L’Ufficio per il coordinamento dei servizi di sicurezza, in carico di verificare i rischi per la sicurezza pubblica, ha deciso che non si terrà la Pride Parade di Belgrado. Il primo ministro Dacic ha detto che questa decisione è stata presa per motivi di sicurezza e che per gli stessi motivi sono state proibite tutte le manifestazioni in programma sabato 28 settembre.
Dacic in un intervento sul primo canale televisivo nazionale ha affermato che nessuno deve metter ein dubbio l’orientamento politico dello Stato ma che la decisione è stata presa solo per motivi di sicurezza. Dacic ha anche affermato che alla riunione dell’Ufficio vi erano diversi componenti che ritenevano che per motivi politici era giusto tenere il Pride. “Sopratutto per l’immagine che andrebbe nel mondo del paese se fosse stata cancellata, ma d’altronde che immagine si sarebbe avuto se ci fossero stati dei morti? Ch sarebbe stato ritenuto responsabile per questo e per le conseguenze per il nostro paese?” I componente dell’Ufficio, di cui fanno parte sia il primo ministro e ministro degli interni Dacic sia il primo vice ministro Vucic, non stanno lì per giudicare quello che ognuno pensa ma le questioni di sicurezza.
“Nessuno è capitolato davanti ai teppisti ma bisogna chiedersi se pagare il prezzo dell’atmosfera creatasi qualche anno fa”, ha detto Dacic che si è detto consapevole che con l’inizio dei negoziati per l’adesione all’UE il tema verrà certamente messo in agenda ma per ora è più importante la sicurezza dei cittadini, sia di quelli che avrebbero partecipato alla parata sia di quelli che si sarebbero opposti. Dacic ha anche detto che non gli sembra giusto che tutto finisce per essere sorrelato all’ottenumento della data per i negoziati e che così sembra che qualcuno ricatti la Serbia: “Non credo che questa sia una condizione. La Serbia ha questioni da affrontare più importanti e il popolo ha tante frustrazioni per cui non gli si può imporre di accettare qualcosa verso la quale è contraia la maggioranza della popolazione e tutte le chiese”, aggiungendo che la parata non si tiene in tutte le nazioni europee.
(RTS, 27.09.2013)