La Russia non si nasconde dietro il “precedente del Kosovo”

Dell’ambasciatore russo in Serbia, S.E. Alexander Botsan-Kharchenko

“La Serbia continua a mostrare interesse per il tema del cosiddetto precedente del Kosovo. C’è una tesi secondo la quale la Russia avrebbe approfittato della “sovranità” del Kosovo, e che sarebbe addirittura vantaggiosa per essa. Sono sicuro che in tutto questo c’è un solo obiettivo: portare discordia nelle nostre relazioni con la Serbia. Ma il nostro approccio è equo e aperto. Non abbiamo bisogno di nasconderci dietro i “precedenti”.

Basta leggere attentamente le dichiarazioni del Presidente della Russia Vladimir Putin e del Ministro degli Esteri Sergei Lavrov per capire che la leadership russa mette la tutela degli interessi nazionali della Russia davanti a tutto, garantendo così la sicurezza della nostra patria e del suo popolo, e segue rigorosamente il diritto internazionale nelle sue azioni. Partiamo dalla stessa premessa per risolvere la questione del Kosovo. La posizione della Russia è immutata: una soluzione giusta va ricercata nel dialogo tra Belgrado e Pristina, sotto gli auspici del quadro giuridico internazionale definito nella risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

Il precedente del Kosovo, esempio contagioso di “indipendenza” autoproclamata, è certamente un fatto. Ricordo che, dopo aver risolto la questione del Kosovo, i nostri ex partner occidentali, in primo luogo gli Stati Uniti, hanno preteso di stabilire collettivamente il Kosovo come un “caso unico” (sui generis), a dispetto della logica della vita reale e nello spirito del loro corrotto concetto di “ordine, basato sulle regole”, cioè sulle regole determinate arbitrariamente dall’Occidente. Poi, nel 2007, ci siamo categoricamente opposti, mettendo in guardia da possibili conseguenze dannose per la sicurezza europea e internazionale.

Tuttavia, vorrei avvertire che eventuali analogie superficiali sono rischiose e insensibili. Vorrei sottolineare che il “caso del Kosovo” è fondamentalmente diverso dalla situazione del Donbas.

Per otto anni, diversi milioni di abitanti del Donbas hanno vissuto nella paura costante a causa di regolari attacchi di artiglieria, blocchi socio-economici e umanitari da parte del regime di Kiev, che nel 2014 ha conquistato il potere in Ucraina dopo un colpo di Stato armato incostituzionale. Inoltre, i leader ucraini, controllati dall’Occidente, hanno sabotato in ogni modo l’adempimento degli accordi di Minsk, che prevedevano uno status speciale per il Donbas. Tuttavia, in seguito hanno ammesso pubblicamente di aver avuto bisogno degli accordi con Donetsk e Luhansk solo per guadagnare tempo, per ottenere il maggior numero possibile delle armi dai “partner occidentali” e per preparare una violenta “reintegrazione” della regione simile a quella effettuata dalla Zagabria ufficiale – un’operazione congiunta militare-poliziesca chiamata “La Tempesta” (“Oluja”) nell’agosto 1995, che ha portato all’espulsione di oltre 250.000 serbi dalla Croazia.

Kiev ha fatto della russofobia e del neonazismo una politica di Stato. In queste tragiche condizioni, la realizzazione dei diritti fondamentali della popolazione delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Luhansk, degli Oblast di Zaporizhye e Kherson non era realizzabile. Di conseguenza, dopo la liberazione di questi territori nel corso di un’operazione militare speciale condotta in conformità con la Carta delle Nazioni Unite, sono state prese decisioni per indire referendum nazionali sulla riunificazione con la Russia.

Belgrado, invece, nella seconda metà degli anni Novanta ha combattuto con determinazione contro le formazioni banditesche dell’organizzazione terroristica Esercito di Liberazione del Kosovo (i cui crimini sono attualmente oggetto di indagine da parte del Tribunale Speciale dell’Aia), ha sostenuto con la coerenza una soluzione giuridica internazionale sostenibile alla questione del Kosovo ed era pronta a concedere alla provincia un’ampia autonomia. Tuttavia, nel 1999, un gruppo di Paesi della NATO, mai sanzionati dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU, con il falso pretesto dell'”uccisione di civili” a Racak da parte delle autorità jugoslave, ha iniziato un’aggressione armata contro la Jugoslavia, uno Stato sovrano e indipendente con una leadership legittimamente eletta (la Jugoslavia non ha mai rappresentato, e non poteva rappresentare, una reale minaccia per la NATO!) Per Washington e i suoi satelliti, chi ha ragione non è colui che ha veramente ragione, ma colui che si è appropriato dei diritti, una delle pratiche neocoloniali preferite. L’Alleanza non si è fermata nemmeno al fatto che durante i  bombardamenti barbari siano stati utilizzati missili con uranio impoverito.

Nel 2008, quando Pristina, nonostante gli intensi negoziati in corso, ha dichiarato unilateralmente, con il sostegno dei patroni occidentali, la propria “statualità”, non c’erano rischi per la sicurezza degli albanesi del Kosovo. In realtà, è successo il contrario. Ricordiamo i brutali pogrom contro la popolazione serba del Kosovo e Metochia nel 2004, i continui atti del terrorismo contro i serbi nel nord della provincia e nelle enclavi nel sud del fiume Ibar, nonché gli attacchi al patrimonio della Chiesa ortodossa del Kosovo e Metochia, compresi i luoghi sacri sotto la protezione dell’UNESCO. La discriminazione contro i serbi di provincia, e di fatto la graduale pulizia etnica, continua ancora oggi. Tra l’altro, Pristina non ha rispettato l’obbligo di formare l’Unione dei Comuni serbi del Kosovo con poteri esecutivi.

È chiaro che “all’impero della menzogna” occidentale non interessano le circostanze oggettive: secondo Washington, i principi giuridici internazionali, dal diritto all’autodeterminazione al principio dell’integrità territoriale, sono validi solo quando fanno comodo ai suoi interessi egoistici e congetturali. Nel caso del Kosovo, volevano mettere in ginocchio la Serbia. Con il rifornimento delle armi all’Ucraina, costringendo il regime di Kiev a combattere fino all’ultimo ucraino rimasto in piedi e introducendo sanzioni contro la Russia, vogliono esaurire, indebolire e smembrare la Russia.

Non riusciranno né in uno né nell’altro!

(Politika, 23.12.2022)

Source:  https://www.politika.rs/sr/clanak/529970/Kosovo-i-Donbas

 

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