Ancora non si sa se il Governo introdurrà l’imposta ventilata ieri dal premier Dacic.
La dichiarazione del premier, secondo il quale gli stipendi più alti nel settore pubblico potrebbero essere gravati di un’imposta aggiuntiva, non ha raccolto il consenso del vicepremier Vucic; il ministro dell’Economia, Sasa Radulovic, non commenta la notizia. Gli esperti del settore, dal canto loro, spiegano che gli effetti della misura, così come è stata annunciata dal premier, sarebbero praticamente nulli.
Aleksandar Vucic, vicepremier e presidente del Partito Progressista, non garantisce il sostegno della propria formazione all’introduzione della tassa: “Dobbiamo diminuire il deficit almeno del 2%. Non sono entusiasta dell’idea di una tassa di solidarietà, ma dobbiamo ripianare il bilancio, per la qual cosa prenderemo una decisione entro due giorni”. Il ministro dell’Economia – che, assieme a quello della Finanza, si occupa delle questioni fiscali – non commenta e parla di un’intesa che evidentemente non vale per il premier: “All’interno del Governo abbiamo l’accordo di non discutere di misure singole finché l’esecutivo non avrà avanzato una proposta”. Nemmeno gli esperti di economia ritengono che la misura possa ottenere i risultati sperati: Milan Culibrk, caporedattore della rivista NIN, dichiara che l’imposta sarebbe solo una misura politica di tipo populistico e che l’importante sarebbe invece tagliare seriamente la spesa come proclamato. Egli spiega che se anche la tassa fosse del 50%, le entrate totali per l’erario sarebbero di appena 500.000 euro, mentre il debito statale si aggira sui 2 miliardi. Sul fronte politico, sostegno all’idea di una tassa di solidarietà è venuto dal Partito dei Pensionati (PUPS), mentre il Partito Liberaldemocratico (LDP) sostiene che la misura presenta “molti difetti”.
(b92.net, 02.10.2013)