La Serbia avrà la peggior legge sugli scioperi d’Europa?

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Il divieto di sciopero al di fuori del posto di lavoro, come previsto dal disegno di legge sugli scioperi, non è conforme alle normative UE e potrebbe essere interpretato come una forma di divieto o limitazione al diritto allo sciopero, fa sapere Eurofound, agenzia UE che si occupa del miglioramento delle condizioni di vita e lavoro in Europa.

La questione del diritto allo sciopero e dei posti per organizzarlo non è regolata solo a livello UE, ma lasciata alle legislazioni nazionali, e stando alle parole di Mans Martensson, portavoce di Eurofound, questo apre la questione che riguarda non solo gli scioperi, ma anche il diritto alla protesta. “In Europa ci sono Paesi in cui si può protestare dove si vuole, limiti esistono solo in Gran Bretagna, dove tale diritto è consentito sul solo posto di lavoro e negli spazi attorno ad esso. Questo, in ogni caso, ha ragioni storiche legate ai grandi scioperi e alle proteste dei minatori”, dice Martensson per Blic. Alla domanda se la disposizione per cui il luogo dello sciopero deve essere “negli spazi del datore di lavoro” costituisca una prova del divieto o della limitazione al diritto allo sciopero, Martensson risponde che, nonostante non abbia un’immagine completa della situazione in Serbia, essa può certamente indicare la correttezza di una tale ipotesi.

A livello UE, comunque, solo alcuni Paesi hanno una legge che disciplina la questione degli scioperi, mentre nella maggior parte essi sono regolati dalla legge sul lavoro. Nebojsa Rajkovic, segretario generale dell’Associazione dei sindacati liberi e indipendenti, ritiene che con questo disegno di legge viene minacciato lo sciopero. “Perché mai un dipendente comunale dovrebbe scioperare in azienda e non di fronte al datore di lavoro, dunque l’amministrazione pubblica, che lo paga e decide il bilancio? Anche l’introduzione di servizi minimi per tutti quelli che sono in sciopero è una misura con cui si proteggono i politici. I servizi minimi hanno senso se riguardano la tutela della sicurezza e della salute della popolazione. Non mi è però chiaro come, per esempio, gli insegnanti mettano in pericolo la sicurezza e la salute della popolazione se non garantiscono servizi minimi tenendo lezioni di 40 minuti”, dice Rajkovic.

Zoran Martinovic, segretario statale del Ministero del Lavoro, sostiene però che la legge sugli scioperi proposta debba in qualche modo conciliare questa materia con la Costituzione e con le altre leggi serbe e rispondere alle richieste della Commissione europea nel processo di adesione alla UE. Egli ha detto che “questa legge sarà un mezzo nelle mani dei lavoratori e i datori di lavoro non potranno aspettarsi equilibrio da essa, perché ci si immagina che siano proprio loro ad avere fornito una ragione per lo sciopero”. Martinovic osserva che le lamentele sul posto in cui si tiene lo sciopero non sono fondate perché, come ha dichiarato, “a differenza della vecchia legge, che come luogo dello sciopero definisce esclusivamente gli spazi del datore di lavoro, la nuova legge prevede che il luogo dove si tiene lo sciopero possa essere anche un altro posto conforme alla Legge”.

Il vicepresidente dell’Unione dei sindacati indipendenti di Serbia, Zoran Mihajlovic, ha detto che il disegno di legge è un passo avanti rispetto alla legge sugli scioperi in vigore, ma che esso dovrebbe precisare con maggior esattezza le parti contestate. Egli ha dichiarato che dovrebbe essere puntualizzato che lo sciopero può essere organizzato “in altri posti” oltre al luogo di lavoro, in quanto la proposta prevede che ciò si possa fare “in un altro modo”.

Ulteriori perplessità sul disegno di legge sono state espresse dalla delegazione di imprenditori tedeschi in Serbia, i quali hanno avvertito che la discussione pubblica sul disegno di legge non è trasparente e che la legge, se approvata nella forma proposta, contribuirà al peggioramento dello stato dell’economia serba e al rallentamento degli investimenti stranieri, nonché al trasferimento di siti produttivi tedeschi e stranieri attualmente in Serbia in altri Paesi. La delegazione tedesca ricorda che nessun investitore straniero vuole investire in un Paese dove nella propria compagnia non potrebbe controllare i cicli di produzione o dove vengono messi in discussione gli ordini da obblighi contrattuali legati ai termini del processo della produzione di serie.

(Blic.rs, 20.07.2013)

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