettiamo che ci sia una nuova ondata. A nome di tutti i medici in Serbia, chiediamo che tutto questo venga preso sul serio. È certo che ci sarà una terza ondata, insieme all’influenza e a tutte le altre infezioni alle vie respiratorie tipiche del periodo”, avverte la Gavrilović.

Zbog čega nas danima plaše s novih 500 obolelih na dan

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