“Le élites in Serbia non daranno sostegno a nessun governo”, dice Zoran Avramovic, sociologo e membro del Partito Serbo del Progresso (SNS). “Il Governo della Serbia non è stato sostenuto da una parte della società, o almeno da una parte delle sue élites”, si lamentava ieri il primo ministro Aleksandar Vucic nel suo articolo “La mia risposta a loro“, pubblicato nel giornale Blic.
E questa non è la prima volta che il presidente del governo serbo sconsolatamente parla della mancanza di comprensione di quella parte dello spettro sociale alla quale ovviamente il primo ministro è molto interessato. L’anno scorso il primo ministro aveva menzionato che “l’attuale governo ha una storica opportunità che la Serbia diventi un paese moderno” e che era soddisfatto del lavoro dei suoi collaboratori. Tuttavia, ha espresso la speranza che il suo team sarà in grado di allargarsi verso un numero delle persone che la pensano diversamente, menzionando, a questo proposito, Sonja Licht e Ivan Vejvod.
Queste speranze sono state rapidamente messe a tacere, almeno per quanto riguarda Sonja Licht la quale è, secondo le sue parole, “profondamente convinta” che è più utile sulla posizione in cui si trova, mentre alla domanda se il primo ministro Vucic e il Governo soddisfanno le condizioni per il suo supporto, Sonja ha detto che “ci sono risultati, ma che resta ancora molto da fare.”
Comunque, succede anche che il primo ministro e il Governo ottengano il sostegno da parte di coloro invece che lo hanno criticato duramente fino a poco tempo fa, fra i quali il professor Vladimir Goati, presidente dell’organizzazione non governativa Trasparency Serbia. Il professore ha dichiarato che “la Serbia come società al momento non è completamente pronta per l’adesione all’UE”, e ha concluso che “il governo serbo, in particolare il primo ministro, mostrano una notevole determinazione a fare di tutto per essere pronti per l’Europa” oppure “tutto ciò che fa il Governo e il primo ministro Aleksandar Vucic contribuisce all’avvicinamento dei cittadini agli standard più alti che fanno parte di qualsiasi settore a partire dall’informazione fino al commercio”.
Il fatto che il governo non abbia un sostegno più ampio, il sociologo Zoran Avramovic lo definisce la “cultura problematica del potere”. “Le elite in Serbia non daranno sostegno a nessun potere. Una parte di esse è dominata dalle emozioni, l’altra parte ritiene che il sostegno al potere sia una vergogna per gli intelletuali. Il potere rappresenta qualcosa da cui si deve rifuggire. D’altra parte si aspetta sempre che il governo faccia qualcosa. Questa rappresenta un’ambivalenza nel pensiero e nel comportamento. La terza corrente di intellettuali ha scelto la tattica”, dice Avramovic.
Il direttore dell’agenzia Factor Plus Vladimir Pejic, dice che il primo ministro, probabilmente aveva in mente alcuni intellettuali che negli anni precedenti hanno sostenuto le idee e il programma, che, in un certo modo, ora rappresenta anche lui. Pejic aggiunge che ora il primo ministro Vucic si trova in una situazione in cui deve accettare una storia alla quale si opponeva e in cui, d’altra parte, rischia di diventare uno a cui volterano le spalle coloro che queste idee le sostenevano.
Il direttore dell’Ipsos Strategic Marketing,Srdjan Bogosavljevic, ha detto che i progressivi sono sostenuti anche dalle persone giovani e istruite, ma un numero sproporzialmente più alto è quello delle persone istruite a cui il primo ministro Vucic non piace proprio.
(Politika, 04.03.2015)