Le preoccupazioni dei cittadini serbi per la diffusione dell’epidemia da coronavirus, sebbene ridotte di ben il 20% rispetto alla fine di marzo, rimangono le più alte della regione; circa il 70% di loro è preoccupato, rispetto al 47% in Slovenia, al 58% in Bosnia Erzegovina e al 62% in Croazia, rivela uno uno studio dell’agenzia “Valikon”.
Al contrario, le preoccupazioni per le conseguenze economiche del virus, nonostante la crescita, riguardano il 40% di loro, mentre il 69% dei cittadini sloveni, il 61% dei cittadini della Bosnia-Erzegovina e il 59% dei cittadini croati sono preoccupati per le conseguenze sull’economia dell’epidemia.
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La struttura delle preoccupazioni dei cittadini serbi differisce leggermente dal resto della regione: il 68% dei cittadini serbi esprime un alto livello di preoccupazione per la propria famiglia, seguito da preoccupazioni per la salute (41%), mentre la preoccupazione per le conseguenze economiche è solo al terzo posto (40%).
La ricerca mostra che le misure preventive per la lotta contro il coronavirus sono considerate troppo lievi dal 18% degli intervistati.
Dall’altra parte, dopo il significativo allentamento delle misure, il 20% dei cittadini considera tali misure comunque troppo rigide, il che rappresenta un calo del 12% rispetto al periodo significativamente restrittivo.
Un numero significativo valuta le misure come appropriate alla situazione e il valore medio si assesta intorno al 63% degli intervistati.
Tuttavia, i cittadini della Serbia non hanno una valutazione favorevole sullo svolgimento delle elezioni e sulla prosecuzione delle attività elettorali in questo periodo, considerando che l’epidemia è ancora in atto.
Nelle due ondate di misurazioni, molti cittadini hanno espresso il loro disaccordo con lo svolgimento delle elezioni il 21 giugno. A metà maggio il 53%, mentre a fine maggio quel numero è diminuito del 9%. Rispettivamente il 32% e il 39% dei cittadini concordano invece con lo svolgimento delle elezioni.
In entrambe le ondate di misurazioni, il 17% dei cittadini non ha dato risposte. L’indagine mostra che poco più della metà (54%) degli intervistati afferma che la situazione sul posto di lavoro è più o meno la stessa di prima.
Il secondo gruppo più numeroso è costituito dal 20% degli intervistati che descrivono il volume di lavoro aumentato rispetto al periodo precedente la comparsa del coronavirus. Tutti gli altri gruppi, tra cui coloro che sono a riposo forzato o regolare, congedo per malattia o in attesa, sono al di sotto del 10%.
http://rs.n1info.com/Vesti/a607841/Istrazivanje-Vecina-gradjana-protiv-izbora-u-vreme-pandemije.html
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